Euporn - il lato sexy dell'europa

L'ultima danza europea fuori da questa seconda ondata

Paola Peduzzi e Micol Flammini

L’auto complottista contro i cancelli della Merkel, le proteste di Parigi, l’esperimento di autogestione a Londra, il tormento che ci dà la Svezia e il primo vaccinato del continente

L’automobile è finita contro uno dei cancelli esterni del palazzo che ospita Angela Merkel a Berlino, “nessuno è mai stato in alcun momento in pericolo”, ha detto il portavoce della cancelliera, Steffen Seibert. Il conducente, un signore in tarda mezza età, è stato preso in custodia mentre la polizia faceva sapere che prima di tutto era necessario stabilire se il signore era andato a sbattere “deliberatamente” o per sbaglio. L’understatement delle autorità tedesche – lo conosciamo eppure ci colpisce sempre, a volte ci fa quasi sorridere – è ancora più rassicurante e sano se confrontato con quello che c’era scritto sull’automobile: da un lato “Maledetti assassini di bambini e di vecchi”; dall’altro “Fermate le politiche della globalizzazione”. Secondo alcuni resoconti, il conducente aveva altri precedenti e questo atto sarebbe nato all’interno delle proteste che ci sono state nelle ultime settimane attorno al Reichstag. I manifestanti criticano la cancelliera “liberticida” che con il suo lockdown (“leggero”, precisa sempre il corrispondente dalla Germania del Monde, Thomas Wieder, paragonandolo a quello francese) toglie libertà e speranza e la paragonano a Hitler. E’ appena ironico sottolineare che la stragrande maggioranza di questi manifestanti è di estrema destra, anzi alcuni hanno fatto anche il saluto nazista mentre in piazza criticavano la cancelliera paragonandola al nazismo. Comunque sia, le frasi dell’automobile sono quelle di questa protesta, che comprende anche QAnon, la centrale americana delle teorie del complotto che ha qualche filiale anche in Europa. E’ una resistenza piccola nei numeri ma molto agguerrita e cresce assieme alla cosiddetta “fatica da Covid”: non va sottovalutata, soprattutto ora che si stanno preparando le misure per uscire dalla seconda fase dei lockdown. Lo ha fatto ieri la stessa Merkel. 

 

Parigi e i “sacrificati”. Martedì, poche ore prima del discorso con cui Emmanuel Macron ha annunciato che la riapertura in Francia  seguirà tre tappe e che la normalità non “tornerà domani”, per le strade del paese erano già iniziate le marce “dei sacrificati”. Si definiscono così i proprietari di bar e ristoranti. Riapriranno dal 20 gennaio e dopo il discorso  del presidente hanno organizzato nuovi incontri e manifestazioni per tutta la Francia: è questa la categoria più arrabbiata. Secondo i dati, circa il 75 per cento dei ristoranti che non fanno parte di qualche catena rischia di chiudere per sempre. Macron ha parlato di misure aggiuntive per aiutare il settore e tutti quelli che riapriranno per ultimi, ma non è bastato:  proprietari di bar e ristoranti non hanno intenzione di aspettare gennaio. C’è chi  organizza azioni simboliche, si appendono le chiavi dei  locali davanti alle prefetture, i  grembiuli davanti alle sedi del partito del presidente e chi invece cerca uno scontro più forte. Anche il presidente di Medef, la confindustria francese, per la prima volta si è messo contro il presidente e ha dato ragione ai “sacrificati”. Ha anche fatto una proposta: una app di geolocalizzazione per accedere ai ristoranti, “come si fa in Inghilterra”. Salvo poi scoprire che la app in questione, la NHS Covid-19, non funziona con la geolocalizzazione, ma con un QR Code all’ingresso dei locali. 

 


Il governo di Boris Johnson ha deciso che per Natale bisogna sospendere il rigore anti Covid, in Francia si preparano grandi manifestazioni


 

Nella bolla natalizia di Londra. Il governo di Boris Johnson ha deciso che per Natale bisogna sospendere il rigore anti Covid  e lasciare che sia la responsabilità personale a gestire i giorni dal 23 al 27 dicembre. Gli scienziati che consigliano il governo sono inorriditi e alcuni sostengono che ci sarà un passo indietro, uno dei tanti, ma intanto le regole per Natale sono: si può viaggiare, ci si può vedere in casa al massimo fino a tre gruppi familiari che non convivono, ogni inglese dovrà e potrà valutare se ha senso assumersi questo rischio – e farlo assumere anche ai propri familiari. Nicola Sturgeon, primo ministro scozzese, ha precisato: il fatto che si possa fare non implica che si debba fare. Cioè il governo non incoraggia le riunioni di famiglia, ma non le vieta. C’è chi dice cose catastrofiche come: sarà un dolce Natale, poi passeremo gennaio e febbraio a seppellire parenti. C’è chi dice invece che, come al solito, c’entra la Brexit e la necessità di essere un pochino più gentili perché sta arrivando il conto del divorzio dall’Ue (pare però che l’insistenza del presidente eletto americano, Joe Biden, sulla necessità di un accordo che non metta a repentaglio l’Irlanda stia avendo effetti benefici: forse scopriremo allo scadere del tempo come avrebbe potuto essere diverso questo negoziato con un arbitro esterno meno incendiario). C’è chi dice che invece questa è una prova generale: non sappiamo quante ondate ci saranno prima dell’arrivo del vaccino, è necessario educare gli inglesi a essere più responsabili senza che ci siano obblighi imposti. Forse l’evoluzione è questa: interiorizzarlo, il lockdown.

 

A proposito di vaccini. Ieri la Commissione  ha approvato  il  contratto con Moderna per assicurarsi 160 milioni di dosi di vaccino contro il coronavirus. E’ il sesto  che l’Ue sta concludendo e di recente la von der Leyen ha anche detto che è in trattativa con Novavax. Al momento, se si seguono i dati delle case farmaceutiche che hanno già annunciato una percentuale di efficacia, la Commissione ha stipulato contratti per acquistare dosi sufficienti a immunizzare 430 milioni di europei, quasi tutta la popolazione. Oltre alle 160 milioni di dosi di Moderna, ci sono 400 milioni di AstraZeneca e oltre 300 milioni di Pfizer/BioNTech (ogni vaccino a bisogno di due dosi). Ieri von der Leyen ha anche detto che “il primo cittadino europeo potrebbe essere vaccinato prima della fine di dicembre”. Numeri e notizie importanti,  da tenere a mente per rispondere alle future lamentele sull’Ue, che ha pensato a tutto:  ora tocca ai governi nazionali farsi trovare pronti con siringhe, catene del freddo, personale e centri per le immunizzazioni. L’Italia ieri dalla presidente si aspettava anche una risposta sulle vacanze in montagna, l’Austria ha detto che nemmeno quest’anno rinuncerà allo scii e la Commissione è rimasta sul vago: “Non c’è un approccio unico per tutti”, ha detto la commissaria alla Salute, Stella Kyriakides. “Gli stati memebri hanno condizioni diverse, bisogna trovare una approccio basato sulla scienza”.    

 

Perché ci tormenta il modello Svezia. La Svezia è sempre più in difficoltà. I numeri della seconda ondata non sono buoni, i casi si sono moltiplicati nelle ultime quattro settimane e, pur non avendo scelto il lockdown, il governo di Stoccolma si è visto costretto a imporre restrizioni in gran parte delle regioni del paese. Il numero di morti ieri è salito ancora di 55 unità: dall’inizio della pandemia sono decedute 6.555 persone (circa la metà nelle case di riposo). Domenica il primo ministro, Stefan Löfven, ha compiuto il passo inusuale di fare un discorso alla nazione per chiedere a tutti di fare la propria parte, perché “quello che facciamo avrà ripercussioni sulle nostre celebrazioni per Santa Lucia e per Natale e su chi sarà ancora con noi questo Natale. Può sembrare duro. Può sembrare brutale. Ma la realtà è dura e brutale”, ha detto Löfven. Il primo ministro ha ricordato qual è lo spirito svedese in questa pandemia: tutto va avanti, malgrado tutto. Il problema della Svezia è che è così per ragioni culturali e costituzionali. Non è il governo a decidere sulla base degli umori dell’opinione pubblica, ma sono le autorità sanitarie ad avere le leve delle misure restrittive.  Contrariamente alla leggenda diffusa da pro lockdown e trumpiani, il capo epidemiologo Tegnell non ha mai perseguito la strategia dell’immunità di gregge per salvare l’economia. Sin da marzo  aveva spiegato che la Svezia non sarebbe andata in lockdown totale perché altrimenti sarebbe stata costretta a una serie ripetuta di lockdown in autunno. Ha preferito  concentrarsi sulla protezione dei vulnerabili, sulle famose tre T (test, trace, treat), sulla responsabilità individuale, sulle misure restrittive locali. La strategia Tegnell ha funzionato? Guardando alle cifre – ed è sempre rischioso perché ogni paese ha sue specificità – si potrebbe concludere che ha fatto peggio degli altri paesi scandinavi, ma meglio di  altri paesi che sono andati in lockdown. Le curve della seconda ondata, per ora, lo confermano. Il numero di casi degli ultimi 14 giorni ogni 100.000 abitanti è più basso dell’Italia: 616,7 a 761,4. Lo stesso vale per gli ultimi dati sui morti delle ultime due settimane ogni 100.000 abitanti: 2,7 a 14,9. Dall’inizio della pandemia in Svezia sono decedute 63,83 persone ogni 100.000 abitanti contro le 84,90 in Italia. In Europa anche Belgio, Spagna, Regno Unito, Francia e Repubblica ceca fanno peggio. La differenza rispetto ad alcuni governi di questi paesi è che Tegnell ha riconosciuto pubblicamente errori, come quando ha ammesso di non essere riuscito a tenere sotto controllo la prima ondata nelle case di riposo. Si è messo al lavoro per correggersi, nella consapevolezza che l’approccio perfetto non esiste e il rischio zero nemmeno. In una pandemia è la gestione dei rischi la questione centrale: il rischio Covid-19 ma anche di tutti i rischi legati alle misure che si impongono alla popolazione.

 


Una parola nuova che viene da Stoccolma e sa di Natale, e forse è anche  il segreto per superare la “fatica da Covid”: mys


 

Alla ricerca di questo Natale, atteso, temuto, e ormai diventato anche politico, la Svezia sarebbe un ottimo posto in cui trovarlo. Abbiamo imparato una parola: mys. Serve a indicare la ricerca di un’atmosfera molto accogliente, candele, legna, caminetti, vino caldo, coperte, magari anche un acquario. Il calore che non c’è fuori loro lo mettono tutto in casa – in queste case in cui siamo confinati, case troppo affollate o case di troppa solitudine. Forse è il mys il segreto di questo Natale, o quello per superare la “fatica da Covid”. 

(ha collaborato David Carretta)

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