Le sanzioni dell'Ue contro la propaganda di Putin in Europa
Il Consiglio europeo contro la guerra ibrida di Mosca che passa attraverso media e analisti propagandisti
Ieri l’Unione europea ha adottato un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Federazione russa, approvando misure restrittive contro dodici individui e due entità per le loro attività di manipolazione dell’informazione e attacchi informatici, oltre a soggetti coinvolti nell’elusione delle restrizioni sul petrolio russo. A ottobre dello scorso anno il Consiglio ha approvato un quadro di misure restrittive in risposta alle azioni destabilizzanti della Russia, ed è quindi da poco più di un anno che la guerra ibrida di Mosca ha smesso di essere materia oscura, oggetto di dibattito per professionisti, ed è contrastata con le stesse armi con cui l’Ue cerca di limitare l’accesso della Russia alle componenti per l’industria della Difesa. Sedicenti analisti, thinktanker infiltrati nelle istituzioni, movimentisti allineati alle attività del Cremlino hanno come obiettivo la destabilizzazione globale e per questo vanno sanzionati, scrive l’Ue.
Tra i soggetti sanzionati dal Consiglio europeo c’è Diana Panchenko, giornalista di origine ucraina accusata di produrre e diffondere in modo sistematico contenuti anti ucraini e filoCremlino. Indagata sin dallo scorso anno dall’intelligence militare ucraina per “azioni sovversive”, Panchenko è molto nota tra i propagandisti pro Russia in Europa sin dallo scorso anno quando ha iniziato a pubblicare fake news e disinformazione in inglese, e i suoi video sono regolarmente rilanciati in Italia da piattaforme come Ottolina Tv (molto nota la sua lista che contiene i nomi di quasi 400 prigionieri politici e civili perseguitati “dal regime ucraino”, e parte dei suoi contenuti sarebbe stata trasmessa su canali televisivi ucraini durante un attacco informatico russo che aveva interrotto le normali trasmissioni).
Nell’elenco dei sanzionati compare poi Jacques Baud, ex colonnello dell’esercito svizzero, nome noto della propaganda pro Cremlino che rilancia da anni la teoria della Russia “costretta” alla “guerra di liberazione”. Baud è spesso invitato in trasmissioni radiofoniche e online, e non a caso all’inizio di novembre era sul canale YouTube “Il Contesto” a difendere l’economista Jeffrey Sachs, che avrebbe subìto “uno sconcertante attacco a opera di Carlo Calenda, senatore e fondatore di Azione” nella trasmissione “Piazzapulita”. E poi c’è Xavier Moreau, ex paracadutista francese e ora “analista”, i cui commenti sulla guerra vengono usati spesso dall’agenzia di stampa del Cremlino Tass e di frequente anche rilanciati dalle agenzie di stampa europee (comprese quelle italiane). Nell’elenco compaiono anche figure meno fraintendibili come Dmitriy Suslov, vicedirettore del Centro di studi europei e internazionali di Mosca e consigliere del Cremlino, e Fyodor Lukyanov, considerato giornalista e analista e direttore della rivista Russia in Global Affairs. Entrambi sono spesso ascoltati anche dalla stampa italiana come “voci indipendenti”. Ed è questo il problema: la disinformazione russa è multiforme, si inserisce nelle fratture della conoscenza e nelle debolezze del professionismo, sfruttando competenze parziali e la confusione tra libertà d’informazione, opinione e propaganda che c’è nei social network e nei circuiti di “analisti” e “accademici”. Il messaggio di ieri del Consiglio dell’Unione europea è proprio questo: non possiamo più permettere che certi personaggi diffondano notizie false. E infatti tra le entità colpite c’è il famoso Movimento internazionale russofilo, descritto come strettamente collegato al ministero degli Esteri russo e impegnato nella diffusione globale di narrazioni favorevoli al Cremlino. Il movimento ha ricevuto sostegno pubblico da parte delle autorità russe, inclusi certi interventi del ministro degli Esteri Sergei Lavrov ai congressi annuali, ed è rappresentato in Italia da Eliseo Bertolasi, che si definisce “analista geopolitico e reporter” pure lui e che la scorsa settimana ha ricevuto la cittadinanza russa.
Dopo il provvedimento di ieri, le sanzioni europee contro certe attività di destabilizzazione russe – misure che prevedono il congelamento dei beni, il divieto di fornire fondi o risorse economiche e restrizioni ai viaggi dentro all’Ue – diventano dirette complessivamente a 59 individui e 17 entità.
Ma nel pacchetto di ieri c’erano anche misure contro il settore militare. L’Ue ha inserito nella blacklist il 142° Battaglione di guerra elettronica, che ha il suo quartier generale nell’exclave di Kaliningrad, ed è quello ritenuto responsabile delle interferenze elettroniche e della manipolazione dei segnali Gps segnalata in diversi paesi europei, soprattutto nei cieli del fianco est. Sono stati sanzionati anche membri dell’intelligence militare russa e del gruppo Cadet Blizzard, accusati di aver condotto cyberattacchi contro istituzioni ucraine e obiettivi in stati membri dell’Ue e della Nato.