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L'intervento

L'Europa smarrita e l'America divisa: appunti di un conservatore

Marcello Pera

Trump non è nè fascista e nè un autocrate, e se ci tratta con disprezzo è perché gran parte dell’opinione pubblica americana si è allontanata da noi e noi da lei. Irriderlo tante volte è giusto, ma serve solo a darci una finta aria di liberali e democratici

Trump è un puzzone senza maniere e Putin un dittatore senza limiti. Forse, se lo dicono quasi tutti. Ma anche in questo caso preferisco aver torto da solo che aver ragione in gruppo. Sinteticamente e schematicamente, la penso così.

1. Non credo che il fenomeno gigantesco in corso della rottura dell’Occidente e della scissione americana sia opera di Trump, il quale è l’effetto piuttosto che la causa. Se Trump ci tratta con disprezzo è perché gran parte dell’opinione pubblica americana si è allontanata da noi e noi da lei. Trump non è un affarista o un mercante. Anche quando si comporta così, non sta lì la sostanza. Non è un fascista e non è un autocrate. Al netto delle sue male parole e gesti inurbani, è l’interprete di una nuova egemonia culturale che ha conquistato l’America, stanca del declino verso cui stava andando. Ha vinto non con un colpo di stato ma con libere elezioni e se ne andrà, quando è il suo turno, con libere elezioni.

2. Non credo perciò che il fenomeno della scissione americana dall’Europa sia riassorbibile in breve tempo. Un successore democratico di Trump avrebbe sicuramente una retorica più filoeuropea e meno filorussa, ma non potrebbe cambiare gli interessi strategici dell’America. La scissione americana non è come la Brexit, che a livello geopolitico non è mai realmente avvenuta e comunque è stata subito ricomposta. La scissione tocca l’anima dell’America che oggi non si riconosce e non vuole riconoscersi nell’anima dell’Europa, perché l’America oggi dubita che l’Europa abbia un’anima. In questo senso profondo, Trump sta facendo il lavoro sporco, che i suoi avversari non hanno voluto o saputo fare. Quelli non riescono a liberarsi di quella cultura woke suicida che alla fine li ha spazzati via. Trump gli fa il favore e li libera dal ciarpame, chiamando l’uomo uomo e donna la donna, come è scritto nella Bibbia che i democratici americani non leggono più, dimenticando di essere nati da lì.

3. Di conseguenza, non credo che gli interessi economici saranno determinanti per la ricostruzione di una nuova unione euro-atlantica. Questa è stata la filosofia tecnocratica dell’Unione europea: allez en avant, la foi vous viendra. Non ha funzionato perché non è così che funziona la storia o può funzionare un processo di unificazione. I bisogni economici portano la gente al supermercato, ma un supermercato non è un luogo di identità e i consumatori davanti agli scaffali non sono necessariamente dei concittadini. Certamente, non sono come i fedeli che entrano in una chiesa. Al supermercato si trova di che sfamare lo stomaco non di che alimentare lo spirito.

4. Dovremmo prestare la massima attenzione ad un’accusa che ci viene mossa. Dopotutto è stupefacente, perché segna una convergenza inaspettata fra Putin e Trump. Entrambi ci addebitano di non essere più cristiani o di essere cristiani degenerati. Entrambi ci biasimano per i pessimi costumi, che noi chiamiamo diritti di libertà e che loro vedono come una discesa agli inferi. Ed entrambi ci profetizzano un collasso di civiltà. Fra la reazione superciliosa dei progressisti e di tante anime supponenti che sono ancora lì a dar pagelle, molti di qua e di là dall’Atlantico lo avevano detto da tempo. Giovanni Paolo II (oggi vilipeso in patria) e Benedetto XVI (oggi bandito dall’altare francescano) l’avevano detto meglio di tutti. O l’Europa ricopre le sue radici cristiane, con tutto ciò che segue in termini culturali, politici, economici, istituzionali, o diventerà terra deserta e di conquista. O si doterà di una identità da difendere o sarà perduta. Deridere Putin e irridere a Trump è tante volte giusto, ma serve solo a darci una finta aria di liberali e democratici, e a nascondere che sono proprio i liberali e democratici “new fashion” che ci hanno portato sull’orlo del precipizio.

5. Infine, i conservatori. I conservatori sono quelli che stanno dalla parte dell’identità, della tradizione, del cristianesimo come fonte di princìpi di convivenza. Sono per la nazione ma non per il nazionalismo. Sono per le comunità ma non per l’egoismo provinciale. Sono per l’Europa se non ci deruba dei nostri costumi e dei princìpi che abbiamo scritto nelle nostre costituzioni insanguinate. Sono per la conservazione della civiltà che ci ha allevati e sono per le novità se compatibili con quella civiltà. Realisti col senso del peccato e senza lo struggimento per il paradiso terrestre. Insomma, fra Trump che ci ha svegliati e Putin che ci ha spaventati, fra il liberale immemore e il democratico spensierato, i conservatori, se sapranno fare il loro mestiere, hanno un mondo da guadagnare e tante catene da perdere. Pater, peccavi.

 

 

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