i numeri

Fratelli di trojan. Aumenta l'uso del captatore che spia tutto

Ermes Antonucci

Nel 2022 il numero di telefoni e dispositivi intercettati tramite trojan è aumentato del 24 per cento. Il virus, una volta inoculato, è capace di accedere a qualsiasi informazione contenuta nell’apparecchio e di trasformarlo in una cimice ambulante

Aumenta in maniera considerevole l’utilizzo da parte della magistratura del trojan, il virus informatico che, una volta inoculato negli smartphone e nei dispositivi elettronici, è capace di accedere a qualsiasi informazione contenuta nell’apparecchio e di trasformarlo in una cimice ambulante, in grado di registrare qualsiasi conversazione avvenga attorno a sé. Secondo i numeri forniti dalla direzione statistica del ministero della Giustizia, nel 2022 (ultimo anno disponibile) il numero di bersagli intercettati tramite trojan è aumentato del 24 per cento, passando da 2.894 a 3.584. Di queste intercettazioni, 1.956 sono state disposte dalle Direzioni distrettuali antimafia e ben 1.585 dalle procure ordinarie, a conferma del fatto che l’uso del trojan non è affatto ristretto alle indagini antimafia. 

 

L’aumento del ricorso a questo strumento è significativo soprattutto se si considerano le attività che pm e polizia giudiziaria sono in grado di effettuare una volta installato il trojan nei dispositivi elettronici: accedere a tutto il contenuto dell’apparecchio (contatti, conversazioni intrattenute tramite app, e-mail), attivare il microfono e intercettare tutti i colloqui che avvengono nello spazio che circonda il dispositivo, mettere in funzione la webcam e catturare le immagini, visualizzare tutto ciò che appare sullo schermo e conoscere ciò che viene digitato sulla tastiera, captare tutto il traffico dati in entrata e in uscita, geolocalizzare costantemente il dispositivo tramite gps. Il tutto, ovviamente, senza che l’utente ne venga a conoscenza. 

 

“Penso che l’uso del trojan dovrebbe avere una disciplina ad hoc”, commenta con il Foglio Enrico Costa, deputato di Azione. “Attraverso questo strumento è possibile accedere a tutti i dati contenuti nel telefono: corrispondenza, telecamera, microfono, gps. Credo che il suo utilizzo dovrebbe essere limitato ai reati gravissimi ed essere autorizzato da un giudice collegiale”, prosegue Costa. “Il suo uso, inoltre, andrebbe vietato nei luoghi di privata dimora. Non è accettabile avere un occhio e un orecchio che ti seguono in bagno o in camera da letto, cioè nell’intimità più profonda della nostra vita”. 

 

Quello sull’aumento del ricorso al trojan non è l’unico dato interessante che emerge dalle statistiche ministeriali. La spesa complessiva per la realizzazione di intercettazioni (telefoniche, ambientali, informatiche, trojan) ha raggiunto la cifra record di 192 milioni di euro, in aumento del 16 per cento rispetto al 2021 (166 milioni). Questo nonostante la diminuzione dei bersagli intercettati, passati da 94 mila a 82 mila. Trova dunque fondamento l’allarme lanciato un mese fa dal Guardasigilli Carlo Nordio alla Camera: “E’ necessaria una razionalizzazione della spesa per le intercettazioni”.

Di più su questi argomenti:
  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]