Ansa
stallo all'olandese
Per consegnare un governo ai Paesi Bassi, ora i centristi guardano a destra
L’ultima linea guida per D66 e Cda è coinvolgere nelle trattative anche il Vvd e sbloccare la formazione dell’esecutivo entro il 30 gennaio: per riuscirci, serviranno anche i seggi di JA21, che rincorre il sovranismo di Wilders
Quarantanove giorni per trovare l’accordo definitivo, e formare così il nuovo governo olandese. Vorrebbe dire fumata bianca entro il 30 gennaio: considerato che si era andati alle urne lo scorso 29 ottobre, sarebbe un processo eccezionalmente rapido per i canoni politici dei Paesi Bassi. E infatti anche Rob Jetten, che da leader in pectore aveva lanciato e vinto la sfida per stilare una bozza del piano di governo in tre settimane, oggi parla con prudenza: “Siamo di fronte a un obiettivo terribilmente ambizioso”. Perché un conto è entrare in sintonia con i cristiano-democratici, interlocutori naturali e parte integrante del blocco centrista in via di sviluppo. Ben altra storia è allargare l’agenda e i contenuti ad altri partiti che rivendicano la loro diversità: meno moderati, meno pragmatici, più a destra. Eppure è questo il verdetto emerso dalla relazione finale dell’informatore uscente Sybrand Buma: D66 e Cda devono coinvolgere anche il Vvd nelle trattative. E indicare insieme, a tempo di record, la composizione precisa della futura coalizione. Il primo problema è che Jetten si presenta alla vigilia di quest’ultimo round leggermente indebolito. Dietro le quinte aveva lavorato per fare sponda con l’alleanza progressista PvdAGroenLinks ed eventualmente puntare a un governo di minoranza: entrambi gli scenari ora diventano improbabili – soprattutto il primo, considerato il veto imposto dal Vvd. L’altro ostacolo è rispondere coi fatti al reiterato appello degli informatori: arrivare presto a “un esecutivo stabile”, nonostante l’aritmetica della Tweede Kamer, seggi alla mano, resti contorta e frammentata. “Avrei preferito qualcosa di diverso”, replica Jetten, in un nuovo slancio di realpolitik. “Ma la strada al momento è chiusa: potrei intestardirmi per settimane, oppure indagare le alternative possibili. E allora mi chiedo, cosa siamo in grado di fare davvero per i cittadini olandesi? Volevo evitare un’impasse. La nostra missione è cercare una cooperazione costruttiva con vari partiti: la mano tesa verso sinistra e verso destra rimane”.
Soprattutto verso destra. Da domani il Vvd di Dilan Yesilgoz è pronto a ricoprire un ruolo attivo al tavolo dei negoziati, ma ciò significa anche incidere sui contenuti. Dando luogo a potenziali frizioni su alcune tematiche fondamentali: in primis la questione migratoria. In tal senso, il documento programmatico redatto dal duo Jetten-Bontenbal – con una certa lungimiranza contrattuale – già rimarcava la necessità di un sistema d’accoglienza meno permissivo di quello in vigore. Il Vvd però pretende di più. E in questi giorni in Parlamento si sta verificando un episodio sintomatico della diversità di vedute: la discussione sull’emendamento a una legge in materia d’asilo in sospeso da luglio, che criminalizzerebbe sia la residenza illegale sia l’assistenza agli immigrati clandestini. Il Vvd sostiene entrambe le misure. Il Cda soltanto la prima. I Democraten 66 nessuna. Al netto del provvedimento specifico – intrapreso dal governo uscente, e dunque dal destino incerto –, è chiaro che servirebbe una profonda operazione di sintesi. Tantopiù che al triumvirato di centrodestra mancherebbero comunque altri 10 seggi per raggiungere la maggioranza alla Tweede Kamer. Ecco allora la recente ammissione di Henri Bontenbal: “C’è soltanto una via realistica”, ragiona il leader del Cda. “E cioè guardare ai nove seggi di JA21: altrimenti bisognerebbe coinvolgere altri tre o quattro partiti minori”. Se il Vvd già spinge a destra, va ricordato che la quarta gamba così designata sfida apertamente Geert Wilders sul piano nazional-sovranista. I suoi dirigenti non hanno mai escluso di partecipare al futuro governo, e nemmeno Jetten. Ma in quel caso, la stretta misurata sull’immigrazione dovrà farsi ferrea. “Noi siamo pronti”, incalzano da JA21: “Gli altri?”. La palla ora passa a Rianne Letschert, l’ennesima informatrice di questa fase esplorativa: è in quota D66, proviene dal mondo universitario e rispetto ai predecessori annovera trascorsi insolitamente lontani dalla cosa pubblica. Secondo Yesilgoz, la sua inesperienza sarà “un aspetto positivo: L’Aia è un posto pieno di problemi”. Senza contare quelli che si profilano.