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Giro d'Italia 2020, i ventagli sono zuppe di pesce

Giovanni Battistuzzi

A Brindisi Arnaud Démare vince la sua terza tappa in questa edizione della corsa rosa davanti a Sagan, ormai abbonato ai secondi posti

I ventagli nel ciclismo non sono poi diversi da una zuppa di pesce. La si fa quando si può e dentro ci sta quello che c’è. Ci vuole tempo, capacità e soprattutto buona volontà. I pesci cambiano da zona a zona. Nel brindisino, assieme agli scorfani e a vari frutti di mare sono soliti usare anche i ghiozzi, che sono pesci dal gusto deciso, dalla carne non particolarmente pregiata, ma giusta da mettere in una zuppa. I ghiozzi sono tra i pesci più voraci del Mediterraneo, essendo piccoli, per quanto voraci possono essere mangiano comunque poco. Ed essendo voraci “beccano” spesso e si fanno beccare.

 

Tra beccare e essere becchi ci passa un filo sottile. Molte volte un attimo. Lo stesso che passa tra prendere un ventaglio o perderlo. Quando il vento si fa forte e laterale è un momento trovarsi tagliato fuori da tutto o tagliare gli altri fuori da tutti. È questione di tempismo, occhio. Al nord (Europa) dicono che è classe, qui da noi sono però più scettici. Forse perché nella storia i ventagli più che farli gli abbiamo subiti. Questione di abitudine.

 

A finirci fuori o a finirci dentro a un ventaglio è come per un ghiozzo restare in mare o finire in padella. Chi la zuppa la mangia spera che il ghiozzo ci sia. Il pesce è sempre di opinione contraria.

 

Oggi, al solito, il ventaglio l’hanno tirato via le squadre del nord Europa. Deceuninck e Jumbo c’hanno provato, c’hanno sperato per chilometri e chilometri. Si sono poi arresi all’evidenza che non sempre di vento laterale vive una corsa. A Brindisi il gruppo non c’è arrivato sparpagliato come in una corsa sul mare nei Paesi Bassi. C’è arrivato a ranghi più o meno compatti e allo stesso modo di ogni volata di questo Giro d’Italia. Davanti Démare, dietro gli altri. 

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