i negoziati
Zelensky incontra Trump a Mar-a-Lago
Al centro del colloquio c'è la versione aggiornata del piano in 20 punti per far finire la guerra in Ucraina. A poche ore dal vertice, il capo della Casa Bianca sente Putin. Con i leader europei è attesa una telefonoata congiunta dopo l'incontro a porte chiuse
Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, è arrivato a Mar-a-Lago con la notizia che il padrone di casa, Donald Trump, aveva appena tenuto una telefonata “produttiva” con il capo del Cremlino Vladimir Putin. Il Cremlino si è affrettato a confermare e il consigliere per la politica estera di Putin, Yuri Ushakov, ha subito fornito alcuni dettagli, spiegando che Trump, come Putin, è contrario a un cessate il fuoco e pensa, come Putin, che sarebbe soltanto utile a “prolungare le ostilità”. Per dare la misura del coordinamento fra gli Stati Uniti e il Cremlino, Ushakov ha anche annunciato che dopo l'incontro con Zelensky e dopo la telefonata con i leader europei (prevista a breve), Trump avrebbe nuovamente parlato con Putin, anche perché i due capi di stato hanno concordato di creare, a partire da gennaio, dei gruppi di lavoro per lavorare alla fine della guerra e anche alle possibilità di affari fra Mosca e Washington.
Mentre il Cremlino tesseva la storia del rapporto magnifico con il presidente Trump, Zelensky andava verso la residenza del presidente a Palm beach, in Florida, per la cena di lavoro, durante la quale discutere del piano in venti punti per far finire la guerra e dei dettagli più importanti: garanzie di sicurezza, questioni territoriali. Sui territori Putin ha ribadito sabato di volere tutto il Donbas: si è presentato ancora una volta in mimetica e ha detto ai militari che Mosca non ha fretta di ottenere i territori in modo pacifico. La chiusura al compromesso del capo del Cremlino è il più grande ostacolo alla soluzione del conflitto e per gli ucraini non è mai stato semplice farlo capire alla Casa Bianca.
Zelensky è stato accolto da Trump all’ingresso, i due hanno rilasciato alcune dichiarazioni alla stampa. Il capo della Casa Bianca ha detto che sia il presidente ucraino sia Putin vogliono la fine della guerra, ha definito Zelensky un uomo coraggioso: improvvisamente la paura di un assalto, come quello subìto dal presidente ucraino nello Studio Ovale a febbraio, ha iniziato a dissiparsi. Trump ha parlato delle aggressioni russe contro le città ucraine e per la prima volta ha detto che ci sono anche zone in Russia che vengono colpite: “Non è il Congo, non siamo noi a colpire, credo proprio siano gli ucraini”, ha detto il presidente americano. Non c’era rimprovero, ma le parole del presidente americano sono parse più il riconoscimento, per la prima volta, che Kyiv qualche carta ce l’ha: a febbraio, nello Studio Ovale, Trump aveva cacciato Zelensky dicendogli che non aveva le carte per portare le sue condizioni al tavolo dei negoziati, i russi hanno sempre convinto la Casa Bianca che l’Ucraina è spacciata, gli ucraini stanno lavorando molto per dimostrare, carte alla mano, che non è così e Kyiv può dettare le sue condizioni.