
l'intervista
L'ex sindaco di Torre del Greco, Ciro Borriello, assolto dopo 8 anni: “In carcere persi 10 chili in 15 giorni”
L'ex primo cittadino assolto dall'accusa di corruzione dopo ben otto anni dall'arresto. Crolla il teorema sul "fruscio" delle mazzette. Un caso emblematico di come l’interpretazione inquisitoria delle intercettazioni possa produrre malagiustizia
“Mi sento come se fossi stato travolto da un carro armato e fossi ancora vivo. Mi viene soltanto da ringraziare il Padre eterno”. A parlare, intervistato dal Foglio, è Ciro Borriello, ex deputato e per due volte sindaco per il centrodestra di Torre del Greco (Napoli). Mercoledì il tribunale di Torre Annunziata lo ha assolto dopo otto anni dal reato di corruzione, accusa che nell’agosto 2017 gli costò l’arresto. Borriello trascorse 15 giorni nel carcere di Poggioreale e due mesi e mezzo ai domiciliari. “In 15 giorni di carcere persi 10 chili. Non avevo il coraggio di mangiare, bevevo solo acqua”, racconta Borriello. “Trovavo la situazione umiliante. Mi dispiaceva soprattutto per le persone che mi stavano attorno, la mia famiglia, i miei figli. Sentivo come se avessi tradito la loro fiducia”.
La notizia dell’arresto di Borriello finì sui telegiornali nazionali. La procura accusava l’allora sindaco di aver affidato l’appalto della gestione dei rifiuti a un’azienda guidata da alcuni amici imprenditori (i fratelli Balsamo), ricevendo in cambio tangenti da 20 mila euro al mese. La prova “schiacciante” era costituita da un’intercettazione ambientale in cui si sentiva uno strofinio di carta, ricondotto dagli inquirenti a mazzette di banconote. Un teorema a dir poco bizzarro, crollato clamorosamente al processo. Un caso emblematico di come l’interpretazione inquisitoria delle intercettazioni possa produrre malagiustizia.
Secondo quanto sostenuto in occasione dell’arresto dalla procura di Torre Annunziata, Borriello riceveva le tangenti nel corso di “incontri mensili che avvenivano in luoghi appartati, privi di copertura di cellulari, mediante passaggi da un’auto all’altra”. Incontri che però sarebbero stati documentati da videoriprese e intercettazioni ambientali. “Nell’ordinanza di custodia cautelare descrissero me e gli altri indagati come dei delinquenti incalliti, sostenendo che ci incontravamo in una zona in cui non era possibile intercettare e fare posti di blocco. Poi a dibattimento è emerso che la zona è in realtà una via panoramica, in cui è anche possibile realizzare intercettazioni”, racconta Borriello.
Quanto allo “strofinio” delle banconote, la storia è ancora più assurda. Gli agenti piazzarono una cimice nell’automobile dell’imprenditore amico di Borriello, Massimo Balsamo. Al termine di uno degli incontri, la cimice registrò Balsamo entrare nella sua auto, aprire lo sportello del cruscotto e prendere qualcosa. Per gli investigatori si sentirebbe per due secondi un fruscio di carta, che sempre secondo procura e Guardia di Finanza consisterebbe nelle banconote poi finite nelle tasche dell’allora sindaco di Torre del Greco. “Nell’ordinanza si scrive che dall’intercettazione si sente un fruscio come di contar moneta. Per questo sono stato arrestato, per un’opera di illusionismo. Ma per mandare in carcere una persona servirebbero dei fatti”, dice Borriello. “In dibattimento persino il presidente del tribunale ha fatto notare come sia impossibile contare 20 mila euro in due secondi. Interpellato sulla questione, il capitano della GdF che si è occupato dell’indagine ha così cambiato versione, dicendo che Balsamo avrebbe semplicemente scorso il pollice sulla mazzetta per mostrarla al sindaco. Peccato che io in quel momento non fossi in macchina con lui”.
“Ciò che è più paradossale – prosegue Borriello – è che tutte le prove della mia innocenza erano nelle mani della procura, che però, almeno inizialmente, ha voluto ignorarle. Nelle intercettazioni non si è mai parlato di tangenti. Dai controlli sulla mia situazione economica non sono mai emerse anomalie. Inoltre sarebbe bastato guardare cosa accadeva in città. Prima che diventassi sindaco, la città era piena di immondizia per strada. Con l’affidamento del servizio di gestione rifiuti all’azienda di Balsamo non solo Torre del Greco è tornata pulita, ma ho fatto risparmiare al comune circa due milioni di euro. Mi sembra difficile parlare di miei favori alla ditta subentrante. Di solito quando c’è una corruzione il costo dell’opera aumenta anziché diminuire”.
Nel frattempo il capitano della Guardia di Finanza che si è occupato dell’indagine è stato promosso, mentre il pubblico ministero è stato trasferito da Torre Annunziata a Napoli (anche qui in una sorta di promozione). Il pubblico ministero che è subentrato al processo, Giuliana Moccia, alla fine ha chiesto l’assoluzione per Borriello e gli altri tre imputati, di fatto demolendo l’indagine deflagrata nel 2017. Così mercoledì, dopo ben otto anni, si è arrivati all’assoluzione per l’ex sindaco di Torre del Greco, assistito dagli avvocati Maurizio Paniz e Giancarlo Panariello.
“Se sono riuscito ad andare avanti è solo grazie al mio lavoro”, dice Borriello, che svolge l’attività di medico chirurgo. “Negli ultimi otto anni ho lavorato senza sosta. Questa mattina ho operato, domani avrò un’altra operazione. Soltanto ieri sera, dopo la sentenza, quando sono rimasto a cena con il mio avvocato e alcuni amici intimi, mi sono sentito improvvisamente un po’ più leggero. Ho sempre avuto un peso dentro, ma l’ho ignorato. Era l’unico modo per andare avanti. E’ facile perdersi, finire in depressione, se non trovi un tuo modo per estraniarti. E pensare che il processo era così semplice”.

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