L'asse di protezione
Così la Cina protegge i traffici illegali fra Russia e Corea del nord
Pechino intensifica le manovre rischiose contro le pattuglie occidentali in Asia orientale. L'episodio con la francese Prairial
A fine ottobre la fregata della Marina francese Prairial, dopo aver attraversato le acque dello Stretto di Taiwan, è arrivata nel Mar Giallo per monitorare i traffici illegali marittimi della Corea del nord. Ad accoglierla, però, c’era una nave della Marina cinese, che l’ha seguita durante tutta l’operazione di monitoraggio. Secondo Parigi l’“interazione” si sarebbe svolta in modo “professionale e controllato”, ma serve a manifestare la propria presenza e scoraggiare ulteriori azioni. La notizia, confermata ieri a NkNews dal ministero della Difesa francese, spiega bene quanto l’Esercito popolare di liberazione cinese, con l’aiuto delle sue cosiddette milizie marittime – li chiamano gli “omini blu” di Xi, e sono imbarcazioni civili che si muovono tutte insieme, a decine, affiancate a Guardia costiera e Marina per operazioni ibride – sia interessato a fermare ogni attività di monitoraggio dell’elusione delle sanzioni contro la Corea del nord, e ogni passaggio di navi da guerra occidentali nell’area. Ed è come se Pechino, in questo modo, oltre a segnalare la propria presenza militare in acque internazionali si mettesse anche al servizio della Russia, a cui sono destinati gran parte dei movimenti illegali via mare che partono da Pyongyang.
L’immagine più evidente di questo scambio di favori reciproci fra leader autoritari era stata offerta al mondo il 3 settembre scorso, quando durante la parata per celebrare l’ottantesimo anniversario della fine della guerra mondiale, il leader cinese Xi Jinping aveva voluto vicino a lui sia il presidente della Federazione russa Vladimir Putin sia il dittatore nordcoreano Kim Jong Un. Ma all’estetica della diplomazia seguono poi azioni concrete, movimenti impercettibili che cambiano gli equilibri. A marzo del 2024, solo tre mesi prima della firma a Pyongyang del “Trattato tra Corea del nord e Russia sul partenariato strategico globale”, che aveva dato il via alla collaborazione dei due paesi anche sul campo contro l’Ucraina, Mosca aveva posto il veto al rinnovo del Panel of expert, uno strumento decisivo delle Nazioni Unite per monitorare il funzionamento delle sanzioni economiche internazionali contro il regime nordcoreano. A ottobre dello scorso anno undici paesi, tra cui Italia, Francia e Germania, e poi Regno Unito, Australia, Giappone e Stati Uniti, avevano dato il via a un gruppo di monitoraggio autonomo, sostenuto anche da un’iniziativa di coordinamento chiamata Enforcement Coordination Cell, per controllare e implementare le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu contro l’ampliamento dell’arsenale bellico e nucleare di Pyongyang.
Le operazioni di vigilanza, sia marittime sia aeree, sono quindi regolate e pubbliche, ma da qualche tempo molti paesi membri della coalizione denunciano le attività provocatorie delle Forze armate cinesi. Il 6 ottobre scorso il velivolo da pattugliamento marittimo CP-140 Aurora dell’aviazione canadese stava effettuando – in spazio aereo internazionale sopra acque internazionali del Mar cinese orientale – delle operazioni di ricognizione quando un aereo da guerra cinese non armato gli si è affiancato, seguendolo per un po’. L’azione sembrava finita, ma qualche ora dopo è arrivato un altro jet ad affiancare l’Aurora, equipaggiato di missili, e a una distanza pericolosa di circa 60 metri. Il 20 ottobre scorso un aereo militare cinese ha lanciato razzi di segnalazione molto vicino a un jet da pattugliamento australiano sopra il Mar cinese meridionale, provocando la protesta formale del governo di Canberra che aveva definito la manovra “non sicura e non professionale”. Era già successo diverse volte, la più grave a maggio, quando un caccia cinese aveva lanciato razzi di segnalazione sulla traiettoria di un elicottero della Marina militare australiana che volava sulle acque internazionali del Mar Giallo. La conseguenza più evidente di certe attività cinesi è quella di scoraggiare le Forze armate occidentali, come quella francese, di partecipare ai controlli col rischio di provocare un incidente, e così proteggere – se intenzionalmente o no fa poca differenza – i traffici illegali fra Corea del nord e Russia.