editoriali

Viva la sinistra che si proclama sionista

Redazione

La difesa di Israele del ministro inglese Rachel Reeves è una grande lezione di libertà

Nel discorso pronunciato al pranzo dei Labour Friends of Israel, Rachel Reeves, cancelliere dello Scacchiere del governo Starmer, ha fatto qualcosa di insolito per la politica europea: ha parlato in modo diretto, senza cercare scorciatoie linguistiche. Ha ricordato che non c’è nulla di “inappropriato” nel diritto del popolo ebraico all’autodeterminazione, e che mettere in discussione questo principio significa alimentare un clima in cui l’antisemitismo trova spazio e legittimità. Reeves ha sottolineato come le prime manifestazioni anti Israele siano arrivate mentre il paese era ancora sotto attacco il 7 ottobre, e come, in diversi casi, quelle piazze si siano spinte oltre la critica politica: slogan violenti, equiparazioni storiche improprie, ostilità generalizzata verso ebrei e simboli ebraici. Ha citato episodi concreti – dalle foto dei bambini rapiti strappate ai cori che auspicavano la “globalizzazione dell’intifada” – per mostrare una realtà che molti preferiscono minimizzare. La parte più interessante del suo intervento, però, è stata un’altra. Reeves ha invitato il campo progressista a non vivere il rapporto con Israele come un imbarazzo da gestire. Ha detto che definirsi sionisti, per chi crede nel diritto degli ebrei a un proprio stato, non dovrebbe essere un atto da giustificare. In tempi in cui termini e identità vengono rovesciati e politicizzati, questa chiarificazione ha un peso notevole. Reeves non ha negato le criticità della guerra a Gaza e non ha esitato a dire che le decisioni del governo israeliano devono poter essere discusse. Ma ha rimesso ordine: si può criticare un governo senza mettere in discussione l’esistenza di un paese. Il suo discorso non cambierà da solo il clima attorno alla questione israeliana, con l’antisionismo divenuto ormai in Inghilterra e non solo lì un modo per nascondere il proprio antisemitismo, né scioglierà i nodi della sinistra britannica. Ma segnala un fatto: quando un leader politico parla con precisione, senza cercare applausi facili, riesce a spostare il baricentro della conversazione. E, almeno per un giorno, a rimettere le cose al loro posto.