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il racconto

Il diario di Sarkozy dalla prigione: fede, lotta e politica

Mauro Zanon

Nel suo libro "Le Journal d’un prisonnier", Nicolas Sarkozy racconta l’esperienza carceraria alla Santé, la fede ritrovata e il rapporto con la politica. Tra riflessioni sulla giustizia e critiche a Macron, l'ex presidente francese si prepara a una nuova battaglia politica, segnando la fine del “cordone sanitario” contro Le Pen e la destra

“La vita che scorre e ci mette di fronte a tante prove permette di rinascere più forti, più maturi, più seri. Alla Santé ho ricominciato la mia vita”. Era il libro più atteso di fine anno in Francia, “Le Journal d’un prisonnier”, il diario dell’esperienza carceraria scritto “con una penna Bic su un tavolino di compensato” dal numero di matricola 320535, ossia Nicolas Sarkozy, ex presidente della Repubblica francese. È il racconto dei venti giorni trascorsi dall’ex leader del gollismo dietro le sbarre della Santé, l’ultimo istituto carcerario di Parigi, in seguito alla condanna per associazione a delinquere nel quadro dell’affaire sui finanziamenti libici alla sua campagna del 2007. “Era la prima volta nella mia vita che vivevo questa strana esperienza di non poter più guardare la strada, il cielo, le auto che passavano, il tempo che cambiava, gli uccelli che volavano, gli alberi che perdevano le foglie in autunno”, scrive Sarkozy nella sua cella di 12 metri quadrati. “Colpito dall’assenza di qualsiasi colore”, l’ex capo dello stato descrive un ambiente in cui “il grigio dominava tutto, divorava tutto, ricopriva tutte le superfici”. “Tutto il mio nuovo ambiente trasudava infelicità, pesantezza, il disastro di vite spezzate ammassate tra quelle mura, lontane dal mondo dei vivi”, osserva. La sua quotidianità alla Santé è ritmata da pasti a base di “latticini, barrette di cereali, acqua minerale, succo di mela e qualche dolcetto”, “non volendo né sapendo cucinare sulla piccola piastra elettrica della cella”, ma anche dalla lettura dei due libri che si è portato in carcere: “Il Conte di Montecristo” di Alexandre Dumas e una biografia di Gesù scritta dallo storico Jean-Christian Petitfils, un’opera che lo ha segnato profondamente durante la sua esperienza carceraria e lo ha spinto alla riscoperta della fede. “In quell’atmosfera disperata e minacciosa, ho improvvisamente sentito il bisogno di inginocchiarmi sul bordo del mio letto (…) Ho pregato. Non l’ho scelto veramente, né deciso realmente. Ci avevo pensato prima di entrare in prigione. Avevo immaginato di farlo, ma una volta lì, è stato come un’evidenza”, scrive Sarkozy, prima di aggiungere: “Pregavo per avere la forza di portare la croce di questa ingiustizia. Mi ha fatto bene. E se la preghiera fosse la via per resistere?”.

 

 

Sono molti i momenti in cui ha implorato Dio di aiutarlo a conservare la sua forza e in cui lo ha ringraziato per le sue “grazie” e per i “segni” che “la Provvidenza” gli ha inviato. Il suo “mantra” costante, scrive, era “cercare a tutti i costi di essere guidato dallo Spirito e non dal morale del momento”. Il libro svela anche i suoi incontri con il cappellano della prigione della Santé e il momento in cui ha ricevuto la comunione per la prima volta dopo molti anni: “È stata la celebrazione più breve a cui mi sia mai capitato di assistere”. Nelle 230 pagine di “Journal d’un prisonnier”, edito da Fayard, la maison di punta dell’impero editoriale di Vincent Bolloré, Sarkozy ribadisce la sua innocenza, la sua volontà di combattere fino all’ultimo respiro. “Lotterò con tutte le mie forze per dimostrarlo, non importa quanto tempo ci vorrà”, afferma. Nel libro, che lo rilancia al centro della scena politica francese, Sarkò rivela di aver voltato pagina nell’amicizia con l’attuale inquilino dell’Eliseo, Emmanuel Macron, dopo la “funesta decisione” di sciogliere l’Assemblea nazionale nel giugno del 2024. “Non avevo capito e ancor meno accettato quello che consideravo un capriccio, che faceva tanto male alla Francia quanto al suo autore. Avevo quindi deciso di voltare pagina nella nostra amicizia, senza però entrare in un’opposizione sistematica alla sua politica e alla sua persona”, rivela. I due si incontrano pochi giorni prima dell’entrata in carcere di Sarkozy, e più precisamente il 17 ottobre. “Il presidente aveva appena realizzato che sarei andato in carcere quattro giorni dopo. Mi è sembrato sinceramente turbato, persino scioccato da questa prospettiva. Ha reagito con un’energia impressionante, che mi ha fatto piacere ma che mi è sembrata anche troppo tardiva e soprattutto confusa. La sua preoccupazione riguardava soprattutto la mia sicurezza. Era ora! Mi ha richiamato il giorno dopo per dirmi che dovevo cambiare istituto. Gli ho risposto che non avrei accettato alcun trattamento di favore, qualsiasi cambiamento avrebbe provocato polemiche”, racconta l’ex inquilino dell’Eliseo. Che dice invece di aver apprezzato la solidarietà ricevuta dalla madrina del sovranismo francese, Marine Le Pen, e di averle telefonato per ringraziarla.

 

Nel libro, Sarkò, racconta in particolare un passaggio che sta facendo molto discutere in Francia. Durante la telefonata, la capogruppo dei deputati del Rassemblement national gli chiede se “si unirà al fronte repubblicano”, ossia al tradizionale cordone sanitario anti-Le Pen, in occasione delle prossime presidenziali. “La mia risposta è stata inequivocabile: ‘No, e lo rivendicherò pubblicamente’”, scrive Sarkozy, facendo saltare de facto la diga repubblicana, e aprendo la strada a un’unione delle destre, compresa quella lepenista. Pur affermando di avere “molte divergenze” con i leader di Rn e sottolineando che alcune personalità del partito “rappresentano un problema”, Sarkozy ritiene che “escluderli dalla sfera repubblicana sarebbe un errore e un controsenso”. “Rappresentano tanti francesi, rispettano il risultato delle elezioni e partecipano al funzionamento della nostra democrazia (…). Qualsiasi altro comportamento sarebbe assolutamente incomprensibile per i francesi che sopportano sempre più difficilmente le esagerazioni della France insoumise (il partito della sinistra radicale di Jean-Luc Mélenchon, ndr) e il ‘cordone sanitario fittizio’ attorno a Rn che non costituisce un pericolo per la Repubblica”, secondo l’ex presidente. “Il percorso di ricostruzione della destra – continua – potrà concretizzarsi solo con uno spirito di aggregazione il più ampio possibile, senza esclusioni e senza anatemi”. Il libro si conclude con una promessa: recarsi a Lourdes per visitare “i malati e i disperati”. Una promessa già mantenuta. Insieme alla moglie Carla Bruni, Sarkozy ha soggiornato a Lourdes venerdì scorso, in occasione del suo primo viaggio dopo l’uscita dalla Santé.

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