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Tutti in Israele

Da Merkel ai comandanti degli eserciti europei, a lezione da Israele

Giulio Meotti

Dalla formazione degli eserciti stranieri all’esportazione di droni, sistemi antimissile e tecnologie d’avanguardia, lo stato ebraico diventa il laboratorio militare a cui guardano Europa e alleati, mentre si moltiplicano accordi, visite ufficiali e collaborazioni strategiche

L’esercito israeliano ha ospitato cento alti rappresentanti militari provenienti da venti paesi in un programma di cinque giorni, durante il quale hanno ripercorso gli insegnamenti tratti dagli ultimi due anni di guerra a Gaza su più fronti. Hanno partecipato ufficiali e comandanti di Stati Uniti, Canada, Germania, Finlandia, Francia, India, Grecia, Cipro, Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Austria, Estonia, Giappone, Marocco, Romania, Serbia e Slovacchia. A imparare “l’uso militare dei dati e dell’intelligenza artificiale, di droni e dell’artiglieria per proteggere le truppe in avanzata”. Alcuni paesi avevano contestato le operazioni militari contro Hamas a Gaza, ma non sembrano avere remore ad andare a lezione dagli stessi israeliani che hanno condannato. Per dirlo con l’Economist di questa settimana, “Israele sarà anche poco popolare, ma le sue armi lo sono”.

 

Intanto il Ministero della Difesa della Romania ha concluso un accordo da quattrocento milioni di dollari con l’azienda israeliana Elbit per lo sviluppo di sette sistemi Watchkeeper X, utilizzati per rilevare le operazioni russe in prossimità delle zone di confine della Ue. I droni israeliani saranno consegnati tra pochi mesi, volano a un’altitudine di mille metri e rilevano qualsiasi bersaglio entro un raggio di duecento chilometri. Intanto l’israeliana Elbit stringeva un mega accordo con la Kayo, l’industria albanese controllata dallo stato, volto a promuovere lo sviluppo dell’industria militare in Albania. La Grecia sta invece per acquistare da Israele sistemi antiaerei e di artiglieria per un valore di 3,5 miliardi di euro. I due paesi sono impegnati in trattative per un sistema antiaereo e antidrone multistrato, denominato “scudo d’Achille”.

 

Per la prima volta dall’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, un alto funzionario ucraino arriva questa settimana in Israele a capo di una delegazione volta a promuovere la cooperazione militare fra i due paesi. Si tratta del vice premier Taras Kachka. E nei giorni scorsi anche l’ex cancelliera Angela Merkel era in Israele: ha ricevuto un dottorato onorario al Weizmann, dove ha elogiato il rapporto di Israele con la scienza, e ha visitato i kibbutz del pogrom di Hamas.

 

E il mese prossimo arriva a Gerusalemme il cancelliere Friedrich Merz, che ha appena tolto l’embargo militare a Israele e sta facendo incetta di tecnologia militare dello stato ebraico. Oltre all’enorme accordo per l’acquisto del sistema di difesa missilistica Arrow 3 da Israel Aerospace Industries, la Germania ha acquistato da Israele anche missili anticarro Spike. Sotto la superficie, tuttavia, è in corso un’altra lunga serie di trattative tra il governo tedesco e le aziende di difesa israeliane per l’acquisizione di sistemi aggiuntivi su larga scala. La Germania vuole avere il più grande esercito convenzionale d’Europa. La Bundeswehr conta attualmente 182 mila soldati, per arrivare a 260 mila unità nei prossimi dieci anni.

 

Leonardo e Iron Dome

L’italiana Leonardo, che lavora molto con Israele, sta per svelare il “Michelangelo Dome”. Un nuovo tipo di tecnologia di difesa aerea progettata per facilitare la creazione di scudi missilistici a cupola, mentre i paesi europei si affrettano a rafforzare la loro protezione militare contro la Russia. Un sistema basato sull’intelligenza artificiale in grado di collegare diverse apparecchiature e piattaforme per proteggere i paesi dalle minacce aeree copiato dall’Iron Dome di Israele. Questa settimana un gruppo di associazioni italiane ha fatto causa a Leonardo e allo stato italiano per i loro rapporti militari e di sicurezza con Gerusalemme. Sotto le cui mura, come sanno le persone serie che dopo la fine della guerra a Gaza accorrono nello stato ebraico, si difende l’occidente.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.