Michele Prestipino Giarritta (foto Roberto Monaldo / LaPresse) 

Dopo Milano, Roma. Così la politica dei pm ha travolto le procure più grandi d'Italia

Ermes Antonucci

Il Consiglio di stato dichiara illegittima la nomina a Roma di Prestipino. Csm ancora nel caos. Degenerazioni correntizie

Anche la procura di Roma, dopo quella di Milano, è nella bufera. E stavolta la coincidenza temporale assume un significato particolare. Le polemiche che attraversano i due uffici giudiziari più importanti del paese costituiscono la rappresentazione più evidente della grave crisi che sta investendo la magistratura italiana. L’ultima tegola è arrivata nella tarda mattinata di martedì, quando il Consiglio di Stato ha dichiarato illegittima la delibera con cui il Consiglio superiore della magistratura, nel marzo dello scorso anno, ha nominato Michele Prestipino a capo della procura di Roma, in sostituzione di Giuseppe Pignatone (andato in pensione). I giudici di Palazzo Spada hanno respinto i ricorsi presentati dal Csm e da Prestipino, e dato ragione al procuratore generale di Firenze Marcello Viola. Proprio Viola è il grande escluso dalla corsa al vertice della procura capitolina, confermando così la sentenza del Tar del 16 febbraio.

 

 

La delibera di nomina approvata da Palazzo dei Marescialli, ha spiegato il Consiglio di Stato, è “illegittima per due ordini di motivi”. In primo luogo, perché si basa su una proposta della Quinta Commissione del Csm che, “ritornando sulle proprie precedenti determinazioni, immotivatamente aveva escluso Viola dai candidati da proporre al plenum per la decisione”. In un primo momento, infatti, la Quinta Commissione del Csm aveva indicato Viola come il miglior candidato alla successione di Pignatone. La procedura di nomina, tuttavia, venne sconvolta dall’inchiesta di Perugia sulle presunte nomine pilotate a Palazzo dei Marescialli, e incentrata sulle manovre che sarebbero state messe in piedi da Luca Palamara, alcuni membri togati ed esponenti politici per condizionare la scelta del nuovo procuratore di Roma. In seguito allo scandalo, il Csm aveva deciso di azzerare la procedura e di escludere dalla partita Viola. Alla fine la scelta del plenum del Csm era caduta su Prestipino, storico vice di Pignatone, ma soltanto dopo un ballottaggio con il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e una spaccatura tra le correnti. Il secondo motivo dell’annullamento della delibera da parte di Palazzo Spada riguarda la valutazione dei candidati: il Csm ha valutato e comparato in “modo illegittimo” le “rispettive attitudini direttive” di Prestipino e Viola.

 

 

Non si tratta di una bocciatura meramente formale. Annullando la nomina di Prestipino, il Consiglio di Stato ha nei fatti bocciato ancora una volta il metodo delle correnti togate che da decenni domina le deliberazioni del Csm, condizionando in modo particolare le nomine dei dirigenti degli uffici giudiziari. Sono state le correnti a indicare Viola come il miglior candidato alla guida della procura di Roma, e sono state quelle stesse correnti a escludere Viola dalla corsa poche settimane dopo, soltanto perché il pg di Firenze era stato citato (suo malgrado) in alcune conversazioni di Palamara e co. Ancora una volta, cioè, le correnti hanno dimostrato di fondare le proprie scelte su ragioni ideologico-politiche, piuttosto che sul merito. Il dato più preoccupante è che tutto ciò continui ad avvenire anche in seguito allo scandalo Palamara, a conferma del fatto che, nonostante i tanti annunci di cambiamento, il problema delle degenerazioni politiche e correntizie nel Csm è ancora vivo e vegeto.

 

Il Csm ora attenderà che il 13 maggio il Consiglio di Stato si pronunci anche sul ricorso presentato da Lo Voi, anch’esso accolto dal Tar e impugnato dall’organo di autogoverno delle toghe, per poi avviare da capo la procedura di nomina del procuratore di Roma. Nulla vieta al Csm di confermare la scelta di Prestipino, stavolta fornendo valide motivazioni. L’iter, però, rischia di far riesplodere le divisioni tra le correnti, considerato che persino l’impugnativa alla sentenza del Tar era passata a maggioranza e con una spaccatura del Consiglio.

 

 

Anche la procura di Milano è stata investita da un “caso” che, in fin dei conti, appare avere anche natura politica. Tutto nasce dallo scontro tra il sostituto procuratore Paolo Storari e il capo della procura di Milano Francesco Greco attorno alle accuse lanciate dall’avvocato Piero Amara circa l’esistenza della “loggia Ungheria”. Storari lamenta ritardi da parte dei vertici nel promuovere le iscrizioni nel registro degli indagati (tanto da decidere di consegnare all’allora consigliere Piercamillo Davigo i verbali secretati degli interrogatori di Amara). Dall’altra parte, Greco sostiene che tutto sia avvenuto secondo le regole e sulla base di un semplice principio di cautela, a fronte di accuse tanto gravi quanto di dubbia attendibilità.

 

Come sottolineato sul Foglio nei giorni scorsi da Gian Domenico Caiazza (presidente Ucpi), al di là delle varie responsabilità individuali, il caso Amara riporta per l’ennesima volta all’attenzione tutti i nodi relativi alla violazione sistematica e ipocrita del principio di obbligatorietà dell’azione penale. Nell’impossibilità materiale di perseguire tutti i reati, sono i singoli procuratori capi a stabilire le priorità dell’azione penale dei propri uffici e a decidere quali indagini meritano di essere portate avanti e quali, invece, di essere lasciate indietro. Siamo di fronte a scelte discrezionali in materia di politica criminale, dunque a scelte di natura politica, che richiederebbero un intervento da parte delle istituzioni competenti, cioè quelle rappresentative, anziché essere affidate a magistrati privi di qualsiasi forma di responsabilità nei confronti del corpo elettorale.

 

In questo senso, le bufere che stanno travolgendo le procure di Roma e di Milano sembrano ricordarci proprio questo: che la crisi del Csm e della magistratura ha anche una profonda natura politica. E sarebbe ora che chi di dovere – la classe politica – decidesse di riappropriarsi degli spazi di propria competenza.


 

Di più su questi argomenti: