Musica in Giro

Roglic ha il tempo giusto a San Marino. Nibali regge, Conti ancora in rosa

Alla seconda cronometro del Giro d'Italia vince ancora lo sloveno davanti a Campenaerts (che butta via la vittoria per un cambio di bicicletta). Lo Squalo è quarto a 1'05". Colonna sonora: La verità di Vasco Rossi

Giovanni Battistuzzi

"Il mio principale avversario domani? Me stesso". A Pesaro ieri Primoz Roglic aveva la solita faccia di questo Giro d'Italia, ossia pochissimi sorrisi, viso tirato ma tutto sommato sereno, massima concentrazione. C'aveva pensato qualche giorno prima a dare il peso di successi o insuccessi alla sfortuna e la sfortuna s'era palesata: caduta e natica destra abrasa E allora meglio non chiamarsela di nuovo, meglio portare il peso della responsabilità sulle spalle che affidarlo a qualche entità che magari nemmeno esiste. Alla vigilia della seconda cronometro del Giro, la Riccione - San Marino, 34,8 chilometri, lo sloveno a Cycling news era stato chiaro: "Vorrei guadagnare tempo, questa è la cosa principale, ma non posso dire quanto. Non è una calcolo matematico". Aveva poi aggiunto che verso il monte Titano "ci si gioca solo una tappa, anche se importante", ma "la verità non credo possa venir fuori domani (oggi, ndr)".

 

La verità è una questione complicata sempre, qualcosa di inafferrabile quando si è in bicicletta. Perché ogni corsa, soprattutto se a tappe, è appesa alle bizze della strada, a quelle del clima, alle gambe, alla capacità di rimanere concentrati, alle volontà di sopraffazione, a volte, più semplicemente, al caso. La verità in Romagna oggi "Si imbosca tra le nuvole / Rimescola le regole / Nessuno sa, se viene o se ne va". "La verità" di Vasco Rossi non è poi diversa da quella metereologica: pioggia che scende, che bagna, che inonda, che rimescola. Ma neppure tanto.

 

 

Perché davanti a tutti a San Marino si è piazzato il favorito: Primoz Roglic. Perché dietro a lui si è piazzato il detentore del record dell'ora, Victor Campenaerts (che la vittoria l'ha vista sfumare in un salto di catena e in un cambio di bicicletta a pochi chilometri dalla linea del traguardo). Perché la strada, seppur zuppa, ha complicato molto, ma niente ha stravolto. D'altra parte la cronometro è una questione di merito e di metodo, dove nulla si improvvisa e tutto è basato su studio e conoscenza, soprattutto di materiali, tempismo e frequenza.

 

Lo sa bene Roglic che ha pedalato per la pianura romagnola, 22 chilometri, con la schiena parallela al suolo, tagliando l'aria e la pioggia, in un vortice di pedali mossi perfettamente a tempo, quello giusto.

 

Lo sa bene Vincenzo Nibali che quest'inverno è passato più volte a Gorizia per infilarsi nella galleria del vento dell'Aerotunnel Asse. Lo ha fatto, ha detto, "per smussare qua e là qualche secondo", per "migliorare ciò che c'era da migliorare". L'aveva già fatto due anni fa, ha continuato in questi mesi. E quel 1'05" di ritardo dallo sloveno sono un attestato di benemerenza, un diploma parziale di buona condotta. 

 

A vittoria conquistata, Roglic ha detto che "nonostante il maltempo, è un bel giorno, un Giro felice", che "è andato tutto bene, che è un bene avere quasi due minuti su Nibali". Che per il futuro si vedrà, che la corsa è lunga. La solita frase, il solito concetto già espresso alla vigilia. "La verità si vedrà più avanti".

 

"La verità non è una signora / La verità, la verità non è vestita mai di rosa". E di rosa infatti non si è vestito il più forte di giornata, il rosa ha continuato a coprire le spalle dell'avventuriero Valerio Conti, che oggi non si è fatto prendere dalla foga da difesa, ma si affidato alla calma, al ragionamento e così, nella bufera di acqua e foschia che l'ha avvolto, ne è uscito ancora col vessillo del primato e ha conservato 1'50" di vantaggio sullo sloveno (ora secondo).