Ci conviene essere maialini coraggiosi

Putin vede molte opportunità nella fretta di Trump per arrivare a una accordo sull'Ucraina

Micol Flammini

La fuffa sulla “zona cuscinetto” incuriosisce Mosca e il capo del Cremlino mostra le sue intenzioni per il 2026: aspetta le nostre elezioni per vedere cambiare i leader europei, confida negli Stati Uniti e conosce i limiti di un articolo 5 senza la Nato

“Gli obiettivi dell’operazione militare speciale saranno senza dubbio raggiunti. Preferiremmo farlo e affrontare le cause profonde del conflitto attraverso la diplomazia. Se la parte avversa e i suoi protettori stranieri si rifiuteranno di impegnarsi in discussioni sostanziali, la Russia otterrebbe comunque la liberazione dei suoi territori storici con mezzi militari. Anche il compito di creare ed espandere una zona cuscinetto di sicurezza sarà perseguito con coerenza”. Queste parole che non mostrano spazi per il compromesso sono state pronunciate dal capo del Cremlino Vladimir Putin, durante una riunione del Consiglio di difesa, in cui assieme al capo di stato maggiore Valeri Gerasimov e al ministro della Difesa Andrei Belousov veniva fatto il punto sulla guerra contro l’Ucraina e lo sviluppo dell’esercito russo. Dopo Putin ha preso la parola Belousov. 


Il ministro della Difesa ha parlato dei successi, annoverando ancora una volta la conquista di Kupiansk – la città in cui si è presentato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky la scorsa settimana dimostrando che non c’erano russi a controllare la zona – ha rivendicato la sconfitta del nemico nel Kursk, la regione in cui gli ucraini lo scorso anno avevano portato avanti un’offensiva con lo scopo di allontanare le truppe russe. Belousov ha sentenziato: “Sì, le Forze armate ucraine sono in stallo. Sfortunatamente per loro, proprio come lo stato ucraino, come ci dimostrano i gabinetti dorati, anche le Forze armate si stanno deteriorando. Lo prova il crescente numero di disertori:  sono stati aperti oltre centomila procedimenti penali per diserzione … Questo è un chiaro segno di degrado”. Putin e Belousov non hanno mai parlato di pace, la guerra andrà avanti: è questa la prospettiva di Mosca. Il capo del Cremlino ha attaccato gli europei, definendoli dei guerrafondai e chiamandoli “maialini”, al servizio del precedente presidente americano. Anche questa volta, come fa sempre da quando la Casa Bianca ha cambiato capo, non ha mai toccato Donald Trump. La fiducia di Putin nei confronti di Trump nasce dal fatto che si sente rappresentato dalle idee americane. Putin ha parlato di una zona cuscinetto, che sono stati gli americani per primi a prospettare per risolvere le questioni territoriali. La Russia vuole l’intera area del Donbas, come base di lancio di una futura invasione, e forse per prendere tempo non disdegna l’idea di una zona cuscinetto demilitarizzata nel territorio che ancora non è riuscita a occupare. Per creare una zona cuscinetto, una “free zone” secondo il linguaggio usato dagli americani, i russi potrebbero rimanere dove sono, gli ucraini invece dovrebbero  lasciare spazio a questa zona speciale senza sapere  neppure chi dovrebbe andare a riempire il vuoto. Non tutti i leader europei condividono questa opzione, anzi, secondo diversi paesi la creazione di una terra di nessuno a ridosso della linea del fronte e la pretesa che ci sia un ritiro soltanto da parte ucraina è come dare ai russi un via libera per la prossima invasione. Mosca non vuole truppe della Nato a ridosso del confine, la possibilità di una forza di interposizione in stile Unifil, i Caschi Blu schierati nel sud del Libano, ha dimostrato già il suo fallimento in medio oriente. 


Gli Stati Uniti hanno promesso all’Ucraina delle garanzie di sicurezza fortissime, di “platino”, in stile articolo 5 dell’Alleanza atlantica e lo hanno fatto sotto forma di ricatto. E’ un’offerta a tempo determinato: o Kyiv firma adesso o in futuro le garanzie non saranno altrettanto generose. Ci sono due problemi non trascurabili: l’articolo 5 è un bellissimo slogan, ma poco vincolante se non accompagnato da ulteriori garanzie. Secondo Politico, gli Stati Uniti sono pronti a portare la garanzia dell’articolo 5 al Congresso per un voto che obblighi ogni futura Amministrazione americana a rispettare gli impegni presi. Kyiv però dovrebbe firmare prima del voto, dovrebbe fidarsi di un’Amministrazione che ha lavorato con Mosca e alle sue spalle, e promettere concessioni senza rassicurazioni. 


Il secondo problema è insito nel concetto stesso di un articolo 5 senza l’adesione alla Nato. Zelensky ha detto che Kyiv è pronta a rinunciare a diventare parte dell’Alleanza atlantica, ma i paesi membri per tenersi pronti per l’attuazione dell’articolo 5 svolgono esercitazioni congiunte, condividono intelligence, fanno parte di uno stesso meccanismo che è inscindibile dall’articolo 5. Alcune cancellerie europee ritengono che Putin conosca a sufficienza come funziona l’intervento al fianco degli alleati, da sapere che parlare di articolo 5 senza la Nato suona come un ossimoro. 


Gli americani hanno fretta ma dalle parole del capo del Cremlino si capisce che Mosca si prepara a un 2026 di guerra. Quando Putin ha chiamato gli europei “maialini”, ha aggiunto: “Tutti pensavano che avrebbero distrutto rapidamente la Russia. I porci europei si sono uniti sperando di fare un sacco di soldi”. La Russia è pronta a dialogare “se non con gli attuali politici, almeno quando le élite politiche in Europa saranno sostituite”. Il Cremlino vede nelle elezioni una delle debolezze occidentali e una sua grande opportunità, per la quale vale la pena aspettare. 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)