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editoriali

Ombrelloni e concorrenza, molto meglio le regole degli arresti

Redazione

La custodia cautelare per la sindaca di Terracina e un’indagine figlia di un errore politico di Meloni

Forse qualcuno lo ricorderà, ben prima che il governo Draghi rischiasse di cadere per le scempiaggini grilline sul termovalorizzatore di Roma aveva rischiato la stessa fine, nel maggio scorso, quando la destra sovranista, per una volta quasi unita, minacciò di affondare lo strategico (per il Pnrr) ddl Concorrenza per difendere gli atavici privilegi castali delle concessioni balneari. All’epoca Giorgia Meloni tuonava: “Il governo svende le aziende italiane alle multinazionali”, signora mia qui arriva l’Uber dei bagnini; mentre Matteo Salvini chiedeva che la famigerata revisione delle regole per le licenze fosse prorogata di qualche anno. Finì con una riforma mezza insabbiata e un emendamento che rimandava l’entrata in vigore al 2024. La sovranità delle spiagge e degli ombrelloni era salva. Storia grottesca, se si considera la ristrettissima platea di privilegi che si volevano proteggere. Ma ancor più deprecabile è l’ipocrisia politica di chi, per difendere una piccola utenza elettorale, continua a chiudere gli occhi sui guasti, e persino le illegalità, che l’attuale sistema genera.

 

Così ieri è arrivata una notizia cattiva due volte, ma che va considerata a esempio. La custodia cautelare per la sindaca di Terracina, Roberta Tintari, esponente di Fratelli d’Italia, per un’indagine su illeciti nella gestione delle concessioni balneari. Notizia pessima, per prima cosa, perché il nostro paese è pieno di amministratori messi sotto accusa e arrestati e che non dovevano esserlo. Si vedrà. La seconda cattiva notizia riguarda invece la “filosofia politica”, e incidentalmente il partito di Meloni. Che in Italia possa essere arrestato un sindaco per una faccenduola di lettini e ombrelloni è drammatico e assurdo: basterebbero norme trasparenti e concorrenza a sostenere la (necessaria) correttezza delle amministrazioni. Rifiutarsi, populisticamente e per piccoli interessi, di affrontare il problema è invece un grave errore politico. E in politica un errore è anche peggio di un (piccolo) delitto.