Erdogan vuole gli F-35

L’11 aprile del 2017, quando Donald Trump era alla Casa Bianca durante il suo primo mandato, la Turchia firmò l’accordo per l’acquisto dei sistemi missilistici russi S-400. I primi arrivarono alla base aerea di Mürted nel 2019 e le pressioni americane per evitare che un paese della Nato, quello con il secondo esercito dell’Alleanza, diventasse un problema di sicurezza portarono all’esclusione della Turchia dal programma F-35 della Nato. A distanza di sei anni, è accaduto invece che, per avere gli S-400, Ankara ha avuto dei problemi di aggiornamento e ora, secondo Bloomberg, starebbe cercando di restituire i sistemi missilistici ai russi. Erdogan ne avrebbe anche parlato di persona con  Putin, il Cremlino ha negato che la Turchia abbia chiesto di rispedire al mittente i missili, ma ci sono buone ragioni per cui Ankara avrebbe bisogno di un riallineamento. L’abbandono degli S-400 potrebbe aprire la strada alla revoca delle sanzioni americane e soprattutto alla riammissione della Turchia nel programma F-35.

Ovviamente Mosca non si riprenderebbe i missili per niente, e la Turchia avrebbe offerto una compensazione attraverso le importazioni di energia russa. Quando Erdogan prese la decisione di scegliere gli S-400, lanciò una grande sfida agli Stati Uniti e al presidente Trump in persona. Il presidente turco non ha grandi problemi con il suo omologo americano, che in più occasioni lo ha definito un amico e quindi il problema è soprattutto di opportunità. Essere esclusi da un programma  come quello degli F-35 non permette di rimanere aggiornati al pari di altri alleati della Nato e per una potenza che ha puntato molto sulle Forze armate si tratta di un problema. Erdogan sta cercando di rientrare nel programma, ne ha bisogno, mentre Putin potrebbe non disdegnare qualche S-400 in più fatto rientrare aumentando le esportazioni di energia. Tuttavia la storia racconta che la tecnologia russa, che è la base della tecnologia militare dei regimi, non vale quanto quella occidentale.