nelle filippine
Chi è Alice Guo, l'ex sindaca "filippina" condannata per traffico di esseri umani
Mentre governava la città di Bamban, a nord di Manila, le autorità hanno scoperto la sua vera identità: una cittadina cinese che collaborava con bande criminali per le truffe online, in una scam city da cui sono salvate 800 persone. Ieri è stata condannata all'ergastolo
Alice Guo era stata arrestata l'anno scorso in Indonesia dopo una fuga durata settimane: la trentacinquenne, cittadina cinese, si era finta filippina per candidarsi nel 2022 a sindaco di Bamban, una città a nord di Manila. Ma non è stata soltanto la fintà identità a fare clamore nel paese – gli investigatori hanno poi scoperto che le sue impronte digitali corrispondevano a quelle di una cittadina cinese di nome Guo Hua Ping. L'anno scorso il caso è diventato famoso nelle Filippine dopo l'udienza in cui è stata accusata di aver collaborato con bande criminali cinesi per le truffe online e traffico di esseri umani. Le autorità filippine hanno scoperto a Bamban una delle più grandi "scam cities" del paese, ovvero una città della truffa, dei centri in cui le persone vengono spesso tratte a loro volta con l'inganno e sfruttate per compiere raggiri online attraverso investimenti, criptovalute, relazioni sentimentali e altre truffe.
Queste scam cities sono spesso gestite da organizzazioni criminali cinesi, diventate famosi negli ultimi anni in Myanmar e in altre zone “senza legge” del Sud-est asiatico, tra cui Cambogia, Laos e Filippine, spesso collegate al riciclaggio di denaro proveniente da traffico di droga e altre attività criminali nella regione. Nel marzo 2024 un lavoratore vietnamita è riuscito a fuggire dalla scam city di Bamban e a denunciare, così ha fatto irruzione la polizia: sono state salvate circa 800 persone (tra cui filippini, cinesi, vietnamiti, malesi, taiwanesi, indonesiani e ruandesi) che hanno dichiarato di essere state costrette a mettere in atto truffe come quella del "pig butchering", un tipo di truffa che prevede la costruzione di una relazione intima con la vittima per portarla a fidarsi, e infine truffarla completamente. Nei documenti ritrovati, Guo era descritta come la presidente della società di gioco d'azzardo: ieri, insieme ad altre sette persone, è stata condannata all'ergastolo per aver supervisionato il casinò e per traffico di esseri umani.
Il casinò di Bamban era destinato a un pubblico cinese, ed è anche per questo che Alice Guo è stata accusata anche di spionaggio per conto del Partito comunista cinese: la legislazione cinese vieta ai propri cittadini di gestire casinò online all’estero o promuovere casinò online in Cina – anche nel caso in cui tali casinò siano legalmente registrati e autorizzati al di fuori del paese. Motivo per cui molti imprenditori cinesi per aggirare la legge hanno la cittadinanza in altri paesi, ma le loro attività incentrate sul gioco d’azzardo sono chiaramente rivolte a un pubblico cinese e fruttano a Pechino un mercato da 24 miliardi di dollari all’anno: uno dei più grandi al mondo. L'anno scorso She Zhijiang, un altro criminale cinese arrestato in Thailandia per aver gestito scam cities in Myanmar e Cambogia, ha confermato che Guo fosse una spia cinese.
Negli ultimi anni le scam cities sono diventate un problema per l'opinione pubblica e molti paesi nella regione hanno iniziato a smantellarle: in Myanmar, negli scorsi giorni sono stati pubblicati alcuni video in cui intere città della truffa venivano fatte saltare in aria. Il governo thailandese ha aumentato le pressioni nei confronti della Cina e del Myanmar ed è riuscito a estradare in Cina She Zhijiang e anche le Filippine, dopo il caso Guo hanno annunciato il divieto di attività di gioco d'azzardo offshore, ordinando ai cittadini stranieri che lavoravano nei centri di lasciare il paese. Eppure nonostante gli sforzi per contenere l’industria globale delle truffe online, secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (Unodc) sarebbe ancora il Sud-est asiatico il fulcro delle operazioni dei gruppi criminali organizzati transnazionali. La pressione sta però spingendo alcuni centri a migrare in alcune zone dell’Africa, dell’Asia meridionale, del Golfo e del Pacifico.