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equilibrismo indiano

Nucleare e propaganda. Cosa vuole davvero Modi da Putin

Francesco Radicioni

Mentre il primo ministro indiano accoglie il leader russo a Delhi e rilancia la storica partnership con Mosca, l’India tenta un difficile equilibrio tra autonomia strategica, pressioni di Trump e nuove ambizioni energetiche: dal petrolio russo al nucleare, il gigante asiatico difende la propria rotta “dalla parte della pace”

New Delhi. “L’India non si fa mettere i piedi in testa da nessuno”. Circondato dai tricolori russi bianchi-rossi-blu e dalle gigantografie ritratti di Vladimir Putin, Abhijit si lascia scappare solo un laconico commento prima di riprendere a scattare selfie davanti all’India Gate. Una manciata di metri più in là, all’interno della sorvegliatissima Hyderabad House, la residenza riservata agli incontri più importanti con gli ospiti stranieri, il presidente della Federazione russa Vladimir Putin e il primo ministro indiano Narendra Modi hanno confermato la venticinquennale “partnership strategica” tra Delhi e Mosca. Nonostante le pressioni dell’Amministrazione di Donald Trump, ieri i leader di India e Russia hanno annunciato un piano per portare il commercio tra i due paesi a cento miliardi di dollari entro il 2030. “Negli ultimi tre anni, abbiamo assistito a una crescita record degli scambi commerciali”, ha detto Putin. “Esistono ampie opportunità per un ulteriore aumento del commercio e degli investimenti bilaterali”. Secondo il premier indiano, questa roadmap assicurerà commercio e investimenti “diversificati, bilanciati e sostenibili”. Anche se Narendra Modi ha accolto Putin con il tappeto rosso, la guerra in Ucraina ha però messo l’India in una situazione difficile: dal rapporto sempre più stretto della Russia con la Cina fino alle pressioni dell’occidente affinché Delhi riduca la cooperazione con Mosca. “L’India non è neutrale”, ha ripetuto ieri Modi. “L’India è dalla parte della pace”.

 

Se la visita del capo del Cremlino ha confermato che il gigante dell’Asia rimane geloso dell’autonomia strategica che guida tradizionalmente la politica estera del paese, tuttavia Modi in questi giorni ha dovuto abbracciare un certo equilibrismo diplomatico in un momento in cui Delhi sta negoziando accordi commerciali sia con l’Unione europea sia con gli Stati Uniti. Ieri Putin ha ribadito che Mosca è “un fornitore affidabile di petrolio, gas, carbone e di tutto quello che è necessario per lo sviluppo energetico dell’India”, ma Modi non ha fatto riferimenti agli acquisti di petrolio russo da parte di Delhi. Pur confermando che la sicurezza energetica rappresenta “un pilastro forte e vitale della partnership tra India e Russia”, il primo ministro indiano ha preferito enfatizzare il valore della cooperazione tra i due paesi sul nucleare civile. Come l’impianto nucleare di Kudankulam, il più grande dell’India, che la compagnia russa Rosatom sta realizzando nel sud del paese.

 

All’indomani dell’invasione dell’Ucraina, mentre l’occidente riduceva la sua dipendenza energetica da Mosca, l’India è diventata uno dei massimi acquirenti del petrolio russo venduto a prezzo di saldo. Ad agosto, però, gli Stati Uniti hanno raddoppiato i dazi del 25 percento sulle importazioni dall’India come misura punitiva per gli acquisti di petrolio russo. Con dazi totali del 50 percento, il gigante dell’Asia che doveva diventare il perno della strategia americana nell’Indo-Pacifico si è così trasformato in uno dei paesi più colpiti dalle misure volute da Trump. Alla fine di novembre, sono state le sanzioni degli Stati Uniti contro Rosneft e Lukoil a costringere alcuni colossi energetici indiani a sospendere le importazioni dalla Russia, ma anche a spingere Delhi a cercare alternative per alimentare la corsa della quinta economia del mondo come il nucleare e le rinnovabili. “La nostra collaborazione nel settore dei minerali critici”, ha detto ieri a Putin il primo ministro indiano, “è fondamentale per garantire catene delle forniture sicure e diversificate. Questo fornirà un solido supporto alla nostra partnership nel settore dell’energia pulita, della produzione ad alta tecnologia e nelle industrie di nuova generazione”. Anche se Delhi acquista armamenti da Mosca sin dagli anni della Guerra fredda, il comunicato congiunto segnala che le Forze armate indiane sono ora sempre più interessate alla tecnologia e alle produzioni congiunte dei sistemi di Difesa. Mentre gli studi del Pew Research Center segnalano che già circa la metà degli indiani ha una visione positiva della Russia, Vladimir Putin ha anche inaugurato una sede a Delhi di Russia Today: il megafono della disinformazione del Cremlino che ha iniziato le trasmissioni nel paese che ama definirsi la più grande democrazia del mondo.

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