Europa Ore 7

Le bollette rovinano il discorso sullo Stato dell'Unione

Gli europei vogliono Merkel presidente dell'Ue e secondo Borrell è un ossimoro chiedere ai talebani di rispettare i diritti. L'ennesimo rinvio dei controlli alle frontiere da parte del Regno Unito e la proposta di divieto dei crediti all'esportazione per elettricità al carbone dell'Ue

David Carretta

A undici giorni dalle elezioni in Germania, non ci saranno grandi annunci che possano perturbare la campagna elettorale del più grande stato membro. Ma i successi dell'ultimo anno e i programmi per il prossimo potrebbero essere oscurati dai timori di governi e eurodeputati legati all'aumento del prezzo dell'energia

L'aumento del prezzo dell'energia e i rincari in bolletta rischiano di rovinare il secondo discorso sullo Stato dell'Unione di Ursula von der  Leyen, che dovrebbe segnare una svolta positiva nel lavoro della sua Commissione dopo essersi messi alle spalle la crisi sanitaria ed economica del Covid-19. Von der Leyen prenderà la parola questa mattina davanti alla plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo. Dovrebbe parlare per poco più di un'ora, rivendicando il successo della campagna di vaccinazione, una ripresa più forte del previsto per l'economia dell'Ue e l'avvio dei cantieri del Green deal e della digitalizzazione. I passaggi più attesi riguardano l'autonomia strategia europea dopo il ritiro dall'Afghanistan e il rispetto dello stato di diritto dentro l'Ue. A undici giorni dalle elezioni in Germania, non ci saranno grandi annunci che possano perturbare la campagna elettorale del più grande stato membro, che è anche il suo. Ma i successi dell'ultimo anno e i programmi per il prossimo potrebbero essere oscurati dai timori di governi e eurodeputati legati all'aumento del prezzo dell'energia, prima ancora di negoziare le misure per mettere in pratica il Green deal.

 

Ieri è stato il vicepresidente Frans Timmermans a doversi difendere davanti al Parlamento europeo sui rincari della bolletta. "Solo un quinto dell'aumento del prezzo dell'elettricità può essere attribuito all'aumento dei prezzi del CO2", ha detto Timmermans, riferendosi al graduale ritiro da parte dell'Ue delle quote dal sistema Ets per far salire il costo delle emissioni. "Se avessimo avuto il Green deal cinque anni prima, non saremmo in questa posizione perché saremmo stati meno dipendenti dai combustibili fossili e dal gas naturale", ha spiegato Timmermans. La Commissione ritiene che l'impennata (più 40 per cento in bolletta) sia temporanea, perché dovuta essenzialmente al gas.

 

A prima vista l'argomento di Timmermans è convincente. Ma il vicepresidente della Commissione sorvola su un dettaglio non indifferente rispetto a quello che accadrà in futuro. Una delle principali misure proposte dalla Commissione nel pacchetto "Fit for 55" - i regolamenti e le direttive per tagliare le emissioni del 55 per cento entro il 2030 - è l'estensione del sistema Ets a combustibili per i trasporti e riscaldamento. Tradotto: famiglie e imprese saranno chiamate a pagare di più per le emissioni. "Non c'è maggioranza tra i governi e forse nemmeno al Parlamento per sostenere questa misura", ci ha detto una fonte europea. “L'aumento attuale dei prezzi mette alla prova la capacità dei responsabili politici di mantenere il sangue freddo”, ha aggiunto la fonte.

 

La grande paura è di una rivolta sociale stile gilet gialli negli stati membri dell'Ue. Alcuni governi hanno reagito nel panico. Quello del socialista Pedro Sanchez in Spagna ha annunciato un taglio delle tasse sull'energia per i consumatori e una tassa di 2,6 miliardi di euro sui profitti delle utility energetiche che non usano il gas ma hanno approfittato dell'aumento dei prezzi. In Grecia il governo del conservatore Kyriakos Mitsotakis ha stanziato 150 milioni per compensare l'aumento dei prezzi dell'elettricità. La Francia di Emmanuel Macron potrebbe prolungare i sussidi diretti per i combustibili. La Commissione non vuole rinunciare alla sua proposta di estendere il sistema degli Ets a famiglie e imprese. E' convinta che il Fondo sociale climatico sia sufficiente per compensare i redditi più bassi. Ma la temperatura politica attorno al Green deal si sta surriscaldando. Sia il Consiglio, sia il Parlamento europeo potrebbero far fuori una delle misure faro di “Fit for 55”.

 

Secondo Bloomberg anche il governo Draghi si prepara a intervenire contro l'aumento delle bollette. Sul Foglio, invece, c'è un editoriale sull'onestà intellettuale del ministro Roberto Cingolani e l'insostenibilità dei talebani del verde. Altrettanto importante del prezzo dell'energia per lo Stato (economico) dell'Unione sono i problemi legati alla catena di approvvigionamento. Nel discorso sullo Stato dell'Unione, von der Leyen dovrebbe concentrarsi sulla penuria di semiconduttori. In un'intervista al Foglio, la presidente della commissione economica del Parlamento europeo, Irene Tinagli, avverte che la ripresa potrebbe essere “bumpy”: su e giù improvvisi della crescita dovuti ai colli di bottiglia cui devono far fronte le imprese.

 


Buongiorno! Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di mercoledì 15 settembre, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.


 

Gli europei vogliono Merkel presidente dell'Ue - Un sondaggio dell'European Council on Foreign Relations (Ecfr) ha rilevato che Angela Merkel vincerebbe facilmente una ipotetica sfida con Emmanuel Macron per la presidenza dell'Ue. La cancelliera tedesca uscente, gode di un forte sostegno nella maggior parte degli stati membri dove è stata realizzata la ricerca, ma soprattutto nei Paesi Bassi (58 per cento), in Spagna (57 per cento) e in Portogallo (52 per cento). Anche in Italia Merkel batterebbe Macron, anche se con una percentuale più bassa (37 per cento). L'Ecfr ha scoperto che, nonostante il perseguimento di una politica di austerity durante la crisi del debito europea e la regola di equilibrio di bilancio "schwarze null" in Germania, la leadership tedesca sulla politica economica all'interno dell'Ue ha un notevole sostegno. Il dato più alto è in Ungheria (50 per cento), in Spagna (45 per cento) e nei Paesi Bassi (43 per cento). Il sostegno al merkelismo economico è più basso in Italia, dove si ferma al 24 per cento degli intervistati. Intanto ieri Merkel e Mario Draghi si sono parlati (anche se da remoto) in occasione del Forum economico italo-tedesco. In un editoriale il Foglio spiega che si tratta di un passaggio di consegne in termini di leadership europea.

 

Agitazione al Parlamento europeo sul suo prossimo presidente - Nei corridoi del Parlamento europeo di chiacchiera molto delle ambizioni di David Sassoli di essere confermato presidente a gennaio per la seconda metà della legislatura. Un accordo tra popolari, socialisti e liberali del luglio 2019 prevede che il posto vada a un Ppe. Ma il ritiro dalla corsa di Manfred Weber, il capogruppo del Ppe, potrebbe cambiare le carte in tavola. Tuttavia sono carte ancora molto nascoste. Il gruppo dei Socialisti & Democratici ieri non ha voluto sbilanciarsi. “Oggi lavoriamo sulle priorità politiche. Parleremo a tutte le forze europeiste e responsabili”, ha detto la sua presidente Iratxe García: “E' irresponsabile limitare la discussione ai posti e ai nomi”, anche se la “situazione politica in Europa” è cambiata rispetto al 2019. Un riferimento al probabile successo della Spd in Germania?

 

Renew e Verdi per una presidente donna -  Il presidente dei liberali di Renew, Dacian Ciolos, ieri ha detto che il suo gruppo “sarebbe felice di rispettare gli accordi del passato”, ma l'intesa del 2019 sugli incarichi ai vertici dell'Ue è già stata violata “da altri”. Al liberale belga, Guy Verhofstadt, era stata promessa la presidenza della Conferenza sul futuro dell'Europa. Alla fine il nuovo organismo si ritrova con una duplice presidenza a tre (la presidenza formale e il comitato esecutivo). Ciolos, inoltre, ha auspicato una presidenza al femminile. “Siamo favorevoli ad avere candidate e non solo candidati”, ha detto il capogruppo di Renew. Anche Ska Keller, la capogruppo dei Verdi, ha parlato di una donna al posto di Sassoli. "E' un enorme peccato che non abbiamo avuto una donna" nel 2019, ha detto Keller, sottolineando che potrebbero esserci "sviluppi interessanti".

 

Ciolos lascia la presidenza di Renew? - A proposito di Renew, Dacian Ciolos potrebbe lasciare la presidenza del gruppo a metà legislatura. Secondo Euractiv, Ciolos ha detto ai membri del suo partito, USR Plus, che si dimetterà da capogruppo di Renew se diventerà presidente della formazione politica in Romania. Le elezioni interne sono previste a inizio ottobre.

 

Quarta emissione di Eu-bond per il Recovery fund - La Commissione ieri ha annunciato di aver realizzato la quarta emissione di obbligazioni per il Recovery fund, raccogliendo sui mercati 9 miliardi di euro supplementari per finanziare sovvenzioni e prestiti destinati agli stati membri. La domanda per il titolo a sette anni, con scadenza 4 ottobre 2028, ha superato di più di undici volte l'offerta. Finora la Commissione ha raccolto 54 miliardi di euro sui mercati per il Recovery fund su un totale di 80 miliardi previsti di qui alla fine dell'anno. La prossima emissione è prevista il 15 settembre con la prima asta.

 

Per Borrell è un ossimoro chiedere ai talebani di rispettare i diritti - "Chiedere il rispetto dei diritti umani ai talebani è un ossimoro, ma dobbiamo chiederlo", ha detto ieri l'Alto rappresentante, Josep Borrell, nel dibattito al Parlamento europeo sull'Afghanistan. Il rispetto dei diritti umani, in particolare di donne e bambine, è una delle cinque condizioni poste dall'Ue per il dialogo con il nuovo regime a Kabul. Eppure Borrell ha confermato l'intenzione di usare una presenza dell'Ue nella capitale afgana che implica un dialogo con i talebani. "Stiamo valutando una presenza dell'Ue a Kabul coordinata dal Servizio europeo di azione esterna. La nostra delegazione non è mai stata chiusa. Le ambasciate degli stati membri sono chiuse e non riapriranno, ma c'è ancora una delegazione Ue, e dato che non è un'ambasciata, visto che non siamo uno stato, può essere usata come un'antenna", ha detto Borrell. Tradotto: la delegazione dell'Ue permetterebbe di stare a Kabul senza dover riconoscere il nuovo regime.

 

Il Regno Unito rinvia (ancora) i controlli alle frontiere - Per la seconda volta dall'uscita dal mercato unico e dall'unione doganale, il Regno Unito ha rinviato l'introduzione di controlli alle dogane sulle importazioni dall'Ue, nonostante riprendere il controllo delle frontiere fosse una delle principali promesse della Brexit di Boris Johnson. Il ministro per la Brexit, David Frost, annunciato che le dichiarazioni e i controlli doganali saranno introdotti solo il primo gennaio 2022 e non più il primo di ottobre. Il governo di Boris Johnson è già sotto pressione di imprese e consumatori per i problemi legati alla catena di approvvigionamento e l'aumento dei dazi. Diverse catene di supermercati hanno avvertito del rischio di scaffali vuoti a Natale. I certificati sanitari, quelli fitosanitari e i controlli su alimentari freschi e piante, così come i certificati di sicurezza, sono stati rinviati al primo luglio 2022. "Vogliamo che le imprese si concentrino sulla loro ripresa dalla pandemia invece di dover gestire i nuovi requisiti alle frontiere", ha detto Frost, definendo il nuovo calendario per introdurre i controlli alle dogane come "pragmatico".

 

L'Ue vuole vietare i crediti alle esportazioni per elettricità al carbone - La Commissione ieri ha annunciato di voler cooperare con altri paesi dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) per proporre il divieto di crediti all'esportazione per i progetti di elettricità al carbone. La proposta all'Ocse è stata presentata dall'Ue, dal Canada, dalla Corea del Sud, dalla Norvegia, dalla Svizzera, dal Regno Unito e dagli Stati Uniti. L'ambizione è di allineare le attività delle agenzie di credito all'esportazione agli obiettivi dell'accordo sul clima di Parigi.

 

Il traffico aereo ridecolla nell'Ue - Ad agosto il numero di voli aerei commerciali nell'Ue è aumentato del 48 per cento rispetto allo stesso mese del 2020, secondo i dati pubblicati ieri da Eurostat. Il traffico aereo sta ridecollando, anche se i livelli sono ancora ben al di sotto rispetto a quelli pre pandemia (-31 per cento rispetto ad agosto 2019). In termini assoluti ci sono stati 479 mila voli in agosto, rispetto ai 325 mila dello stesso mese del 2020 e ai 696 mila del 2019. Gli stati membri che hanno recuperato meglio in termini di traffico aereo in agosto sono la Grecia (-7 per cento rispetto al 2019), la Romania (-18 per cento) e la Croazia (-22 per cento). Per contro, il traffico aereo è ancora in gran parte a terra in Finlandia (-60 per cento rispetto ad agosto 2019), Irlanda (-55 per cento), Slovenia (-54 per cento), Slovacchia (-52 per cento) e Repubblica ceca (-51 per cento).

 

 


Accade oggi in Europa

– Commissione: discorso della presidente von der Leyen sullo Stato dell'Unione davanti al Parlamento europeo

– Parlamento europeo: sessione plenaria (dibattiti su "Stato dell'Unione"; "Scambio di informazioni fiscali", "Scandalo Pegasus", "Libertà dei media e stato di diritto in Polonia")

– Parlamento europeo: discorso del presidente Sassoli all'Associazione parlamentare europea

– Consiglio europeo: il presidente Michel incontra il premier lussemburghese, Xavier Bettel

– Consiglio: riunione del Coreper

– Consiglio: riunione del Comitato politico e di sicurezza

– Corte dei Conti dell'Ue: rapporto sulla sorveglianza degli stati membri sotto programma di aggiustamento macro-economica

– Eurostat: dati sulla produzione industriale in luglio; indice del costo del lavoro nel secondo trimestre; dati sull'eccesso di mortalità fino a luglio; dati preliminari sugli stanziamenti pubblici per la ricerca e lo sviluppo nel 2020