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In Venezuela

Dal regime di Caracas Trump vuole (anche) il petrolio “rubato”

Maurizio Stefanini

In questo momento il Venezuela è circondato dalla più grande flotta mai assemblata nella storia del Sud America. Il presidente americano vuole indietro tutto l'oro nero, la terra e gli altri beni che il regime di Maduro avrebbe rubato agli Stati Uniti

L’Ue ha esteso fino al 2027 le sanzioni contro il regime di Nicolás Maduro; l’Alto Commissariato dell’Onu per i Diritti Umani ha formulato nuove dure denunce contro il governo del Venezuela, subito approvate da María Corina Machado ed Edmundo González Urrutia; tre nuove “narcoimbarcazioni” sono state affondate dall’Operazione Southern Spear – con altri otto morti – nel Pacifico orientale, al largo della Colombia. La crisi venezuelana non è una questione che si limita ai soli Donald Trump e Maduro, ma il presidente americano riesce a confondere molte cose, soprattutto quando si mette sul suo social Truth e inizia a fare lunghi post. Dopo la taglia a Maduro, dopo l’arrivo delle navi dell’Operazione Southern Spear, dopo i bombardamenti delle supposte narcoimbarcazioni, dopo il blocco aereo e dopo l’annuncio di prossime operazioni terrestri, il sequestro della petroliera Skipper è stato seguito da un annuncio minaccioso e appunto confuso.

 

“Il Venezuela è completamente circondato dalla più grande flotta mai assemblata nella storia del Sud America. Questa situazione non farà che aumentare, e lo choc per loro sarà mai visto prima, finché non restituiranno agli Stati Uniti tutto il petrolio, la terra e gli altri beni che ci hanno precedentemente rubato. Pertanto, oggi ordino il blocco totale e completo di tutte le petroliere sanzionate in entrata e in uscita dal Venezuela. Gli immigrati clandestini e i criminali che il regime di Maduro ha inviato negli Stati Uniti durante la debole e incapace Amministrazione Biden vengono rimpatriati in Venezuela a un ritmo accelerato. Gli Stati Uniti non permetteranno a criminali, terroristi o altri paesi di rubare, minacciare o danneggiare la nostra nazione, né permetteranno a un regime ostile di sequestrare il nostro petrolio, la nostra terra o qualsiasi altro bene, che deve essere restituito immediatamente agli Stati Uniti. Grazie per l’attenzione prestata a questa questione!”. Il riferimento al petrolio è una novità, in una operazione che finora era stata giustificata soltanto dal ruolo di Maduro nel traffico di droga.

 

Ma non esiste alcuna richiesta ufficiale da parte del governo degli Stati Uniti contro il governo venezuelano per le aziende espropriate durante la cosiddetta Rivoluzione bolivariana. L’unica delle “grandi” aziende a rimanere nel paese è stata proprio la statunitense Chevron, grazie a esenzioni temporanee concesse dalla Casa Bianca. Chevron produce almeno un terzo del petrolio greggio estratto in Venezuela ed è l’unica azienda che paga a Pdvsa i prezzi ufficiali di mercato. Dopo che Maduro ha violato i termini del Processo di Barbados rubando le elezioni del 2024, la licenza alla Chevron avrebbe dovuto essere tolta, ma una proroga è stata estorta in cambio del rilascio di dieci cittadini americano, dopo il quale però Trump ha iniziato la sua escalation contro Maduro.

 

Trump dice poi che “il regime venezuelano è stato designato come organizzazione terroristica straniera”, quando il dipartimento di stato designa gli stati nazionali come sponsor del terrorismo, non come organizzazioni terroristiche. E parla di blocco “totale e completo” ma limitandolo alle “petroliere sanzionate”. Ma le petroliere che trasportano la produzione della Chevron sarebbero autorizzate. L’anno scorso, in base al precedente accordo con l’Amministrazione Biden, Chevron ha canalizzato dal Venezuela quasi 2,4 miliardi di dollari. Il petrolio greggio che il governo venezuelano riceve dal più grande giacimento petrolifero di Chevron è pero rivenduto da una società di trading petrolifero collegata all’imprenditore panamense Ramón Carretero, per un valore di 500 milioni. E Carretero una settimana fa è finito sotto sanzioni.

 

Sotto sanzioni è poi la cosiddetta “Flotta Nera”, una rete di petroliere che utilizza meccanismi per eludere il tracciamento e riesce a caricare e scaricare petrolio da paesi sanzionati come Venezuela, Russia e Iran. Dopo il sequestro della Skipper diverse navi non incluse nella lista delle sanzioni statunitensi hanno deciso di sospendere le spedizioni o i ritiri nei porti venezuelani e sono tornate ai loro porti di origine o si sono dirette verso porti alternativi. Poiché l’economia venezuelana dipende da Pdvsa per oltre il 90 per cento dei suoi ricavi in ​​valuta estera, si delineano gravi problemi per le importazioni di beni di prima necessità, come medicinali e cibo.

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