editoriali

Il Senato dà il via libera alla riforma Nordio: un piccolo passo garantista

Redazione

Il disegno di legge passa ora alla Camera per l'approvazione definitiva. Dall'abrogazione dell'abuso d'ufficio ai limiti alla carcerazione preventiva e l'intervento sulle intercettazioni: cosa prevede il provvedimento

Con 104 voti favorevoli e 56 contrari, l’Aula del Senato ha dato il via libera al disegno di legge di riforma della giustizia proposto dal Guardasigilli Carlo Nordio. Il testo sarà ora trasmesso alla Camera per l’approvazione definitiva. Il provvedimento non contiene soltanto l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio (tanto auspicata da sindaci e amministratori locali di tutta Italia), su cui si è concentrata quasi interamente l’attenzione di politica e media.

 

Il ddl prevede anche: la riformulazione del reato di traffico di influenze illecite; una modifica della disciplina delle intercettazioni, finalizzata soprattutto a tutelare la privacy dei terzi estranei ai procedimenti giudiziari (tra le altre cose, nei verbali delle comunicazioni intercettate non andranno inseriti dati che “consentono di identificare soggetti diversi dalle parti”); limitazioni alla carcerazione preventiva, con l’introduzione dell’interrogatorio preventivo in tutti i casi in cui, nel corso delle indagini preliminari, non risulti necessario che la misura cautelare sia adottata a sorpresa; l’esclusione del potere di appello del pubblico ministero contro le sentenze di proscioglimento nei procedimenti per reati a citazione diretta, cioè quelli di minore gravità.

 

Come evidente, la riforma Nordio non rivoluziona la giustizia penale nel nostro paese, né in positivo, né in negativo, per esempio introducendo presunti “bavagli” alla libertà di informazione che in realtà non esistono. Si è però di fronte a un piccolo importante intervento in senso liberale e garantista che, unito anche alla riforma della prescrizione (approvata in prima battuta alla Camera), cerca di improntare il sistema processuale a una maggiore civiltà.

 

Le riforme dell’ordinamento giudiziario e soprattutto la separazione delle carriere restano per ora soltanto degli annunci. Nel frattempo c’è da rallegrarsi per l’inversione di tendenza rispetto al populismo penale che spesso caratterizza l’azione del governo. 

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