(foto Ansa)

il caso

Messina Denaro catturato grazie alle intercettazioni. Nordio: "Indispensabili, ma ridurre gli abusi"

Redazione

Dopo l'arresto del boss di Cosa Nostra si riaccende il dibattito sulle intercettazioni. Il ministro della Giustizia tira dritto: "Ciò che va cambiato radicalmente è l'abuso che se ne fa per i reati minori"

"Senza intercettazioni non si possono fare le indagini di mafia". Era stato lo stesso capo della procura di Palermo Maurizio De Lucia a utilizzare ieri, in conferenza stampa, la cattura del boss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro per dire la sua su una questione di cui si dibatte da tempo in ambito giudiziario. E che ha riacquistato centralità dopo che il nuovo ministro della Giustizia Carlo Nordio ha presentato le linee guida per una riforma della giustizia che limiti l'uso arbitrario degli strumenti di intercettazione. Quello che spesso sul Foglio abbiamo definito circo mediatico-giudiziario.

La sua linea il ministro l'ha ribadita anche questa mattina: "Le intercettazioni sono uno strumento indispensabile per il terrorismo e la mafia, ciò che va cambiato radicalmente è l'abuso che se ne fa per i reati minori con conseguente diffusione sulla stampa di segreti individuali e intimi che non hanno niente a che fare con le indagini". ha detto intervistato a Radio 24. Una risposta indiretta a chi confonde i piani e travisa l'intento della riforma. Un esempio è la prima pagina del Fatto Quotidiano di questa mattina: "Senza intercettazioni Messina Denaro sarebbe ancora latitante". 

Del resto è stata anche la premier Giorgia Meloni ieri a chiarire la posizione del governo sul tema: "Le intercettazioni, per come sono utilizzate nei procedimenti di mafia, sono fondamentali, sono uno strumento di indagine di cui non si può fare a meno e nessuno in questo genere di reati ha mai messo in discussione assolutamente nulla", ha detto da Palermo. Semmai "quello sui cui centra l'attenzione il ministro della Giustizia quando ha parlato di questo tema è soprattutto il rapporto tra l'intercettazione e quello che diventa di pubblico dominio durante la fase in cui le intercettazioni non dovrebbero essere pubbliche".

Nelle sue intemerate contro il circo mediatico-giudiziario, che attaccava ben prima che diventasse Guardasigilli, Nordio ha spesso spiegato che quello l'obiettivo dev'essere evitare campagne di screditamento e spettacolarizzazione che pur non avendo alcuna rilevanza penale finiscono per minare l'immagine di soggetti pubblici e privati. L'esempio classico posto da Nordio era quello dell'ex ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi, costretta alle dimissioni pur essendo rimasta estranea alle indagini che riguardavano "Tempa rossa", in Basilicata. Poi c'è una più banale questione di natura economica, perché il ricorso all'uso delle intercettazioni ha fatto anno dopo anno lievitare i costi che sono arrivati a sfiorare i 130 milioni di euro all'anno.

 

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