Silvio Berlusconi (foto LaPresse)

Giustizia a orologeria: Berlusconi di nuovo indagato

Redazione

Alla vigilia delle regionali in Sicilia la procura di Firenze, sulla base delle intercettazioni in carcere del boss Graviano, riapre l'inchiesta sulle stragi del 1993. Insieme all'ex premier indagato anche Marcello Dell'Utri

Ma che strana coincidenza! Domenica prossima si vota in Sicilia e la coalizione di centrodestra viene data dai sondaggi al primo posto. Proprio ora la procura di Firenze si premura di aprire un fascicolo contro Silvio Berlusconi, rievocando vecchie accuse che lo vedevano, addirittura, come mandante delle stragi mafiose di Firenze, Roma e Milano del 1993. Si tratta di un fascicolo archiviato nel 2011, che viene tirato fuori dai cassetti a causa di una conversazione in carcere del boss mafioso Giuseppe Graviano, che è stata considerata dalla maggior parte degli osservatori una sceneggiata volta a creare confusione. Il filone è lo stesso dell’inchiesta sulla cosiddetta trattativa tra stato e mafia, che ha perso per strada tutta la già scarsa attendibilità iniziale. La procura di Palermo ha inviato a quelle di Firenze e Caltanissetta, titolari delle inchieste che ha già archiviato, le intercettazioni di Graviano, nell’intento di riesumare una vecchia storia priva di riscontri. Probabilmente dopo le elezioni siciliane o forse quelle nazionali le procure rinunceranno ad aprire un’azione penale priva di qualsiasi fondamento, ma intanto si dà spazio a illazioni fantasiose quanto infamanti. Naturalmente il fronte antiberlusconiano si rimette in moto, Repubblica e il Corriere dedicano alla vicenda una pagina intera richiamata in prima pagina, insomma si cerca di riaprire un caso del tutto inesistente.

 

La giustizia a orologeria, di cui si nega l’esistenza contro l’evidenza, torna di moda, e il meccanismo mediatico giudiziario ricomincia a girare a pieno ritmo. Dare credito alle esibizioni di un boss mafioso non è certo un modo serio di combattere la mafia, ma l’ennesima inchiesta su Berlusconi (e su Marcello Dell'Utri che con lui è indagato) “fa notizia”, non serve alla giustizia, ma questo non conta, e magari può influenzare esiti elettorali dimostrando l’onnipotenza delle procure. Una vecchia, bruttissima pratica che non finisce mai.