le tensioni

L'azione militare in Venezuela "inizierà molto presto", dice Trump. E avverte Colombia

Maurizio Stefanini

Non solo il territorio venezuelano, ma qualsiasi paese coinvolto nel traffico illegale di droga negli Stati Uniti “è soggetto ad attacchi” di terra, ha detto il presidente americano. Le parole del Papa e le opzioni (esaurite) di Maduro per lasciare il paese

Trump ha annunciato che l'azione militare contro i cartelli della droga in territorio venezuelano non solo “inizierà molto presto”, ma anche che gli Stati Uniti potrebbero colpire allo stesso modo in altri paesi, citando la Colombia. Nel frattempo un colloquio telefonico tra lo stesso Trump e il presidente brasiliano Lula è seguito dall’annuncio di accordi tra Stati Uniti e Brasile: come a voler spiegare che non c’è un accanimento ideologico contro governi di sinistra. La menzione della Colombia, più che una ennesima minaccia contro il presidente Gustavo Petro, potrebbe essere letta come ulteriore garanzia all’elettorato Maga isolazionista che l’obiettivo non è un regime change, ma appunto e rigorosamente solo bloccare l’arrivo di droga negli Stati Uniti. Curiosamente, in favore del regime change in Venezuela si dice il Papa. Ma, appunto, per consigliare di arrivarci a colpi di pressioni economiche, evitando la guerra.

 

Parlando alla stampa dopo una riunione di gabinetto alla Casa Bianca, Trump ha comunque ribadito che, se pure anche altri paesi sono responsabili per l'invio dei “loro narcotrafficanti” negli Stati Uniti e che qualsiasi paese coinvolto nel traffico illegale di droga nel territorio statunitense “è soggetto ad attacchi”, comunque “il Venezuela è stato peggiore della maggior parte”. Ma ha aggiunto: “ho sentito dire che la Colombia, il paese della Colombia, produce cocaina. Hanno stabilimenti di produzione, ok? E poi ci vendono cocaina. Ma sì, chiunque lo faccia e la venda al nostro paese è soggetto ad attacchi, non necessariamente solo il Venezuela”. I due presidenti si sono dati rispettivamente del “capo del narcotraffico” e del “maleducato e ignorante nei confronti della Colombia”.

 

Il Pentagono ha confermato che l'operazione militare denominata “Southern Spear” ha distrutto 21 imbarcazioni sospettate di trasportare droga nei Caraibi e nel Pacifico orientale da settembre, causando la morte di 82 persone che il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha descritto come “trafficanti di droga”. “Gli Stati Uniti hanno il diritto di difendersi dall'ondata di droga che i cartelli inviano verso il nostro territorio”, ha detto. Dunque ha annunciato imminenti operazioni “di terra” contro il narcoterrorismo in Venezuela: “sappiamo dove vivono”. Il presidente degli Stati Uniti ha dichiarato che, in seguito agli attacchi nei Caraibi, l'esercito ora prevede di intervenire direttamente sulle rotte strategiche e sulle enclave del narcotraffico venezuelano. “Avviare operazioni sul terreno è molto più facile. Conosciamo le rotte che percorrono, sappiamo dove vivono e inizieremo molto presto”.

 

 

Di fronte alla possibilità di un'escalation militare che comporti nuove offensive sul territorio venezuelano e persino sulla Colombia, Papa Leone XIV ha esortato gli Stati Uniti a dare priorità al dialogo rispetto all'azione armata. Il pontefice, al termine del suo primo tour internazionale come capo della Chiesa cattolica, che lo ha portato in Turchia e Libano, ha parlato da Beirut e ha esortato i governi a “cercare vie di dialogo, forse pressioni, anche economiche, ma cercando un altro modo per portare un cambiamento, se questo è ciò che gli Stati Uniti decidono di fare”. Nei giorni scorsi, il presidente degli Stati Uniti ha avvertito piloti e compagnie aeree di considerare lo spazio aereo venezuelano “completamente chiuso”, aumentando la pressione nella regione. Alla domanda se l'avvertimento implicasse un imminente attacco all'interno del Venezuela, Trump ha risposto: “non ci si faccia illusioni”.

 

Secondo fonti citate da Reuters, Maduro starebbe esaurendo le opzioni per lasciare il paese sotto la garanzia degli Stati Uniti, dopo che Trump ha respinto la maggior parte delle sue richieste in una telefonata. La breve telefonata, avvenuta il 21 novembre, è stata il risultato di mesi di pressioni militari, sanzioni e accuse di terrorismo contro funzionari venezuelani, incluso lo stesso Maduro. Durante la telefonata, Maduro avrebbe chiesto un'amnistia totale per sé e la sua famiglia, la revoca di tutte le sanzioni e la sospensione dei procedimenti legali pendenti presso i tribunali internazionali. Avrebbe anche suggerito che la vicepresidente Delcy Rodríguez assuma un governo ad interim in vista di nuove elezioni. Secondo queste fonti, Trump ha respinto la maggior parte delle richieste, pur offrendo a Maduro e ai suoi collaboratori una finestra di una settimana per lasciare il Venezuela in sicurezza, un'opzione scaduta venerdì scorso. Allo scadere di tale termine, Trump ha decretato la chiusura completa dello spazio aereo venezuelano. Il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha rivelato anche di avere un piano di emergenza nel caso in cui Maduro dovesse fuggire dal Venezuela.

 

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