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Altro appeasement

L'Ue impone una piccola multa a X. Ma l'America è sempre più ostile

David Carretta

La prima sanzione dell'Unione europea contro il social di Musk arriva dopo due anni d’indagine, ma l’ammenda da 120 milioni di euro rivela la prudenza della Commissione von der Leyen. Intanto cresce la tensione con l’amministrazione Trump e gli stati membri chiedono un’applicazione più decisa del Digital Services Act

Bruxelles. L’importo della multa è minimo rispetto al giro d’affari di Elon Musk e del suo conglomerato. Ci sono voluti due anni di indagine su questioni minori rispetto alla più grave sfida dell’uso di un algoritmo per promuovere la polarizzazione illiberale. Nessuno si è presentato in sala stampa per annunciare la decisione, nonostante sia una prima volta nella storia dell’Unione europea. Ma finalmente oggi la Commissione ha utilizzato i poteri del Digital Services Act per sanzionare la piattaforma X per violazione delle regole dell’Unione europea con un’ammenda di 120 milioni di euro. La tempistica, le modalità e l’ammontare della multa mostrano che Ursula von der Leyen non è ancora pronta ad abbandonare la tattica dell’arrendevolezza di fronte a Donald Trump. Come sull’accordo sui dazi, la Commissione continua a fare concessioni agli Stati Uniti per evitare potenziali conflitti con Trump, anche a costo di sacrificare gli interessi europei. La tattica non ha funzionato. La Strategia di Sicurezza Nazionale pubblicata nella notte tra giovedì e venerdì dalla Casa Bianca fa dell’ostilità attiva verso l’Ue la politica ufficiale degli Stati Uniti.

 

L’Amministrazione Trump era intervenuta alla vigilia della decisione della Commissione sulla piattaforma di Musk con un post intimidatorio su X del vicepresidente J. D. Vance: “Circolano voci che la Commissione dell’Ue multerà X per centinaia di milioni di dollari per non aver adottato la censura. L’Ue dovrebbe sostenere la libertà di parola, non attaccare le società americane con spazzatura”. “Molto apprezzato”, ha commentato Musk. La multa “è un attacco a tutte le piattaforme tech americane e al popolo americano da parte di governi stranieri. I tempi della censura online degli americani sono finiti”, ha dichiarato il segretario di stato, Marco Rubio. In realtà, la Commissione non prende di mira solo le società americane e preferisce il rispetto delle regole alle multe. Lo dimostra la sua decisione di oggi di non sanzionare TikTok, perché la piattaforma cinese ha offerto dei rimedi. Inoltre, la multa contro X è molto limitata: 120 milioni. Una frazione di quello che la Commissione avrebbe potuto imporre se si fosse spinta fino al 6 per cento del fatturato globale di tutto l’impero Musk. Era già accaduto nelle decisioni adottate contro Apple e Meta per violazione del Digital Markets Act in aprile: rispettivamente 500 e 200 milioni, ben al di sotto dei miliardi a cui la Commissione ci aveva abituati con le multe sulla concorrenza. Per X la giustificazione dell’importo minimo è la “proporzionalità” della multa alla gravità delle violazioni delle regole.

 

La Commissione ha concluso che il sistema della spunta blu inganna gli utenti, perché non c’è una verifica effettiva di chi possiede un account, ma è sufficiente pagare per ottenerla. Inoltre, X non ha un registro della pubblicità trasparente e non dà accesso ai ricercatori ai suoi dati pubblici. La spunta blu – una violazione particolarmente grave – vale 45 milioni di multa. Il registro della pubblicità e l’accesso per i ricercatori – due violazioni gravi – valgono rispettivamente 35 e 40 milioni. “Adeguarsi alle regole del Dsa costerebbe meno di 120 milioni di euro”, spiega al Foglio un funzionario della Commissione. Tuttavia, Elon Musk non ha voluto dialogare. Ora X ha appena 60 giorni per conformarsi, altrimenti rischia un’ammenda quotidiana fino al 5 per cento del giro d’affari giornaliero, anche se è improbabile che la Commissione usi la mano pesante. Sul Dma, Apple ha offerto una serie di impegni. Per contro, la scadenza fissata a Meta è passata da quasi sei mesi.

 

Le inchieste della Commissione contro la piattaforma di Musk sulle violazioni più gravi del Dsa, quelle che minano i sistemi democratici e il dibattito pubblico, sono sempre in corso e vanno a rilento: diffusione di contenuti illeciti, manipolazione delle informazioni e sistemi di raccomandazione dell’algoritmo di X. Alcuni governi dell’Ue hanno aumentato la pressione su von der Leyen. In una discussione tra i ministri delle Telecomunicazioni oggi, diversi Stati membri hanno espresso la loro irritazione per la mancanza di decisioni e i tempi troppo lunghi. “Sono felice che la Commissione stia prendendo misure serie contro le pratiche intollerabili di alcune piattaforme tech importanti”, ma “dobbiamo averne di più!”, ha detto Caroline Stage, ministro per gli Affari digitali della Danimarca, che ha la presidenza di turno dell’Ue: “Le regole hanno un valore per noi solo se sono applicate attivamente”.