Il sottomarino di Kim Jong Un cambia i rapporti di forza in Asia
L’arma subacquea è anche una mossa politica. Il regime di Pyongyang alza la posta della deterrenza, mentre il legame con la Russia si trasforma in un coordinamento militare, economico e propagandistico
C’è una notizia che ieri ha allarmato tutti gli osservatori della Corea del nord, perché come “regalo di Natale” all’asse della resistenza di cui fa parte, il dittatore nordcoreano Kim Jong Un ha ispezionato quello che i media di stato nordcoreani descrivono come un “sottomarino strategico a propulsione nucleare da 8.700 tonnellate, armato con missili guidati”, e con l’occasione sono state diffuse per la prima volta alcune fotografie del sommergibile che finora nessuna intelligence occidentale era sicura Pyongyang avesse in dotazione. Ma il messaggio, più che tecnico, è politico: la Corea del nord vuole accreditarsi come potenza capace di portare la deterrenza nucleare sott’acqua e quindi renderla più difficile da neutralizzare – un sottomarino a propulsione nucleare è il sacro graal della Difesa. Ma per Kim Jong Un il sommergibile è anche una risposta alle mosse di Seul: la leadership sudcoreana ha annunciato di aver iniziato gli studi per un proprio sottomarino a propulsione nucleare, e per farlo si avvarrà dell’assistenza americana, per esempio sul rifornimento di combustibile. L’agenzia di stampa statale nordcoreana, la Kcna, ha parlato di un “atto aggressivo” che violerebbe sicurezza e sovranità marittima nordcoreane, e ha criticato l’arrivo in Corea del sud del sottomarino nucleare americano Uss Greeneville, definendolo un fattore di instabilità.
Naturalmente il salto di qualità negli armamenti a disposizione di Pyongyang resta da verificare. La stessa Kcna non fornisce dettagli sul reattore navale e la Corea del nord non ha finora dimostrato in modo inequivocabile di possedere una tecnologia matura per la propulsione nucleare in mare. Osservatori esterni che hanno parlato con NkNews hanno notato dalle fotografie che lo scafo appare più moderno del sottomarino a propulsione convenzionale che era stato annunciato nel 2023, ma ipotizzano che possa trattarsi di uno scafo ancora incompleto, con integrazione dei sistemi e addestramento dell’equipaggio tutti da costruire. Kim, intanto, collega il programma a una più ampia “nuclearizzazione” della Marina, con nuovi cacciatorpediniere, sistemi offensivi imbarcati e “armi segrete” subacquee.
La minaccia nordcoreana, però, cresce soprattutto per un altro fattore: il rapporto del regime asiatico con la Russia di Putin nella guerra contro l’Ucraina, che si consolida in coordinamento militare, economico e persino simbolico. Da Mosca infatti arriva una retorica sempre più esplicita su Pyongyang: messaggi presidenziali che attribuiscono alla partecipazione di soldati nordcoreani nella regione russa di Kursk un valore “eroico”, presentandola come prova di una “amicizia invincibile”. E nello stesso tempo la cooperazione economica si estende: ogni settimana ci sono nuovi comitati intergovernativi, nuovi programmi turistici, sviluppo congiunto di infrastrutture e potenziamento dei collegamenti, con una linea ferroviaria diretta tra Pyongyang e Mosca e la rotta aerea Pyongyang-Mosca.
Il coordinamento arriva anche alla propaganda. Documenti ufficiali russi indicano l’intenzione di finanziare film che glorifichino il “coraggio” dei militari della Dprk nella “liberazione” di Kursk, collocando il tema accanto alla narrazione patriottica della guerra in Ucraina. L’asse con Mosca è un pezzo importante della nuova vita del regime nordcoreano, sempre più spietato internamente e pronto a tutto per sopravvivere.