Karl Jaspers

Karl Jaspers, il senso dell'esistenza

Davide D'Alessandro

Preziosa raccolta di saggi di Roberto Garaventa, “la verità è ciò che ci unisce”. Tra scienze naturali e fedi rivelate, il ruolo e il compito della filosofia

Le parole di un neuropsichiatra, all’inizio degli anni Novanta, mi fecero accostare il pensiero di Karl Jaspers: «Caro D’Alessandro, Psicopatologia generale è un libro rimasto ineguagliato». Poi, mi diressi verso Psicologia delle visioni del mondo e vi trovai psicologie, visioni e mondi da scoprire e da frequentare. Una scrittura insinuata nelle pieghe profonde e dolorose dell’esistenza umana, negli abissi del singolo uomo di fronte alla trascendenza, del singolo uomo chiamato a confrontarsi con la colpa, la sofferenza, la morte, del singolo uomo orientato a cogliere il senso del proprio vivere, a recuperarlo e a ricomprenderlo. Poi, il possente Nietzsche di Jaspers, dove i pensieri fondamentali del primo sono diventati i pensieri fondamentali del secondo, per quanto «se si pretende di cogliere, in modo chiaro ed evidente, il significato del pensiero di Nietzsche, si resta senz’altro delusi (…). Nietzsche è non solo l’origine di nuovi pensieri, il creatore di una nuova lingua, ma, attraverso la totalità della sua vita e del suo pensiero, è anche un avvenimento».

Come le opere di Jaspers e chi non ha mai smesso di studiarlo a fondo ce lo restituisce in tutta la sua forza e ampiezza. È il caso di Roberto Garaventa, ordinario di Storia della filosofia contemporanea all’Università di Chieti, ma raffinato conoscitore della Germania, dove ha operato per anni, di Tübingen, dove si è formato, e dei grandi pensatori di area tedesca, Hegel, Schopenhauer, Kierkegaard, Troeltsch, Küng e naturalmente Jaspers, del quale ha già tradotto e curato La fede filosofica a confronto con la rivelazione cristiana.

Garaventa, occupandosi di tematiche esistenziali come suicidio, morte, noia, angoscia e religione non ha potuto non incontrare Jaspers, non ha potuto evitare il corpo a corpo con un autore centrale e sommamente significativo. Ora, per Orthotes, consegna alle stampe una raccolta di saggi dal titolo: “La verità è ciò che ci unisce. Attualità del pensiero di Karl Jaspers”. Ridefinisce i compiti odierni della filosofia, che «guarda soprattutto a ciò che trascende la dimensione meramente empirico-conoscitiva, a ciò che dona sostanza e senso alla vita dell’uomo (il mondo dei valori religiosi, morali, giuridici, estetici), insomma alla complessità della condizione umana, ben cosciente che l’uomo è sempre più di quello che le scienze naturali ed umane possono dire di lui». Ripercorre le prospettive filosofiche sempre vive che emergono da quella Psicopatologia generale che non smette di parlarci. Affronta il carattere demoniaco della tecnica, rende conto del dibattito sulla natura della stessa, dei suoi limiti che si riverberano nella crisi dei valori etico-culturali. Critica l’idea di rivelazione, ci introduce al Gesù di Nazareth storico e cifra della Trascendenza e conclude con i grandi “ridestatori” del pensiero filosofico, disegnando le loro personalità e peculiarità, orientando il lettore verso quella ricerca della verità che non è mai la sola verità, l’ultima verità.

Garaventa, da studioso di Jaspers, sa che «il filosofare dei “ridestatori” non riconosce alcun pensiero come “dominante” e “autentico”, così come non riconosce alcuna “dottrina” come interpretazione valida e definitiva del tutto. È infatti un filosofare “che si muove a tentoni”, un filosofare sempre “in movimento”». Il suo ultimo libro ci consente, tra scienze naturali e fedi rivelate, di riscoprire e riconsiderare il ruolo della filosofia che deve pensarsi, secondo Jaspers, «nella sua differenza specifica rispetto alla scienza e alla religione se non vuole rischiare di confondersi con (o sottomettersi a) qualcosa di a lei estraneo». Il rischio è sempre presente, molti spazi sono stati strappati e persino colonizzati. Autori come Jaspers, e libri come quelli di Garaventa, ci aiutano a tenere alta la guardia, a non volgere lo sguardo altrove, a non distrarsi. Distrarsi, con scienza e religione, può risultare sempre, o quasi, molto pericoloso.