Ansa
editoriale
Trump spinge Bibi verso Egitto e Qatar
L'amministrazione Usa vuole migliorare le relazioni di Israele con i suoi vicini attraverso la strategia della diplomazia economica. Per gli israeliani, però, è rischioso: non credono più nell’idea che l’economia possa fermare una guerra
Per l’Amministrazione Trump è fondamentale che Israele parli con il Qatar e stabilisca delle nuove relazioni in grado di avvicinare i due paesi. A occuparsi di questo avvicinamento dovrebbe essere l’inviato americano Steve Witkoff e gli Stati Uniti hanno stabilito un meccanismo trilaterale per “migliorare la comunicazione, risolvere le controversie reciproche e rafforzare gli sforzi collettivi per prevenire le minacce”. Washington vuole a ogni costo questo avvicinamento, ma non si sta occupando dei problemi che preoccupano Israele, che vede nel Qatar un grande sponsor della Fratellanza musulmana, un grande propagatore di odio anti israeliano tramite al Jazeera. È impossibile auspicare nuove relazioni se questi problemi non saranno risolti.
L’Amministrazione Trump dice che presto inizierà la seconda fase del piano per Gaza, quindi si dovrà procedere al disarmo di Hamas per cui ancora manca una strategia. Gli Stati Uniti vogliono anche che si riaprano le comunicazioni fra Israele e l’Egitto e per questo ha un piano più concreto. Stanno lavorando a un vertice fra il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi, che hanno smesso di parlarsi dall’inizio della guerra a Gaza dopo il 7 ottobre. Secondo gli Stati Uniti, Netanyahu dovrebbe approvare un accordo strategico sul gas con l’Egitto. Una fonte americana ha detto alla testata americana Axios: “La vendita di gas all’Egitto creerà interdipendenza, avvicinerà i due paesi, impedirà la guerra”. I funzionari americani vogliono convincere gli israeliani ad adottare la stessa diplomazia economica che guida le mosse trumpiane in tutti i contesti. Gli israeliani però dal 7 ottobre non credono più nell’idea che l’economia possa fermare una guerra. Sono scettici anche sulla seconda fase del piano a Gaza. La diplomazia economica di Trump non è una garanzia.