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Europa Ore 7

L'Europa, il nuovo avversario degli Stati Uniti

David Carretta

La nuova dottrina di Washington segna la fine dell’illusione transatlantica: l’Europa scopre di essere sola proprio mentre Trump ne mette in discussione sicurezza, commercio e democrazia

Se ce ne fosse stato ancora bisogno, la pubblicazione da parte della Casa Bianca della nuova Strategia di sicurezza nazionale e la reazione americana alla multa inflitta dalla Commissione a X dimostrano che l’Amministrazione Trump non considera più l’Europa come un alleato, e nemmeno come un partner, ma semplicemente come un avversario, se non un nemico. I peggiori presentimenti dei leader europei sulla rottura della relazione transatlantica, che si erano accumulati negli ultimi dieci mesi, si sono trasformati in realtà nel corso di un fine settimana. E la realtà è violenta. Perché, al di là dei documenti ufficiali o dei post virulenti su X, il tradimento dell’Europa prende la forma di un abbandono della sua sicurezza, compresa la difesa dell’Ucraina dall’aggressione della Russia, nel momento in cui Trump è sempre più vicino a imporre una capitolazione a Kyiv. Restano dieci giorni ai leader europei per diventare adulti e smettere di cullarsi nell’illusione di non dover fare scelte difficili. Il Consiglio europeo del 18 e 19 dicembre, quando i capi di stato e di governo devono decidere su come garantire il finanziamento per permettere all’Ucraina di continuare a difendersi, sarà il banco di prova.

   

C’è una lezione sulla sequenza di eventi delle ultime settimane. Non basta scegliere l’asservimento, la lusinga e la docilità di fronte a Donald Trump per sperare nella sua clemenza. La strategia degli europei dal suo ritorno alla Casa Bianca è stata quella dell’appeasement. La Commissione di Ursula von der Leyen ha rinunciato alle ritorsioni commerciali dopo l’imposizione dei primi dazi di Trump a febbraio e marzo. A luglio von der Leyen si è piegata a un accordo fortemente penalizzante che impone dazi americani al 15 per cento sui prodotti europei e l’azzeramento dei dazi sui prodotti degli Stati Uniti. Alla Nato i leader europei hanno accettato di portare la spesa per la difesa al 5 per cento del pil. Sull’Ucraina hanno acconsentito alla richiesta degli Stati Uniti di pagare per le armi necessarie a Kyiv per difendersi. La Commissione ha anche limitato l’applicazione delle regole europee sul digitale. La multa imposta a X venerdì di 120 milioni di euro è arrivata dopo che le indagini si sono trascinate per due anni ed è minima rispetto al tetto massimo del 6 per cento del giro d’affari globali di Elon Musk e del suo conglomerato.

   

L’appeasement dell’Ue finora ha solo alimentato l’appetito dell’aggressore. La dimostrazione è avvenuta in una riunione dei ministri del Commercio il 24 novembre, dove erano stati invitati a pranzo anche i due principali responsabili dell’Amministrazione Trump. Gli europei speravano di essere rassicurati da Howard Lutnick e Jamieson Greer sulla volontà degli Stati Uniti di ridurre i dazi sui prodotti derivati dell’acciaio e sui vini e gli alcolici, dato che l’Ue sta mantenendo la sua promessa di comprare centinaia di miliardi di euro di gas naturale liquefatto. Lutnick e Greer hanno risposto che avrebbero iniziato a discutere di nuove concessioni solo se (e quando) l’Ue avrebbe modificato la sua legislazione sul digitale per non colpire i giganti americani della Tech. Tuttavia è illusorio sperare che questa Amministrazione Trump operi secondo i princìpi transazionali che il presidente americano predica con la sua “arte del deal”. Dietro alla sua ostilità verso l’Ue c’è molta più ideologia di quanto siano disposti a riconoscere i leader europei.

   

La Strategia di sicurezza nazionale pubblicata giovedì notte dalla Casa Bianca iscrive come politica ufficiale degli Stati Uniti un programma il cui fondamento ideologico è l’antitesi della democrazia liberale europea (e - per inciso - degli Stati Uniti fino al ritorno di Donald Trump al potere). Non è la libertà dell’individuo a essere al cuore della dottrina americana, ma lo stato-nazione contraddetto dalla struttura sovranazionale europea. Non sono i diritti e la democrazia a guidare la politica estera americana, ma l’equilibrio tra grandi potenze che l’Ue rigetta nella sua essenza. Non è la Costituzione il cuore pulsante dell’Amministrazione, ma i diritti naturali concessi da Dio che mettono in discussione il principio stesso di una democrazia. Il Cremlino ha applaudito alla nuova Strategia di sicurezza nazionale, dato che rispecchia gran parte del suo pensiero ideologico e delle sue priorità geopolitiche. L’Unione europea è diventata il nemico di entrambi. Gli Stati Uniti incoraggeranno gli alleati ideologici di Trump, i sedicenti “Patrioti” che vogliono smantellare l’Ue, esattamente come ha fatto la Russia finora.

 

“La Strategia di sicurezza nazionale afferma ipocritamente che gli Stati Uniti non interferiranno più per promuovere la democrazia e i diritti umani in medio oriente, Asia e America latina, ma interferiranno nel processo democratico dei loro alleati europei per promuovere governi compatibili con Trump”, spiega su X Mujtaba Rahman, direttore per l’Europa di Eurasia Group. E lo fà al fianco della Russia, che da anni cerca di destabilizzare i sistemi democratici europei attraverso la polarizzazione e la disinformazione a favore dei partiti antisistema di destra e di sinistra. Il documento americano “è una minaccia evidente a tutte le democrazie europee”. Eppure Emmanuel Macron, Keir Starmer, Friedrich Merz e gli altri leader europei “hanno scelto di rimanere silenti in pubblico sull’agenda anti europea dell’Amministrazione Trump”, dice Rahman. Chi ha parlato, come l’Alto rappresentante Kaja Kallas, è apparso come un vecchio disco rotto. "Gli Stati Uniti sono ancora il nostro più grande alleato (…). Penso che non siamo sempre stati d'accordo su diversi argomenti, ma credo che il principio generale sia ancora valido. Siamo i più grandi alleati e dovremmo restare uniti", ha detto Kallas durante un forum a Doha.
 

Martin Sandbu, commentatore del Financial Times, la scorsa settimana sosteneva che gli europei hanno urgentemente bisogno di un piano per disaccoppiarsi dagli Stati Uniti su commercio, finanza e difesa. Ma il primo passo deve essere riconoscere che gli Stati Uniti non sono più alleati. A giudicare dalla reazione della Commissione alla Strategia di sicurezza nazionale la lezione non è stata ancora appresa. “Accogliamo con favore la forte priorità che la Strategia attribuisce alla fine della guerra della Russia contro l'Ucraina”, ha detto un portavoce dell’esecutivo von der Leyen. “Prendiamo nota dell'attenzione che la Strategia dedica agli sviluppi nell'emisfero occidentale, fondamentali per la sicurezza degli Stati Uniti. Concordiamo pienamente sul fatto che ‘l'Europa rimane strategicamente e culturalmente vitale per gli Stati Uniti’ e che ‘il commercio transatlantico rimane uno dei pilastri dell'economia globale e della prosperità americana’” Sulla difesa “stiamo rafforzando le nostre capacità” ha detto la Commissione. “Il commercio e gli investimenti transatlantici rimangono una risorsa importante sia per l'economia europea che per quella statunitense”. Per Ursula von der Leyen, “il partenariato transatlantico è unico e, come sempre, gli alleati sono più forti insieme”. C'è da aspettarsi altro appeasement e altre illusioni.

    


   

Quello che avete letto è un estratto di Europa Ore 7, la newsletter di David Carretta, realizzata con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo. Se non vi siete ancora iscritti lo potete fare qui, bastano pochi clic

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