Pericolose intese
Modi e Putin firmano un accordo per spedire 70 mila lavoratori indiani in Russia. Alcuni finiscono in trincea
In questi giorni iniziano a emergere i dettagli della visita del presidente russo a Nuova Delhi. Tra gli accordi per la mancanza di manodopera di Mosca e "per compensare i deficit dell'economia russa" c'è la crescita dei cittadini indiani nel territorio russo, ma in questo numero s'insinua la guerra in Ucraina. I due studenti morti in Donbas
Dopo qualche settimana dall'accoglienza riservata dal primo ministro indiano Narendra Modi al presidente russo Vladimir Putin, sono iniziati a emergere alcuni dettagli sugli accordi firmati tra il Cremlino e Nuova Delhi. Ieri Boris Titov, rappresentante speciale di Putin per le relazioni con le organizzazioni internazionali sullo sviluppo sostenibile, ha detto che entro il prossimo anno arriveranno in Russia almeno 40.000 lavoratori migranti indiani per mancanza di manodopera e "per compensare i deficit dell'economia russa". Secondo alcuni dati il numero sarebbe al ribasso, secondo il ministero del Lavoro russo la quota sarebbe di oltre 70.000 indiani, e il console indiano a San Pietroburgo, Neelam Rani, aveva detto lo scorso mese che il numero di lavoratori migranti indiani in Russia potrebbe raggiungere le 400.000 unità.
Il numero di indiani in Russia è cresciuto notevolmente negli ultimi anni: le autorità di Mosca hanno rilasciato circa 8.000 permessi di lavoro a cittadini indiani nel 2022, più di 14.000 nel 2023 e 36.000 nel 2024. In questa "carenza di manodopera", che è reale – secondo le proiezioni del ministero del Lavoro russo potrebbero essere necessari oltre 12 milioni di lavoratori stranieri entro il 2032 per sostenere la crescita economica di Mosca e il calo demografico russo – s'infila anche la guerra in Ucraina: alcuni di questi "lavoratori" vengono reclutati con l'inganno dall'esercito russo e nelle scorse settimane si sono riversate per le strade di Nuova Delhi le loro famiglie per protestare contro la "truffa" di Vladimir Putin. Molti hanno affermato che i loro familiari sarebbero stati attirati con promesse di lavori legittimi come guardie di sicurezza o magazzinieri, con stipendi elevati e alloggio pagato, e hanno chiesto in piazza Jantar Mantar l'intervento del governo per un rimpatrio sicuro.
Qualche giorno prima dell'annuncio russo, il ministero degli Esteri indiano ha detto al Rajya Sabha, la Camera alta del Parlamento indiano, che dal 2022 sono stati reclutati nelle Forze armate russe almeno 202 indiani, 26 hanno perso la vita nei combattimenti e sette risultano dispersi. Il 17 dicembre sono stati riportati in India due lavoratori indiani morti in trincea, nel Donbas: Ajay Godara, 22 anni, residente in Rajasthan, e Rakesh Kumar, 30 anni, originario dell'Uttarakhand. "Sia Godara che Kumar si erano recati in Russia l'anno scorso con visti per studenti, ma sarebbero stati arruolati nell'esercito russo dopo essere stati ingannati da agenti che avevano promesso loro un lavoro come addetti alle pulizie e aiutanti. Gli indiani continuano a essere arruolati nell'esercito russo nonostante la promessa di Mosca del 2024 di non ammettere più indiani", scrive The Hindu. La procedura che viene raccontata è sempre la stessa: gli indiani vengono costretti a firmare contratti in russo che non capiscono, poi vengono mandati a combattere senza alcun addestramento.
Secondo l'intelligence militare ucraina, il contingente più numeroso di cittadini stranieri che combattono per conto della Russia è rappresentato dai nordcoreani, seguit da Uzbekistan, Tagikistan, Kazakistan, Bielorussia e Cuba. Lo scorso ottobre l'Ucraina aveva catturato il primo indiano a combattere per le Forze russe: Sahil Majothi si era recato in Russia per studiare ingegneria informatica, poi era stato accusato di reati di droga: in un video diffuso da Kyiv raccontava come gli fosse stata data la possibilità di scegliere tra arruolarsi nell'esercito russo o scontare la pena in prigione.