Europa Ore 7

Un Recovery fund senza Ungheria e Polonia?

Per uscire dallo stallo gli altri 25 stati membri potrebbero creare un fondo intergovernativo simile al Mes per raccogliere le risorse necessarie a finanziare la ripresa. O almeno sono pronti a minacciare questa “opzione nucleare”

David Carretta

Alcuni a Bruxelles hanno iniziato a interrogarsi sull'appartenenza di Ungheria e Polonia all'Ue. “I due hanno un problema sull'immigrazione. I due hanno problemi con gli obiettivi climatici e energetici. Solo loro due hanno problemi con l'applicazione delle sentenze della Corte di giustizia Ue”, ci ha detto il diplomatico: “Che ragione c'è di essere membri di un club con il quale si hanno così tanti problemi?”

Per uscire dallo stallo di Ungheria e Polonia sul pacchetto di bilancio dell'Unione europea, gli altri 25 stati membri potrebbero lanciare un Recovery fund senza Budapest e Varsavia, creando un fondo intergovernativo simile al Mes per raccogliere le risorse necessarie a finanziare la ripresa. O almeno sono pronti a minacciare questa “opzione nucleare” per andare a vedere il bluff dei governi di Viktor Orbán e Mateusz Morawiecki. Il prezzo da pagare per il loro veto sarebbe di 7,5 miliardi per l'Ungheria e oltre 27 miliardi per la Polonia, la somme che sono state destinate ai due paesi dai vari strumenti di Next Generation Eu. “L'opzione nucleare” della creazione di un Recovery fund a 25 è stata menzionata dal premier olandese, Mark Rutte, davanti al suo Parlamento martedì. “Come ultima istanza, se necessario, guarderemo come andare avanti senza i paesi che bloccano, perché l'Europa non può essere tenuta in ostaggio da un certo numero di governi che non vogliono rispettare lo zoccolo essenziale del nostro progetto politico”, ha detto ieri il ministro francese per gli Affari europei, Clément Beaune. A Bruxelles c'è anche chi evoca l'uso immediato del Mes, senza aspettare le lunghe procedure per creare un nuovo strumento finanziario.

Un Recovery fund a 25 per ora, però, è solo un'ipotesi. Tanto più che paesi come Italia, Spagna e Portogallo sono contrari a un fondo intergovernativo stile Mes. Il vertice in teleconferenza di questa sera dei capi di stato e di governo non permetterà di sbloccare lo stallo. La riunione informale era stata convocata da Charles Michel per discutere di Covid-19. Ma non c'è stato tempo di preparare una exit strategy. Il veto di Ungheria e Polonia “è un problema grave”, riconosce l'entourage del presidente del Consiglio europeo: “E' possibile trovare una soluzione, ma ci vuole tempo”. Un Consiglio europeo è previsto a inizio dicembre. “Con la presidenza tedesca dell'Ue cerchiamo delle soluzioni pratiche, che possono passare da chiarificazioni tecniche del meccanismo, ma sicuramente non rimettendolo in discussione”, ha spiegato Beaune. La Commissione sta effettivamente lavorando a una “dichiarazione” formale per chiarire che il meccanismo di condizionalità sarà applicato sulla base di criteri oggettivi e non prenderà di mira paesi specifici. Ma nessuno sa se basterà a Budapest e Varsavia. “Non tocca a noi fare proposte”, ci ha detto un diplomatico di uno stato membro: “Sono Ungheria e Polonia a doverci dire cosa vogliono”.

Michel è convinto che il problema centrale sia la mancanza di fiducia nell'imparzialità della Commissione. Una soluzione sarebbe rafforzare il ruolo del Consiglio europeo che agisce all'unanimità, introducendo un freno di emergenza sullo stato di diritto come quello chiesto dai Paesi Bassi sul Recovery fund. Un'altra possibilità – che viene evocata nei corridoi – è chiudere con un'assoluzione la procedura dell'articolo 7 contro Ungheria e Polonia per violazione dello stato di diritto. Per evitare di lanciarsi nell'opzione nucleare, alcuni tra gli altri 25 stati membri sono disponibili a concedere a Orbán e Morawiecki una vittoria simbolica. Ma la presidenza tedesca dell'Ue ha escluso di riaprire il negoziato con il Parlamento europeo sullo stato di diritto. I deputati hanno diritto di veto sull'intero pacchetto di bilancio. "Gli accordi raggiunti sia sul quadro finanziario pluriennale sia sullo stato di diritto sono chiusi e non possono essere riaperti in alcun modo. Nessuna concessione ulteriore sarà fatta da parte nostra", ha avvertito la conferenza dei presidenti del Parlamento europeo. E Rutte ha annunciato che il meccanismo di condizionalità attuale è il “minimo” per evitare un veto dei Paesi Bassi

Comunque andrà a finire lo stallo sul Recovery, alcuni a Bruxelles hanno iniziato a interrogarsi sull'appartenenza di Ungheria e Polonia all'Ue. “I due hanno un problema sull'immigrazione. I due hanno problemi con gli obiettivi climatici e energetici. Solo loro due hanno problemi con l'applicazione delle sentenze della Corte di giustizia Ue”, ci ha detto il diplomatico: “Che ragione c'è di essere membri di un club con il quale si hanno così tanti problemi?”.

Oggi è giovedì e sul Foglio c'è la rubrica “EuPorn – il lato sexy dell'Europa”, che è la sorella maggiore di questa newsletter. Paola Peduzzi e Micol Flammini spiegano tutto sul veto di Ungheria e Polonia. Non solo le conseguenze per il Recovery fund, ma anche le ripercussioni a lungo termine. L’unanimità è un vincolo che quest’Unione non può più permettersi o al contrario è l’unico strumento per restare  attaccati, perché negoziare e parlarsi è parte integrante del progetto europeo? Nel frattempo, qui trovate Luciano Capone che è andato a vedere il bluff di Giorgia Meloni sul veto di Viktor Orban: una posizione anti-italiana e anti-europea.

Buongiorno! Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di giovedì 19 novembre, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.

Michel vuole una exit strategy per evitare la terza ondata - Anche se tutti vogliono parlare dei Recovery fund, il vertice in teleconferenza dei capi di stato e di governo sarà incentrata sulla crisi sanitaria del Covid-19. L'obiettivo del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, è trovare dei principi comuni per una exit strategy dalle misure restrittive  e dai lockdown della seconda ondata. In altre parole, non ripetere gli errori che sono seguiti alla prima ondata di coronavirus. Secondo Michel, i 27 devono prendere le decisioni giuste per evitare una terza ondata all'inizio del prossimo anno. I leader faranno il punto anche su riconoscimento reciproco dei test, passanger locator form dell'Ue e interoperabilità delle applicazioni mobili. “Il coordinamento non è facile”, ammette una fonte europea. Altre questioni sensibili che Michel vuole affrontare: la strategia sui vaccini e la lotta contro le fake news.

Più test rapidi per tutta l'Ue - La Commissione ieri ha adottato una raccomandazione sull'uso dei test rapidi antigenici per assicurare un approccio comune tra gli stati membri e strategie di test più efficaci nell'Ue. I governi nazionali sono incoraggiati a effettuare test rapidi, oltre a quelli Pcr, per contenere la propagazione del virus, scoprire nuovi positivi e limitare le misure di isolamento e quarantena. Per la Commissione la priorità deve essere data ai focolai e ai gruppi a alto rischio (come personale sanitario e case di riposo). Gli stati membri sono anche incoraggiati a riconoscere i risultati dei test antigenici che rispettano i criteri della raccomandazione effettuati in altri paesi. La Commissione ha anche stanziato 35,5 milioni di euro per la Federazione internazionale della croce rossa per formare il personale e permettere alle sue squadre mobili di aver accesso a macchinari da laboratorio e reagenti.

La Commissione benedice il deficit, ma allarma il debito - Valdis Dombrovskis e Paolo Gentiloni ieri hanno dato la loro benedizione ai piani di bilancio per il 2021 di tutti gli stati membri. Grazie alla crisi del coronavirus - e alla sospensione del Patto di stabilità - il giudizio sulle manovre di bilancio è particolarmente benevolo quest'anno. L'invito è continuare a sostenere la ripresa con stimoli fiscali per imprese e cittadini. Ma tra le righe emergono dei problemi per i paesi ad alto debito, e in particolare l'Italia. E sullo sfondo emerge la preoccupazione per la sostenibilità di medio periodo. "Il documento programmatico di bilancio dell'Italia è complessivamente in linea con le raccomandazioni”, ma “alcune misure non appaiono essere temporanee o accompagnate da misure di compensazione", ha detto la Commissione: “Dato il livello del debito pubblico dell'Italia e le considerevoli sfide per la sostenibilità nel medio periodo già prima della pandemia di Covid-19, è importante per l'Italia assicurare che, mentre adotta misure fiscali di sostegno, sia preservata la sostenibilità fiscale di medio periodo”.

Gentiloni rassicura, Dombrovskis meno - Come sempre Dombrovskis e Gentiloni hanno inviato messaggi contraddittori durante la conferenza stampa di presentazione del pacchetto del semestre europeo. Le misure non temporanee o senza copertura dell'Italia ammontano al 1,1 per cento del Pil. Le misure non temporanee "potrebbero avere un effetto addizionale negativo per il futuro" sulla sostenibilità delle finanze pubbliche, ha detto Dombrovskis, spiegando che sarà necessario "trovare modi per finanziare adeguatamente queste misure". "Il motivo del mettere in evidenza questo genere di spese è esattamente legato alla sostenibilità di finanza pubblica nel medio-lungo termine", ha detto Gentiloni: "Il messaggio della Commissione non riguarda il contenuto di queste misure" che "possono essere molto positive". Insomma – ha assicurato Gentiloni – la Commissione “non richiede in questa fase nessuna forma particolare di correzione”. Ma in una fase successiva?

Alla ricerca di una strategia Ue su Biden - I leader questa sera inizieranno a parlare tra loro di come affrontare la presidenza di Joe Biden negli Stati Uniti. Charles Michel intende organizzare una serie di teleconferenze a piccoli gruppi per poi avere una discussione a 27, forse al Consiglio europeo di dicembre. Anche i ministri degli Esteri oggi daranno il calcio d'inizio alla costruzione di una nuova politica nei confronti degli Stati Uniti per il dopo Trump. In mattinata è prevista una videoconferenza tra i capi delle diplomazie dei 27. L'alto rappresentante, Josep Borrell, ha messo all'ordine del giorno un dibattito sul multilateralismo, che in realtà sarà incentrato su una "potenziale futura agenda transatlantica", ci ha spiegato un alto funzionario dell'Ue. Quella con gli Usa “è la più importante delle relazioni bilaterali per noi”, ci ha detto. Borrell trarrà le conclusioni al Consiglio Affari esteri di dicembre.

Un Navalny Act dell'Ue a dicembre - Nel Consiglio Affari esteri di dicembre potrebbe essere approvata anche la versione europea del Magnitsky Act americano: un regime di sanzioni per chi viola i diritti umani. Borrell aveva proposto di chiamarlo “Navalny Act” dopo l'avvelenamento con il Novichok dell'oppositore russo. Non c'è ancora una decisione sul nome. Ma le discussioni tra i 27 governi sono “avanzate. Stiamo lavorando intensamente”, ci ha spiegato l'alto funzionario dell'Ue: “Dovremo avere una decisione il 7 dicembre”.

Il thriller Brexit verso il finale, ma quale? - Dopo l'ottimismo degli scorsi giorni, il pessimismo torna a circondare i negoziati tra l'Unione europea e il Regno Unito su un accordo di libero scambio come base per le relazioni post Brexit. Michel Barnier ieri ha aggiornato il collegio dei commissari. Ursula von der Leyen farà una relazione sullo stato dell'arte durante il vertice in videoconferenza stasera. Domani Barnier riferirà agli ambasciatori dei 27. Ma “non c'è niente per alimentare l'ottimismo”, ci ha detto una fonte europea: “Non ci sono stati passi avanti decisivi” su level playing field, pesca e governance dell'accordo. Durante il vertice in teleconferenza, i Paesi Bassi e altri stati membri chiederanno alla Commissione di attivare le misure di emergenza previste per una “hard Brexit” in caso di no-deal. “Dobbiamo preparare le imprese e le persone che devono andare oltre Manica l'1 gennaio”, ha spiegato la fonte europea.

Attenzione Roma: la Cdu inizia a occuparsi di Alitalia - L'europarlamentare tedesco della Cdu, Andreas Schwab, ha iniziato a guardare da vicino al salvataggio di Alitalia. In un'interrogazione alla commissaria Margrethe Vestager, Schwab sottolinea che la Newco "ha un nome diverso ma ha ereditato gran parte degli asset della vecchia società, con l'eccezione dei debiti inclusi i fondi ricevuti dal governo che potenzialmente costituiscono aiuto di stato illegale". La prima domanda è questa: "Come è possibile accettare la discontinuità economica della Newco?" La domanda finale è questa: "come intende procedere la Commissione con la Newco Alitalia al fine di evitare una situazione simile a quella emersa dopo il 2008?". Schwab sembra aver scoperto il trucco usato dal governo: ripetere il salvataggio (fallimentare) di 12 anni fa.

 

Accade oggi in Europa

- Consiglio europeo informale in teleconferenza sul Covid-19

- Consiglio Affari esteri

- Consiglio Competitività (mercato interno e industria)

- Parlamento europeo: audizione della presidente della Bce Lagarde davanti alla commissione Affari economici

- Parlamento europeo: conferenza di alto livello su migrazione e asilo con Sassoli, von der Leyen, Schaeuble, Frandi e Vitorino

- Commissione: conferenza stampa dei commissari Timmermans e Simson sulla strategia dell'Ue sull'energia rinnovabile offshore

- Commissione: i commissari Dombrovskis, Gentiloni e Urpilainen partecupano a un evento sull'Africa organizzato da Friends of Europe

Commissione: il commissario Wojciechowski partecipa a un evento organizzato da Slow Food

Eurostat: dati sulla produzione nel settore delle costruzioni di settembre; dati sulla produzione e il commercio di vino nel 2019

Corte di giustizia dell'Ue: sentenza sui prodotti contenenti cannabidiolo

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