Gian Carlo Caselli (LaPresse)

Caselli cancella lo stato di diritto

Redazione

Confondere codice morale con codice penale. Il succo della linea Davigo

I Davigo boy scendono in campo per difendere l’ex pm di Mani pulite, finito nella bufera per aver ribadito in televisione il suo dogma forcaiolo. “L’errore italiano è stato quello di dire sempre ‘aspettiamo le sentenze’ – ha affermato Davigo – Se io invito a cena il mio vicino di casa e lo vedo uscire con la mia argenteria nelle tasche, non devo aspettare la sentenza della Cassazione per non invitarlo di nuovo”.

 

La scorsa settimana, Marco Travaglio sul Fatto quotidiano ha definito “fesserie” le accuse di giustizialismo nei confronti dell’ex pm (oggi consigliere del Csm), perché un conto è la “responsabilità penale”, che spetta alla magistratura, e un altro è la “responsabilità politico-morale”, che invece viene accertata “da chiunque legga le carte giudiziarie, quando emergono fatti incontrovertibili che dimostrano una condotta sconveniente”. Ovviamente a selezionare le carte giudiziarie e a stabilire in cosa consista la condotta “sconveniente” ci pensano i giornalisti manganellatori e passacarte delle procure, col risultato che la valutazione morale si traduce sempre in una gogna mediatica.

 

Ben oltre si è spinto l’ex procuratore di Palermo Gian Carlo Caselli, con un editoriale pubblicato lunedì sul Corriere della Sera (in verità scopiazzato da una sua riflessione pubblicata sul Fatto alcuni mesi fa). Anche per Caselli, Davigo si riferiva alla “questione morale”, che trova una precisa origine storica: “Mani pulite e le inchieste su mafia e politica segnarono un forte recupero di legalità. E rispolverarono la questione morale, fin lì relegata in soffitta. Nel senso che le inchieste rivelarono anche responsabilità sul piano politico e morale che altrimenti (senza il disvelamento giudiziario) nessuno avrebbe mai neanche pensato di far valere”.

 

Chi pensava che il compito dei magistrati in un paese liberal-democratico fosse quello di accertare eventuali condotte illecite, si è dovuto ricredere. A quanto pare, ai magistrati spetta anche rivelare responsabilità sul piano morale. Praticamente uno Stato etico. Insomma, pur di sostenere che le accuse di giustizialismo a Davigo “rovesciano la verità”, Caselli ha rovesciato i princìpi dello stato di diritto.