Foto di Guillaume Périgois su Unsplash

l'editoriale dell'elefantino

L'incapacità europea di dire: “Follow the money”

Giuliano Ferrara

È ora di seguire i movimenti del denaro, per capire il fulcro di un problema, di una decisione di potere, di un conflitto tra poteri. Il test dei soldi oggi è per l’Europa: produrre decisioni cruciali di potere oppure no? Brividi e speranze

Follow the money. Segui i movimenti del denaro, se vuoi capire il fulcro di un problema, di una decisione di potere, di un conflitto tra poteri. Ora è giudizio comune che questa regola sia dirimente per giudicare della capacità di resistenza dell’Europa alla Russia di Putin, per stabilire quale possa essere l’esito della guerra d’aggressione all’Ucraina, cioè la qualità di un compromesso ovvero di un piano di pace solido e garantito, e dei diversi conflitti economici, militari, di intelligence, diplomatici che ne conseguono. Sanzioni, prestiti, conversione delle fonti energetiche forniture di armamenti di difesa e controffensiva: il sostegno civile e militare a un paese indipendente attaccato dall’esercito russo, nella formidabile “operazione speciale” decisa dal Cremlino, si gioca anche e sopra tutto sul piano della guerra finanziaria. Si arriva ora al culmine della guerra delle risorse con il negoziato intergovernativo sul congelamento e sullo sfruttamento di beni statali russi collocati in prevalenza in una struttura bancaria belga, una cifra imponente di circa duecento miliardi di euro, per aiutare la difesa ucraina e debilitare la condizione di forza dell’offensiva russa. Follow the money. A Bruxelles ora si intrecciano posizioni politico-diplomatiche diverse.

Tedeschi, olandesi, paesi dell’est tra i più esposti al pericolo dell’espansionismo russo, che preme ai loro confini, sono per una soluzione radicale, che non è la confisca pura e semplice ma un meccanismo di blocco e di uso di quel patrimonio per un prestito a Kyiv in grado di sostenere lo sforzo di resistenza bellica di quel paese per almeno due anni, prestito realizzato con risorse finanziarie russe parcheggiate nel sistema bancario dell’area euro, sezione belga, messo in conto alle riparazioni dei danni di guerra provocati dall’aggressione. Il premier polacco Donald Tusk ha impresso lo stigma più drammatico all’operazione, con questa formula eloquente e sinistra: “Soldi oggi o sangue domani”. Mezza Europa è convinta che la pressione russa non si ferma alla provocatoria impresa del Donbas, una credibile e prevedibile minaccia incombe oltre la sovranità violata degli ucraini. E’ la stessa posizione del Regno Unito e delle sue autorità civili e militari, e la Germania è all’avanguardia in questa previsione strategica. L’idea è che un Putin indebolito da una decisione finanziaria a lui ostile, e pregiudizievole per il suo sistema di alleanze oligarchiche e consenso interno, potrebbe passare da una posizione di oltranzismo bellico a una disponibilità al negoziato vero e a un compromesso ragionevole. Una volta accertato che il ritiro degli americani di Trump dal sostegno pieno all’Ucraina non comporta un analogo cedimento dell’Unione europea e degli inglesi, e corrisponde al contrario a una decisione rischiosa, epocale, forte, duratura, incisiva, la vena realista di un autocrate capace di valutare i rapporti di forza in campo potrebbe prevalere. Il resto dell’Unione, compresa l’Italia e in parte la Francia e il Belgio finanziariamente il più esposto, teme che la mossa del prestito forzato contenga un azzardo legale e possa ritorcersi, vuoi con sentenze vuoi con la destabilizzazione del mercato dell’euro, contro chi ne prende l’iniziativa, segnando un punto vittorioso a favore di Putin. Altri tra cui gli ungheresi sono semplicemente dalla parte dell’appeasement totale a Putin, mentre l’ipotesi di una condivisione del rischio finanziario nel bilancio europeo e dunque a carico dei contribuenti della Ue, senza toccare il bottino finanziario del commercio russo, è di una diffusa impopolarità.

Sembra chiaro che dal fatto, che la decisione sia presa o respinta, dal suo carattere, dipenderà in conseguenza una chiara conclusione sulla cosiddetta “indipendenza europea”, cioè sulla disponibilità a fare da sé dei paesi e partner investiti dall’ondata russa, per adesso in territorio ucraino, ma con un build up degli investimenti militari rivendicato da Putin come base di uno sforzo di guerra prolungato a cui nessuno può resistere. Sulle sanzioni, sulla conversione energetica e sullo sforzo anti russo e pro ucraino in area Nato, con la forza finanziaria messa in campo finora, l’Ue e il regno Unito hanno fatto il loro dovere politico. Ora Bruxelles è di fronte a un altro test: ce la fai, Europa, a produrre decisioni cruciali di potere, di carattere offensivo, almeno sul terreno a te più congeniale, quello della finanza e dei mercati? Il tuo sistema decisionale intergovernativo regge a una sfida autocratica e al disimpegno di quella che fino a ieri era stata la potente democrazia alla guida del blocco euro-atlantico? Sai dare o no questa prova di carattere e di indipendenza?

Di più su questi argomenti:
  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.