L'intervista

Agenti penitenziari contro il governo: "Ci hanno chiesto i voti e ora tagliano i fondi"

Ermes Antonucci

In manovra c'è la riduzione 35 milioni di euro per il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. "Siamo veramente incazzati", dice Donato Capece, segretario generale del Sappe

"Siamo veramente amareggiati… anzi, siamo veramente incazzati. In campagna elettorale hanno promesso attenzione verso le forze di polizia, investimenti, una rivisitazione del sistema penitenziario e poi, dall’oggi al domani, ci ritroviamo con un taglio di oltre 35 milioni al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria”. A parlare, intervistato dal Foglio, è Donato Capece, segretario generale del Sappe, il sindacato autonomo della polizia penitenziaria, dopo la notizia del taglio da oltre 35 milioni in tre anni per la gestione delle carceri contenuto nella legge di Bilancio. Il Sappe è da sempre uno dei sindacati più vicini alle posizioni dei partiti di centrodestra (Fratelli d’Italia e Lega) che ora guidano il governo.

 

Come si fa a tagliare 35 milioni di euro al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, quando noi operatori di polizia già viviamo una situazione di emergenza, con cinquemila uomini in meno rispetto a quelli previsti e a fronte di oltre 57 mila detenuti?”, si chiede Capece, sottolineando che “il rapporto agenti-detenuti è di 1 a 100”. 

 

“Hanno raccolto il loro consenso soprattutto tra le forze di polizia – prosegue Capece riferendosi ai partiti di governo – E ora chi vanno a colpire? Gli agenti di polizia. E’ un controsenso”. “Noi chiediamo un carcere diverso, una riforma che preveda più misure alternative alla detenzione (e quindi l’applicazione della riforma Cartabia) e meno detenuti in carcere. E’ giusto che chi commetta gravi reati sia in carcere, ma la stragrande maggioranza dei detenuti commette reati lievi e deve essere affidata a scontare la pena sul territorio. Ma per fare questo ci vogliono tecnologia, risorse economiche e risorse umane”. 

 

A poco più di un mese dall’insediamento, invece, il governo Meloni ha rinviato la riforma Cartabia e tagliato le risorse per le carceri. “Suona proprio come una beffa. Direi al ministro: se ci sei, batti un colpo! Difendi gli uomini e le donne della polizia penitenziaria, difendi il sistema carcere!”, conclude Capece.