il caso

La trasformazione di Davigo in Berlusconi è completa

Luciano Capone

Sul processo per la divulgazione dei verbali di Amara il destino ha un ironico progetto. L'ex pm di Mani pulite non solo attacca i giudici che lo hanno condannato, ma ha contro pure l'Anm: "Si sente depositario di una verità superiore"

Che il destino sulla vicenda di Piercamillo Davigo abbia un ironico progetto di ribaltamento dei ruoli inizia a essere sempre più chiaro. Inizialmente, il fatto che uno dei pm del pool di Mani pulite fosse stato rinviato a giudizio nel giorno (17 febbraio) del trentesimo anniversario dell’arresto di Mario Chiesa, ovvero la data che segna l’inizio dell’epopea di Tangentopoli, appariva solo una curiosa coincidenza. Quando l’anno successivo, il 20 giugno 2023, Davigo è stato condannato in primo grado a un anno e tre mesi per rivelazione del segreto d’ufficio nello stesso giorno in cui il Senato innalzava agli onori degli altari repubblicani Silvio Berlusconi, commemorandone la scomparsa, la faccenda iniziava a farsi più seria. Ma neppure chi crede al karma o alla numerologia poteva lontanamente immaginare che, nella nuova veste di imputato, il giustizialista Davigo si trasformasse nella sua antitesi arrivando ad attaccare i giudici. Per giunta, non appunto durante il dibattimento, ma in un’intervista a un cantante.

 

Al netto dell’affermazione sugli indagati, nello specifico Raul Gardini, che si suicidano (“Certo che dispiace, soprattutto perché si perde una fonte”), che è perfettamente in linea con la visione disumana e anticostituzionale della giustizia che ha sempre predicato, ciò che più mostrava la metamorfosi davighiana nell’intervista a Fedez erano le parole – passate inosservate, ma evidenziate dal Foglio sabato scorso – con cui Davigo ha attaccato il Tribunale che lo ha giudicato. “Sono stato condannato perché a Brescia non sempre le cose le capiscono”, ha detto l’ex magistrato a proposito della sentenza sulla divulgazione dei verbali di Piero Amara sulla fantomatica “Loggia Ungheria”. Davigo ha poi dato un colpo anche al presidente del collegio giudicante, Roberto Spanò, che l’ha condannato: “Ha più volte pubblicamente dichiarato che fino a questo processo non sapeva cosa fosse il Comitato di presidenza del Csm. Non è una cosa di cui ti devi vantare”.

 

Immediata, dopo l’articolo del Foglio, è arrivata la censura dell’Anm di Brescia: “Screditare personalmente gli autori di una decisione giudiziaria è un argomento retorico discutibile, non l’esercizio corretto del diritto di critica”. E ancora: “Tacciare i magistrati bresciani di incapacità di comprendere non equivale semplicemente a dichiarare di non condividerne il ragionamento giuridico significa, piuttosto, affermarsi depositari, di fronte all’opinione pubblica, di una verità superiore rispetto a quella che, in uno stato di diritto, viene accertata nelle aule giudiziarie”. Altrettanto netto è stato il Tribunale di Brescia, chiedendo al Csm l’apertura di una pratica a tutela dei magistrati: “Sorprende che un magistrato che ha ricoperto incarichi apicali di rilievo nazionale si lasci andare a pesanti giudizi che investono i giudici che lo hanno giudicato (e condannato) – dice la nota –. Espressioni e atteggiamento che costituiscono incomprensibile negazione del rispetto dovuto alla giurisdizione tout court, doveroso ed esigibile soprattutto da chi ha indossato la toga per oltre quaranta anni”.

 

La nemesi è totale, visto che Davigo quelle note di censura ora rivolte a lui da presidente dell’Anm le scriveva e da membro del Csm le riceveva. Il processo di appello, che inizia il 29 gennaio, dopo gli attacchi grossolani del Dottor Sottile non verrà celebrato in un clima disteso. Sicuramente non è un bene per la giustizia, ma forse neppure per l’imputato.

 

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali