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Editoriali

Il francese nella prigione di Putin

Redazione

Nel contatto tra Mosca e Parigi si vede una speranza per Laurent Vinatier

C’è un barlume di speranza per Laurent Vinatier, il politologo francese accusato di spionaggio e attualmente detenuto nella prigione di Lefortovo, a nord-est di Mosca. La Russia ha fatto una proposta alla Francia per liberarlo, a un anno e mezzo dalla sua incarcerazione arbitraria, avvenuta nel giugno 2024. “Ci sono stati contatti appropriati tra la nostra parte e i francesi ed è stata sottoposta un’offerta in merito a Vinatier. La palla è ora nel campo della Francia”, ha dichiarato giovedì il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov. Politologo specializzato nei territori post sovietici, Vinatier lavorava in Russia per il Centro per il dialogo umanitario, un’ong con sede a Ginevra. Nell’ottobre del 2024 è stato condannato a tre anni di reclusione per questioni amministrative: non si era registrato nell’elenco degli “agenti stranieri” prima di richiedere l’accesso ad alcune informazioni militari. All’epoca non aveva contestato i fatti e aveva presentato le sue scuse a Mosca “per non aver rispettato le sue leggi”. Ma durante l’estate la sua situazione si è aggravata, con accuse di spionaggio per le quali rischia fino a 20 anni di prigione.

La scorsa settimana, sollecitato da un giornalista francese durante la tradizionale conferenza annuale, Vladimir Putin aveva affermato di “non sapere nulla” sul caso del ricercatore, promettendo tuttavia di informarsi. “E se ci sarà anche la minima possibilità di risolvere questa questione in modo positivo, qualora la legge russa lo consentisse, faremo tutto il possibile”, aveva aggiunto. Negli ultimi giorni, mentre l’Eliseo faceva sapere che Emmanuel Macron è “pienamente impegnato per ottenere il suo rilascio il più rapidamente possibile”, c’è stata un’accelerazione da parte del Cremlino. Che potrebbe essere legata alla recente apertura diplomatica di Macron a Putin sul dossier ucraino, alla volontà del presidente francese di riprendere il dialogo con il suo omologo russo.