Oltre Nordio. Delmastro ci spiega le proposte di FdI sulla giustizia

Ermes Antonucci

Separazione delle carriere, sorteggio per il Csm, più garanzie per gli imputati, ma maggiore certezza della pena. Il responsabile giustizia di Fratelli d'Italia: "Noi siamo garantisti nel processo, ma giustizialisti nell’esecuzione della pena"

"La prima riforma da realizzare in tema di giustizia penale è quella della separazione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante, per arrivare a un giudice veramente terzo che garantisca la parità processuale delle parti”. Intervistato dal Foglio, il deputato e responsabile giustizia di Fratelli d’Italia, Andrea Delmastro Delle Vedove (ora candidato alla Camera nel collegio uninominale di Biella e Vercelli), illustra le proposte in materia di giustizia del partito guidato da Giorgia Meloni. Proposte che in parte coincidono, ma in parte no, con gli annunci ultra-garantisti avanzati nelle ultime settimane dal candidato “indipendente” di FdI, Carlo Nordio.

Per Delmastro, dopo la separazione delle carriere “bisogna intervenire sulla prescrizione: siamo l’unico paese al mondo che ha una prescrizione sostanziale che si interrompe dopo il primo grado di giudizio e una prescrizione processuale che scatta dall’appello. Dopo l’infausta parentesi bonafediana era necessario ripristinare la prescrizione come diritto sostanziale a tutela del cittadino”. Non è tutto, per il deputato di FdI “è necessario anche dare più garanzie all’indagato e all’imputato, occorre dare veramente corpo alla presunzione di innocenza: incredibilmente in Italia quando sei indagato sei già un condannato esposto alla condanna sommaria dei giornali”. Musica per le orecchie di un garantista, che però si interrompe immediatamente: “Quando però poi eventualmente vieni condannato in via definitiva – prosegue Delmastro – allora si aprono le porte delle misure alternative al carcere, ampliate dalla ministra Cartabia. Noi riteniamo che queste misure erodano la certezza della pena e siano state adottate soprattutto per affrontare il sovraffollamento carcerario piuttosto che per reali esigenze di politica criminale”. E’ qui che emerge il giustizialismo securitario proprio di Fratelli d’Italia.

Delmastro lo ammette con grande chiarezza: “Noi siamo garantisti nella fase delle indagini e del processo, ma giustizialisti nell’esecuzione della pena”. Eppure, facciamo notare al responsabile giustizia di FdI, l’articolo 27 della Costituzione prevede che le pene debbano tendere alla rieducazione del condannato. “Da avvocato penalista non sono contro il concetto di rieducazione del condannato – replica Delmastro – qualcuno però ha voluto attribuire a questo concetto un valore tirannico rispetto ad altre esigenze. Ad esempio, noi siamo stufi di sentire che il detenuto consegue 45 giorni di liberazione anticipata ogni sei mesi se non sputa in faccia al secondino, se non brucia il materasso o se non accoltella qualcuno in cella. Mi pare il minimo del comportamento da tenere in carcere. Dov’è la dimostrazione della rieducazione? Il tema vero è che ci vogliono più investimenti per la rieducazione, sia in carcere che fuori per le misure alternative. Se non fai investimenti il risultato finale è un tana libera tutti. Si erode la funzione social-preventiva della pena”.

Ma non è che, in fondo, Fratelli d’Italia ha una visione carcerocentrica della pena? “Comprendo la critica ma la respingo – risponde Delmastro – Come è possibile pensare di rieducare un sexual offender con la detenzione domiciliare o con l’affidamento in prova ai servizi sociali, dove sostanzialmente non fa niente? Occorrono investimenti seri nella rieducazione, altrimenti il detenuto stia in carcere”.

Insomma nessun passo indietro sulla certezza della pena. Anche sull’ergastolo ostativo (a dispetto di quanto prefigurato dal collega di partito Carlo Nordio): “E’ uno strumento necessario a fronteggiare la criminalità organizzata. Non si può prescindere da una reale collaborazione con l’autorità giudiziaria, che è la prova più evidente del fatto che una persona voglia farsi rieducare”.

Giustizia penale a parte, per Delmastro bisogna anche pensare ad accelerare la giustizia civile, “la cui lentezza è quella che ci dà più danni sotto il profilo del Pil”, e a riformare la giustizia tributaria: “Com’è possibile che il giudice sia nominato dal Mef, cioè dalla mia controparte, e che io sia pure sottoposto all’inversione dell’onere della prova? E’ facile capire perché un investitore estero quando sente queste cose decida di non venire più nel nostro paese”.

Sul Csm la proposta è netta: “Introduzione del sorteggio temperato, già consentito dalla nostra Costituzione. E’ l’unico modo – conclude Delmastro – per tagliare le unghie alla cancrena correntizia che ha tanto disonorato la magistratura e che tiene sotto scacco gli stessi magistrati”.