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editoriali
Liberati dalle prigioni, non da Lukashenka
Donald Trump lavora sui contatti con il dittatore bielorusso per mediare con la Russia. Un’illusione pericolosa: Putin lo considera un suddito
Maria Kalesnikava è uscita da cinque anni di detenzione mettendo le mani a forma di cuore, il simbolo dentro il quale, durante le elezioni del 2020 in cui al fianco di Sviatlana Tsikhanouskaya aveva provato a battere il dittatore Aljaksandr Lukashenka, sembrava voler racchiudere le sue speranze per il cambiamento della Bielorussia. Kalesnikava fu tra i primi a essere arrestati quando Lukashenka non permise il conteggio dei voti, disse di aver vinto, iniziò la repressione. A lungo non si è saputo nulla di Kalesnikava, come anche dell’altro candidato, arrestato prima ancora delle elezioni, Viktor Babaryka, o del premio Nobel Ales Bialiatski. Non far sapere nulla dei detenuti è una tattica del regime per torturare psicologicamente le famiglie dei prigionieri. Sabato Kalesnikava, Babaryka e Bialiatski sono stati liberati assieme ad altri detenuti del regime di un paese che conta il numero più alto di prigionieri politici. E’ stata l’Amministrazione Trump a mediare per la loro liberazione, affidando le trattative all’ex avvocato John Coale. Coale è stato bravo a costruire un rapporto con Lukashenka, la missione principale era liberare i prigionieri, quella nascosta dietro le quinte ha più a che fare con i rapporti con Putin.
L’Amministrazione americana vuole trovare nel dittatore bielorusso un canale di collaborazione con il Cremlino e Lukashenka ha capito che può ottenere molto, anche una futura sollevazione dalle sanzioni internazionali. Il dittatore si è più volte offerto di mediare per la fine della guerra in Ucraina, che lui ha sostenuto fin dall’inizio, e si è anche vantato di aver fermato la marcia della Wagner verso Mosca nel 2023, mediando fra il capo dei mercenari Evgeni Prigozhin e Putin. Il peso di Lukashenka nelle decisioni di Putin è inconsistente, impossibile chiedergli di avere un impatto: Putin considera Lukashenka un suddito, non accetta consigli. Il rischio della fiducia americana è di aprire al dittatore la strada verso la normalizzazione e l’impunità dopo anni di elezioni rubate e violenze contro i bielorussi.