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Dal Washington Post

A che punto è Teheran con i suoi missili. Annunci e smentite dall'Iran

Yeganeh Torbati

Prima il messaggio diffuso dai pasdaran che riferiva lo svolgimento di alcuni test missilistici, poi il dietrofront della tv di stato che ha negato tutto. Questa dinamica, in realtà, è molto comune: la struttura di governo è un ibrido di elementi teocratici e repubblicani, spesso scoordinati

Istanbul. Tra le crescenti preoccupazioni israeliane per il programma missilistico iraniano, la settimana scorsa Teheran è sembrata piuttosto combattuta su quale messaggio voler inviare riguardo alle proprie capacità militari. Un organo di stampa affiliato al Corpo delle Guardie della Rivoluzione islamica, che supervisiona il programma dei missili balistici, ha riferito che in varie zone del paese si erano svolti test missilistici. Ma poi la tv di stato iraniana ha rapidamente smentito, negando che si fossero verificati test di qualunque tipo. Questo botta e risposta è arrivato alla vigilia del viaggio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in Florida, per un incontro con il presidente Donald Trump. Durante la guerra di giugno, gli attacchi aerei israeliani hanno colpito il programma missilistico della Repubblica islamica dell’Iran, ma negli ultimi tempi alcuni funzionari israeliani hanno espresso timori sul fatto che Teheran stia ricostituendo le sue capacità e che rappresentino una minaccia crescente per Israele.

Fars News, affiliata al Corpo delle Guardie della Rivoluzione islamica, ha scritto la scorsa settimana che si erano tenuti test missilistici su vasta scala e ha citato come prove “osservazioni sul campo e segnalazioni pubbliche”. Hamshahri, un giornale sotto la supervisione del comune di Teheran controllato dai falchi, ha condiviso video di quelli che, a suo dire, erano test missilistici, nei quali si vedevano scie nel cielo. Quei video non hanno potuto essere verificati in modo indipendente dal Washington Post. Ma la tv di stato iraniana Irib ha liquidato le notizie, citando “fonti informate”, e ha sostenuto che le immagini condivise mostravano soltanto scie lasciate da aerei ad alta quota. Il capo dell’Irib è nominato dalla Guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, e l’organizzazione è supervisionata da un consiglio composto da rappresentanti della presidenza, della magistratura e del Parlamento. In Iran, la smentita della tv di stato sui test missilistici è diventata oggetto di scherno, perfino sui suoi stessi canali. Mostafa Khoshcheshm, analista iraniano di affari internazionali, ha scherzato durante un programma della tv di stato dicendo che i video con le scie mostravano “voli verticali, aerei di linea per passeggeri a propellente solido”, poi è scoppiato a ridere assieme al conduttore. In Iran è relativamente comune che i messaggi ufficiali siano scoordinati e perfino contraddittori, perché la struttura di governo è un ibrido di elementi teocratici e repubblicani, con organismi che hanno competenze sovrapposte. Anche se la natura di eventuali test recenti non è chiara, il governo iraniano tende a pubblicizzare i test missilistici riusciti “per inviare messaggi strategici o rafforzare la deterrenza”, mentre minimizza quelli falliti: potrebbe essere questo il caso, ha detto Hamidreza Azizi, visiting fellow al German Institute for International and Security Affairs ed esperto di politica di sicurezza iraniana. Un’altra spiegazione, secondo Azizi, è che i test riportati fossero di natura tecnica e non pensati per mandare un messaggio. Ha richiamato le speculazioni secondo cui la forza aerospaziale del Corpo delle Guardie della Rivoluzione islamica starebbe passando verso un sistema più decentralizzato, forse in preparazione a un nuovo conflitto con Israele. Questa interpretazione potrebbe spiegare perché sono stati segnalati lanci missilistici in diverse parti del paese, ha aggiunto Azizi: “Se i test facevano davvero parte di questi aggiustamenti interni, ci sarebbe stato poco incentivo a renderli pubblici”.

Farzin Nadimi, senior fellow del Washington Institute ed esperto dell’apparato militare iraniano, ha detto che i video sembravano indicare un test sul campo di riparazioni, miglioramenti o aggiornamenti della forza missilistica “più che un’esercitazione completa”. Se i militari avessero effettivamente condotto test la settimana scorsa, potrebbero trattarsi del secondo test missilistico dopo la guerra di giugno. A settembre l’Associated Press aveva riferito che l’Iran probabilmente aveva effettuato un test missilistico non dichiarato, citando immagini satellitari e analisi di esperti.

Nella guerra di giugno, le forze israeliane hanno colpito basi militari, difese missilistiche iraniane e hanno ucciso comandanti militari e scienziati nucleari. L’Iran ha risposto con lanci di missili, riuscendo ripetutamente a penetrare le difese aeree israeliane. Verso la fine del conflitto sono intervenuti anche gli Stati Uniti, sganciando bombe di grande potenza su tre siti nucleari chiave. Da quando sono finiti gli attacchi, gli impianti di arricchimento nucleare iraniani “restano in larga parte gravemente danneggiati o distrutti”, secondo un’analisi pubblicata il mese scorso dall’Institute for Science and International Security. “Dopo cinque mesi, l’Iran sembra aver fatto progressi minimi nel ricostituire le capacità distrutte”. Nonostante gli attacchi devastanti subiti dall’Iran, le autorità israeliane continuano a considerare il programma di missili balistici iraniano una minaccia. In un rapporto di giugno, durante la guerra, l’International Institute for Strategic Studies ha detto che l’entità della minaccia missilistica residua resta incerta e “dipende da diverse variabili al momento sconosciute”. Nelle ultime settimane, tra gli analisti che seguono l’Iran è circolata l’ipotesi che Israele possa colpire di nuovo l’Iran nei prossimi mesi, per annullare eventuali progressi nella ricostruzione del programma, che funzionari iraniani hanno detto di voler portare avanti. Anche l’Associated Press a settembre ha riferito, citando immagini satellitari, che l’Iran stava ricostruendo siti di produzione missilistica.

“Dopo la guerra, l’Iran è diventato più forte di prima e le sue linee di produzione di armamenti sono attive, al punto che perfino dopo la guerra imposta dei 12 giorni la linea di produzione dei nostri potenti missili non è stata chiusa nemmeno per un momento”, ha dichiarato questo mese Abolfazl Shekarchi, portavoce dello stato maggiore delle forze armate iraniane. Esmaeil Baqaei, portavoce del ministero degli Esteri iraniano, ha detto il 22 dicembre che il programma missilistico dell’Iran è difensivo e quindi non è oggetto di negoziato. Negli ultimi mesi, esponenti militari iraniani si sono vantati pubblicamente delle prestazioni dell’Iran durante la guerra di giugno e hanno sostenuto che il paese conserva le proprie capacità missilistiche, anche se analisti esterni hanno osservato che i missili balistici iraniani non hanno raggiunto l’obiettivo di dissuadere un attacco israeliano né di infliggere danni sufficienti a Israele una volta iniziato l’attacco. “Nessuna delle [basi missilistiche sotterranee] è stata danneggiata”, ha detto Mohammad Ali Jafari, ex comandante delle Guardie della Rivoluzione islamica, in un’intervista a Javad Mogouei, documentarista iraniano vicino all’establishment della sicurezza del paese, pubblicata su YouTube a ottobre. “Tutte queste sono sotto le montagne e nessuna ha riportato danni. È possibile che alcuni ingressi siano stati colpiti”. Alla domanda se all’Iran fossero rimasti missili a sufficienza dopo la guerra, Jafari ha risposto: “Non abbiamo limiti nella nostra capacità missilistica”.

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