Ansa
Editoriali
Oltre Sidney. L'intifada che non vogliamo vedere
Il punto non è solo chi spara, ma l’ambiente che rende quello sparo pensabile, giustificabile, persino comprensibile. Le società democratiche falliscono non quando mancano di valori, ma quando smettono di riconoscere i loro nemici. Chiamare le cose con il loro nome può aiutare a difendersi
C’è un filo che unisce fatti lontani tra loro per geografia ma identici per logica, obiettivi e simboli. Il Wall Street Journal lo ha detto ieri con la secchezza dei fatti, elencando una giornata di sangue tra Siria, Stati Uniti ed Australia, ricordando che la guerra globale al terrorismo può anche essere stata archiviata politicamente, ma non lo è affatto nella realtà. Ayaan Hirsi Ali, su Free Press, lo ha scritto con altrettanta durezza morale, raccontando l’attacco di Sydney come l’esito di anni di indulgenza, di parole tollerate, di violenze spiegate prima ancora che condannate. Due stili diversi, una diagnosi identica.
Quello che entrambi descrivono non è un improvviso ritorno del caos, né una serie di esplosioni irrazionali. E’ una forma di violenza riconoscibile, che colpisce bersagli simbolici, sceglie momenti di festa, si accanisce sui più esposti e si nutre di un clima culturale che la rende possibile. Il punto non è solo chi spara, ma l’ambiente che rende quello sparo pensabile, giustificabile, persino comprensibile. Il Wall Street Journal insiste su un dato che molti tendono a ignorare: il terrorismo non è finito, ha solo cambiato forma e lessico. Non si presenta più come una guerra dichiarata, ma come una somma di attacchi che chiedono sempre di essere “contestualizzati”. Ayaan Hirsi Ali va oltre e indica la responsabilità politica e culturale di chi, per quieto vivere o paura di sembrare duro, ha lasciato correre slogan, minacce, intimidazioni, riducendole a folklore militante o a semplice protesta. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Quando si colpiscono ebrei durante una celebrazione religiosa, quando si prendono di mira famiglie, scuole, luoghi di preghiera, non siamo davanti a gesti scollegati. Siamo davanti a un metodo che si replica. Continuare a negarlo non è prudenza, è rimozione. La lezione è semplice: le società democratiche falliscono non quando mancano di valori, ma quando smettono di riconoscere i loro nemici. Chiamare le cose con il loro nome può aiutare a difendersi. Non è solo terrore, è intifada globale.