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Conto alla rovescia
La corsa dell'Ue per sciogliere le resistenze di Belgio e Italia sugli asset russi
Con un voto a maggioranza è stato approvato un regolamento per vietare il trasferimento degli attivi sovrani di Mosca alla Banca centrale russa. Ora per salvare l’Ucraina deve essere fatto l’impensabile in una settimana, nelle capitali nazionali come a Bruxelles
Bruxelles. L’Unione europea è chiamata a fare l’impensabile in una settimana per assicurare che l’Ucraina non sia costretta alla capitolazione da un accordo imposto da Donald Trump in combutta con Vladimir Putin. L’impensabile come convincere il Belgio e l’Italia a sostenere l’uso degli attivi sovrani russi per finanziare il prestito di riparazione all’Ucraina, dopo che con un voto a maggioranza è stato approvato un regolamento per vietare il loro trasferimento alla Banca centrale russa. Ungheria e Slovacchia hanno votato contro. Belgio e Italia hanno votato a favore per “spirito di cooperazione”. Ma, insieme a Bulgaria e Malta, i due paesi hanno depositato una dichiarazione scritta per denunciare la procedura e chiedere che si trovi una soluzione alternativa al prestito di riparazione con gli attivi russi. “In vista del Consiglio europeo del dicembre 2025 e con spirito pienamente costruttivo, Belgio, Bulgaria, Italia e Malta invitano la Commissione e il Consiglio a continuare a esplorare e discutere opzioni alternative, in linea con il diritto dell’Ue e internazionale, con parametri prevedibili e che presentino rischi significativamente inferiori”, si legge nella dichiarazione di Belgio, Italia, Bulgaria e Malta. I quattro paesi preferiscono garantire il finanziamento dell’Ucraina con “un meccanismo di prestito dell’Ue o soluzioni ponte”. Per i quattro il voto di ieri “non pregiudica in nessuna circostanza la decisione sul possibile utilizzo dei beni immobilizzati russi che deve essere presa a livello di leader” al Consiglio europeo del 18 dicembre.
Il presidente del Consiglio europeo, António Costa, ha salutato il voto di ieri che assicura che gli attivi russi rimangono immobilizzati a tempo indeterminato. E’ la precondizione per usare i 210 miliardi per il prestito di riparazione. “Il prossimo passo: assicurare le necessità finanziarie dell’Ucraina per il 2026-27”, ha detto. Ma la parte più difficile inizia ora. L’uso degli attivi sovrani russi rimane un tabù per il Belgio, il paese che corre i rischi finanziari maggiori, dato che 185 miliardi sono immobilizzati nella società belga Euroclear. Ieri la Banca centrale russa ha avviato una causa contro Euroclear davanti a un Tribunale arbitrale di Mosca. Il regolamento approvato serve a mettere parzialmente al riparo il Belgio dall’obbligo di versare centinaia di miliardi di euro in pochi giorni. Inoltre, permette di evitare che gli attivi vengano scongelati da un potenziale veto di Viktor Orbán sul rinnovo delle sanzioni. Per l’Italia il tabù è di politica interna e finanziario. Oltre alle divergenze interne al governo, alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, la prossima settimana sarà chiesto di mettere una firma su una garanzia finanziaria a beneficio del Belgio che potrebbe arrivare a 25 miliardi di euro.
Per salvare l’Ucraina, l’impensabile deve essere fatto nelle capitali nazionali come a Bruxelles. Diverse fonti europee hanno confermato al Foglio che in una bozza del piano di pace, negoziato da Volodymyr Zelensky con gli emissari del presidente americano, è prevista l’adesione dell’Ucraina all’Ue entro il 2027. Secondo il Financial Times – che ha rivelato per primo la notizia – l’iniziativa ha il sostegno di Bruxelles. In realtà, i diplomatici degli stati membri e i funzionari dell’Ue sono molto prudenti. L’adesione dell’Ucraina in un anno è giudicata “irrealistica”, malgrado gli straordinari progressi realizzati da Kyiv da quando ha ottenuto lo status di paese candidato nel giugno del 2022. Il veto di Orbán ha impedito l’apertura dei capitoli negoziali con l’Ucraina. “L’allargamento è un processo basato sul merito”, dice un ambasciatore. Tuttavia, nel giugno del 2024, i ventisette stati membri avevano messo nero su bianco che “l’allargamento e l’adesione sono parte degli impegni di sicurezza dell’Ue”, spiega un alto funzionario. “La questione dell’adesione fa parte del pacchetto di garanzie di sicurezza”, conferma un diplomatico. “Un anno è particolarmente ambizioso perfino per i paesi che sono più pronti. Ci sono procedure e scadenze da rispettare”. Ma “politicamente, se c’è volontà, si può sempre fare”, spiega il diplomatico.