In emergenza

Merz arriva in Belgio per sbloccare gli asset russi, “la decisione per il futuro dell'Europa”

Paola Peduzzi

Il cancelliere tedesco spinge l’Ue a usare i fondi congelati ai russi per sostenere Kyiv, assumendo la guida europea in un momento segnato dall’inaffidabilità americana e dal crescente rischio di minacce russe

Il cancelliere tedesco, Friedrich Merz, arriva oggi in Belgio per discutere con il premier belga, Bart De Wever, e la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, di quella che considera “la decisione che cambia il futuro dell’Europa”: l’utilizzo degli asset russi congelati negli istituti europei per aiutare l’Ucraina. In un editoriale sulla Faz, due giorni fa, Merz ha scritto: “Comprendo perfettamente che il governo belga, nel cui territorio si trova gran parte dei beni congelati russi, non possa affidarsi esclusivamente a promesse politiche”. Gli asset russi sono decisivi per  l’Ucraina ma anche per mostrare l’unità e la determinazione  a sostenere la sicurezza di tutta l’Europa in modo più autonomo, visto che anche la Nato, per via dell’America inaffidabile, è in disfacimento. “Spetta a noi aprire la strada alla sovranità europea – scrive ancora Merz – Se vogliamo essere seri, non possiamo lasciare ad altri stati extraeuropei la decisione su cosa fare dei fondi di un aggressore che sono stati legalmente congelati nel nostro stato di diritto e nella nostra moneta”. Bisogna insomma correre qualche rischio, tutelandosi a vicenda, dice il cancelliere tedesco: l’alternativa è il declino europeo, accompagnato dalle minacce russe e dallo svilimento trumpiano.

Merz, che è al governo da maggio (guida una grande coalizione con la sinistra dell’Spd che è già mezza impantanata, e ha appena subìto una rivolta interna dell’ala giovanile del suo stesso partito, la Cdu, contraria alle leggi che riguardano soltanto i più anziani), ha preso la leadership europea sia nel sostegno a Kyiv sia nella gestione dell’alleato americano che è diventata complicata e dolorosa, perché Donald Trump vuole fare affari con tutti, con la Russia ma anche con la Cina, tranne che con l’Europa. Merz lo dice da un bel po’ che di questa America non ci si può fidare, ma allo stesso tempo, quando è stato necessario, ha alzato il telefono e ha parlato con Trump: lo ha fatto quando gli ha proposto di comprare armi americane da inviare all’Ucraina, mentre il Pentagono sospendeva le forniture, e lo ha fatto quando è arrivato il piano di pace (dovremmo chiamarlo: di guerra) in 28 punti costruito da americani e russi senza gli europei. Merz insomma dice di imparare a stare senza l’America, ma ci parla quando serve, nonostante molti esponenti dell’Amministrazione Trump gli siano ostili (il vicepresidente J. D. Vance, sempre lui, il più antieuropeo di tutti). Tutti i leader europei sono in allarme: secondo alcune indiscrezioni pubblicate dallo Spiegel, anche il presidente francese Emmanuel Macron, ha detto durante una conversazione con altri leader europei e con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, che l’America potrebbe “tradire” Kyiv, facendo pressioni sulle concessioni territoriali senza dare alcuna garanzia di sicurezza. A questa consapevolezza sull’inaffidabilità americana, si somma anche quella sulla minaccia russa che i servizi tedeschi considerano certa ed entro il 2029. 

Lo scongelamento degli asset russi in Europa è un grande test per tutti, urgente, poi ci sono le iniziative nazionali, altrettanto importanti: la Danimarca ha aperto una fabbrica militare ucraina sul suo territorio, è la prima in un paese della Nato. Nella città di Vojens, l’Ucraina produrrà carburante solido per razzi militari: un impianto di questo tipo nell’Ue consente a Kyiv di sviluppare la propria produzione (che è fondamentale visto che le forniture occidentali sono diminuite) in sicurezza, senza temere – si spera – gli attacchi russi. Sarà operativo già nel 2026.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi