L'accusa dei 91 droni contro la residenza di Putin, convinto che Trump starà sempre dalla sua parte
Nel nome dello "spirito di Anchorage" i russi continuano a dire che un accordo per far finire la guerra esiste già e tutto è stato stabilito con gli americani in Alaska. Mosca prepara il terreno e le scuse per altra guerra
La risposta del Cremlino all'incontro fra Donald Trump e Volodymyr Zelensky di domenica a Palm Beach, è arrivata: dobbiamo rivedere il nostro approccio negoziale perché l’Ucraina ha tentato di colpire una delle residenze del capo di Vladimir Putin con novantuno droni, tutti abbattuti. È stato il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, a dire che era il modo degli ucraini per sabotare la pace, ed è stato il capo del Cremlino a riferire, personalmente, la notizia a Trump, sottolineando che a questo punto le posizioni di Mosca cambiano e ci saranno ritorsioni. Secondo il Cremlino Trump sarebbe rimasto scioccato dalla notizia e sbalordito che l’Ucraina “abbia fatto qualcosa di così folle”, avrebbe esclamato: “Grazie a Dio non abbiamo dato loro i Tomahawk”. Kyiv ha smentito, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha parlato di bugie, ma si è trovato davanti il muro dell’intesa che finora sembra inossidabile fra Trump e Putin. Il presidente americano, Donald Trump, durante la conferenza stampa tenuta con Zelensky, ha più volte lodato il capo del Cremlino, Vladimir Putin, con il quale si era intrattenuto al telefono per oltre due ore già domenica.
“Non abbiamo parlato del tempo”, ha detto Trump a un giornalista che gli domandava di cosa i due leader avessero discusso durante la telefonata. Anche Zelensky, a porte chiuse, ha rivolto la stessa domanda a Trump. Durante la conversazione, il presidente americano ha illustrato al capo del Cremlino i venti punti del piano e Putin lo avrebbe ascoltato senza dimostrare contrarietà, anzi dando ulteriore prova di volere la fine del conflitto. Zelensky ha più volte cercato di mostrare agli americani che Putin dice di volere la pace, ma poi si comporta in modo opposto: bombe, minacce, apparizioni in mimetica. Trump però rimane convinto che da parte di Putin ci sia un impegno serio e anzi, come ha detto a Mar-a-Lago, “Putin è stato molto generoso nei suoi sentimenti verso il successo dell’Ucraina, inclusa la fornitura di energia, elettricità e altre cose a prezzi molto bassi”. La sera prima dell’incontro fra Zelensky e Trump a Palm Beach, l’esercito russo aveva preso di mira le centrali elettriche e termoelettriche dell’Ucraina, costringendo i civili a entrare in regime di emergenza, razionando luce e riscaldamento. Ma per Trump Putin è un generoso che desidera ogni bene per l’Ucraina.
Da alcuni giorni, il capo del Cremlino si presenta con più frequenza del solito davanti ai suoi soldati. Spesso annuncia conquiste che non ci sono state, si fa dire i chilometri che mancano alla cattura di nuove città ucraina – lunedì il generale Evgeni Nikiforov gli ha detto che i soldati sono a venti chilometri da Sumy, nella regione di Kharkiv – e dà disposizioni per i combattimenti futuri. Dopo poche ore dall’annuncio di Trump che la pace è molto vicina, Putin ha detto che nel 2026 “l’operazione militare speciale” proseguirà secondo gli obiettivi stabiliti e ha sottolineato la necessità che i soldati proseguano l’offensiva nella regione di Zaporizhzhia. Durante gli incontri con i generali, spesso Putin esalta conquiste mai avvenute, ma l’intenzione di prendere Zaporizhzhia è reale e anche il capo dell’intelligence ucraina, Kyrylo Budanov, ha confermato che la Russia sta lavorando per aumentare la pressione nella regione meridionale che attualmente controlla per il 70 cento. Come ha detto Zelensky durante un’intervista a Fox News: Putin parla di pace con Trump, ma non mostra nessun segno di voler lavorare per ottenerla.
Il Cremlino ha la sua idea per far finire la guerra e la riassume in un concetto che i suoi funzionari citano spesso: “Lo spirito di Anchorage”. Quando Trump e Putin si incontrarono in Alaska, il 15 agosto agosto, non ci fu nessun grande annuncio. Il presidente americano era arrivato con l’obiettivo di ottenere un cessate il fuoco e andò via dicendo che per far finire la guerra un cessate il fuoco sarebbe stato inutile, un trucco per riarmarsi e protrarre i combattimenti. Ad Anchorage, i russi spiegarono agli americani la loro idea di pace: disarmo degli ucraini, cessione del Donbas, congelamento del resto della linea del fronte, capitolazione dell’Ucraina e di Zelensky. L’analista americano Phillips P. O’Brian nell’ultimo numero della sua newsletter, dedicata alla “pantomima” di Mar-a-Lago, elenca una serie di motivazioni che portano a pensare che Trump, preso dallo spirito dell’Alaska, deve aver dato qualche rassicurazione al Cremlino, convenendo se non su tutti, su molti punti.
Nei giorni scorsi il viceministro degli Esteri russo, Sergei Ryabkov, ha rilasciato una lunga intervista al Primo canale della televisione russa. Ha detto che l’Ucraina continuerà a essere colpita fino a quando non diventerà “amichevole”, e fra le sue dichiarazioni ce ne sono alcune quasi rivelatrici. Il viceministro dice: “Sappiamo che questo piano – se così si può chiamare – differisce radicalmente dai 27 punti su cui abbiamo lavorato con la parte americana nelle ultime settimane, a partire dall’inizio di dicembre”. Ryabkov rivela che Mosca e Washington sono al lavoro su un loro piano e non hanno intenzione di seguire, di leggere, di considerare i venti punti su cui gli ucraini lavorano con gli europei e con la mediazione americana. Mosca si sente in sintonia con Washington e considera l’Alaska con il momento in cui fra Trump e Putin è stato concluso qualcosa. Dallo spirito di Anchorage non si torna più indietro, gli ucraini hanno mostrato di essere iperattivi pur di arrivare alla pace. Ora Mosca aspetta che Trump interrompa ogni forma di sostegno nei confronti dell’Ucraina.
i negoziati
Nulla di fatto a Mar-a-Lago
Il nuovo Grande Gioco
Le liberaldemocrazie disunite contro l'asse delle autocrazie. Il libro di Vernetti