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Editoriali

Il golpe in Guinea-Bissau e il contagio

Redazione

I militari prendono il potere. Ma ad averlo davvero nel paese sono Cina e Russia

Nel primo pomeriggio Denis N’Canha, generale delle Forze armate della Guinea Bissau, seduto a un tavolo e circondato da soldati, ha annunciato che un “Alto comando per il ripristino dell’ordine” ha assunto la guida del paese “fino a nuovo ordine”. I generali hanno sospeso il processo elettorale, chiuso frontiere e spazio aereo, imposto il coprifuoco per via di un presunto piano di destabilizzazione che coinvolgerebbe narcotrafficanti locali e l’introduzione clandestina di armi per “modificare l’ordine costituzionale”. Un altro golpe in un paese africano, dopo la serie di rovesciamenti in Sahel, in un contagio che molti funzionari europei temevano e che è arrivato in Africa occidentale.

 

Domenica scorsa in Guinea-Bissau si è votato per le presidenziali e i risultati sarebbero dovuti essere comunicati oggi, ma l’altro ieri sia il presidente uscente Umaro Sissoco Embalò – che quattro mesi fa era tra i leader africani convocati alla Casa Bianca da Trump per parlare di risorse, e solo due mesi fa era a Palazzo Chigi per parlare di Piano Mattei – sia lo sfidante Fernando Dias da Costa avevano rivendicato la vittoria.

 

Dall’indipendenza dal Portogallo nel 1974, la Guinea-Bissau ha già attraversato quattro colpi di stato. A fine ottobre il governo ha arrestato diversi alti ufficiali, accusandoli di preparare un rovesciamento del potere, dopo aver espulso i giornalisti portoghesi nel tentativo di controllare il racconto del voto. Ma l’instabilità politica si intreccia con i legami geopolitici del paese. Oltre alla Russia, in Guinea-Bissau a contare è soprattutto la Cina, con investimenti, concessioni minerarie, progetti infrastrutturali. A maggio era stata arrestata anche un’italiana per le proteste contro i progetti minerari cinesi nel paese. Ora non è chiaro il reale obiettivo dei militari. Tra gli analisti circola ora l’idea che il golpe possa essere un’operazione per impedire l’annuncio dei risultati, probabilmente favorevoli all’opposizione, e magari restituire in seguito il potere allo stesso Embalò. In ogni caso, dove si allunga la mano predatoria dei paesi autoritari arriva il caos.

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