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Piano e contropiano

Ci sono proposte concrete per la pace e poi ci sono i “no” di Mosca

Micol Flammini

Come lavorano ucraini e americani a porte chiuse. I tre documenti per far finire la guerra in Ucraina

Il 2 dicembre scorso, gli emissari del presidente americano, Steve Witkoff e Jared Kushner, entrarono nelle stanze del Cremlino con una bozza di piano di pace da sottoporre a Vladimir Putin e al suo consigliere Yuri Ushakov. I due americani impiegarono cinque ore per spiegare ai russi l’offerta per far finire la guerra regalando a Mosca una posizione molto favorevole. Le cinque ore si conclusero con il rifiuto di Putin di aderire al piano e la pretesa di pesanti ritocchi. Nei fogli di Witkoff e Kushner c’era scritto che l’Ucraina avrebbe ceduto parte della regione di Donetsk che Mosca non ha ancora occupato, Luhansk e la porzione della regione di Zaporizhzhia che rientra nei territori occupati.

Inoltre gli Stati Uniti offrivano il riconoscimento da parte americana dei territori occupati e della Crimea. Non si sa cosa abbia chiesto di aggiungere Vladimir Putin, ma la parte del piano che intende ritoccare riguarda le garanzie di sicurezza: la Russia vuole che l’Ucraina sia disarmata, con un esercito ridotto, un arsenale rimpicciolito, nuda di fronte a una futura invasione. Due cose Putin non si aspettava dopo il 24 febbraio del 2022: la tempra del popolo ucraino che non è corso incontro ai soldati di Mosca come fossero liberatori e la resistenza dell’esercito di Kyiv. La Russia non vuole che l’Ucraina riceva garanzie di sicurezza e Il ministero degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha detto che Mosca non tollererà la presenza di truppe europee sul territorio ucraino. Non ci sono proposte che facciano cedere Mosca, neppure quelle cucite sulle sue necessità. L’Ucraina però sente l’insistenza degli americani, il presidente Donald Trump è convinto che o la pace si fa adesso oppure non ha senso continuare a lavorarci. E’ per questo che Kyiv, pur non credendo alla disponibilità di Mosca a trattare, sta lavorando alla pace. Gli ucraini hanno presentato agli americani un piano, suddiviso in tre documenti. Il primo contiene i venti punti per la pace, il secondo riguarda la sicurezza e il terzo la ricostruzione. Sul Washington Post, David Ignatius ha esposto le informazioni sul piano ottenute da funzionari ucraini e americani.

La cessione dei territori è vista come un sacrificio per il momento ineludibile, ma nel testo condiviso non si parla della possibilità di dare a Mosca quello che non ha occupato: dalla parte a nord-est di Donetsk fino alle regioni di Zaporizhzhia e Kherson a sud si pianifica di istituire una zona demilitarizzata, mentre la gestione della centrale nucleare nella regione di Zaporizhzhia sarebbe affidata a un ente terzo, forse agli Stati Uniti. L’Ucraina otterrebbe l’ingresso nell’Ue entro il 2027 e garanzie di sicurezza in stile Articolo 5 della Nato dagli Stati Uniti. Per rendere l’accordo più vincolante, Kyiv chiede che venga ratificato con un passaggio al Congresso. Gli investimenti americani assieme a quelli europei costituirebbero una parte sostanziale del denaro per la ricostruzione e parte verrebbe dai beni russi congelati. Il piano descritto da Ignatius sembra inconciliabile con le ultime dichiarazioni di Trump, che non perde occasione per mostrarsi vicino a Putin e inflessibile con Zelensky. A porte chiuse il rapporto fra americani e ucraini potrebbe essere diverso rispetto a quello portato avanti dagli emissari del presidente americano spediti al Cremlino a corteggiare Putin anche con la prospettiva di costruire solide relazioni commerciali con Mosca. Resta uno scoglio: il Cremlino finora non ha ceduto su nulla.

  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)