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minaccia jihadista
Strage del Bataclan, dieci anni dopo "il dolore rimane, la Francia ricorda", dice Macron
La città commemora il più grave attentato terroristico di matrice islamista che la Francia abbia mai vissuto, 130 morti e oltre 400 feriti. La minaccia jihadista, rispetto al 2015, è diminuita, ma non è scomparsa. La capitale fedele al suo motto, “fluctuat nec mergitur”, fluttua ma non affonda
Sui tavolini della Bonne Bière, a pochi passi da place de la République, c’è una distesa di rose bianche. Le sedie sono rimaste vuote per commemorare gli habitué che non ci sono più, come Lucie Dietrich, che dieci anni fa aveva appena ottenuto un lavoro come grafica nella rivista L’Étudiant, creava gioielli per passione e come spesso accadeva alla fine della giornata si fermava per un “demi”, una mezza pinta, nella terrasse della Bonne bière. “Ti dirò una cosa sorprendente, Lucie: tu non sei morta. Perché sei ancora qui. Ovunque, ad ogni angolo di strada, nei bicchieri di birra con cui brindiamo, tu sei lì. Nello spazio tra le persone, nell’aria, nelle loro parole, nelle loro sigarette, tu sei lì”, ha scritto uno dei suoi amici in una lettera su Elle.
La vita di Lucie fu travolta il 13 novembre 2015 dalla spirale di violenza del commando di Salah Abdeslam, il più grave attentato terroristico di matrice islamista che la Francia abbia mai conosciuto, 130 morti e oltre 400 feriti. Furono colpiti bar e ristoranti, il Carillon, il Petit Cambodge, la Bonne Bière, il Comptoir Voltaire, la Belle Équipe, uno stadio, lo Stade de France, e una sala concerti, il Bataclan, i luoghi della joie de vivre e di quella festa mobile che è Parigi, la città delle luci e dove tutto è possibile, perché “se hai avuto la fortuna di vivere a Parigi da giovane, ovunque tu possa poi andare per il resto della tua vita, Parigi te la porterai sempre con te”, come scriveva Hemingway.
Da giorni, la capitale francese è tappezzata da poster con la scritta “13 novembre 2015 – 13 novembre 2025. Paris se souvient”, Parigi si ricorda, non dimentica. Le commemorazioni per le vittime degli attentati, tra cui la ricercatrice veneziana Valeria Solesin, uccisa al Bataclan, sono iniziate oggi alle 11.30, con un omaggio a Manuel Dias, prima vittima dei jihadisti nell’attacco allo Stade de France, (Saint-Denis), lì dove si stava giocando l’amichevole Francia-Germania e dove l’allora presidente della Repubblica François Hollande, seduto in tribuna d’onore, venne raggiunto dalle notizie nefaste.
Seguiranno momenti di raccoglimento in ogni luogo dell’attacco e le varie tappe saranno trasmesse in diretta su un megaschermo allestito a place de la République, dove la sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, ha invitato cittadini “a compiere un gesto commemorativo depositando una candela, un fiore, o un biglietto” sotto la statua della Marianne repubblicana, e dove è in corso una mostra gratuita con immagini che rappresentano “gli slanci di fratellanza e solidarietà” nella capitale dopo i tragici eventi del 2015. Macron si recherà in ognuno dei luoghi funestati dagli attentati per un momento di raccoglimento al fianco delle famiglie e delle associazioni delle vittime, mentre la Tour Eiffel resterà illuminata tutto il giorno di bianco rosso e blu, i colori del tricolore transalpino.
“Dieci anni. Il dolore rimane. In solidarietà, per le vite spezzate, i feriti, le famiglie e i cari. La Francia si ricorda”, è il messaggio che il presidente francese ha pubblicato su X pochi minuti prima di raccogliersi davanti al Bataclan, dove il commando di Abdeslam assassinò 90 persone che assistevano al concerto degli Eagles of Death Metal. Per molti è impossibile sentire il nome della sala concerti senza pensare ai volti, alle sirene, alle immagini di quella notte tragica. Eppure, al 50 di boulevard Voltaire, la musica non si è mai fermata. Dopo gli attentati, il Bataclan ha gradualmente ripreso fiato e continua ad accogliere, stagione dopo stagione, artisti provenienti da diversi orizzonti che contribuiscono alla rinascita della sala. Sting è stato il primo a tornare sul palco del Bataclan, in occasione della riapertura della sala, il 12 novembre 2016, dopo i lavori di ristrutturazione e il rafforzamento delle misure di sicurezza. Un momento “molto emozionante” ma “difficile”, ha ricordato l’artista britannico su BfmTv. “Avevo due missioni: rendere omaggio alle persone scomparse e celebrare la riapertura di questa sala storica dove avevo già suonato. Dovevo quindi trovare un equilibrio tra queste due cose. Sono felice di averlo fatto, sono onorato che me lo abbiano chiesto, ma non è stato facile”, ha dichiarato il cantante. Nel 2021, il Bataclan, che apparteneva a Lagardère, è stato acquistato dal Comune di Parigi e dal tour operator Aeg con l’obiettivo di rilanciare la sala rock ampliando la sua programmazione al K-pop, al rap, ma anche a spettacoli comici e conferenze, al fine di attirare un pubblico più giovane. Una formula efficace, poiché, a dieci anni dagli attentati, il Bataclan ha ormai ritrovato il suo posto tra i grandi palcoscenici parigini, con quasi un centinaio di concerti a stagione, spesso sold out.
A fine giornata, in presenza di Macron, Hidalgo e delle associazioni 13onze15 e Life for Paris verrà inaugurato a place Saint-Gervais il giardino memoriale “Jardin du 13 novembre 2015” vicino all’Hotel de Ville, sede del Comune.
Già aperto al pubblico, il giardino ospita delle stele di granito che evocano i sei luoghi degli attentati, sui quali sono incisi i nomi delle 132 vittime. Davanti a ogni stele è stata posta una panchina per permettere ai visitatori di ritagliarsi un momento di raccoglimento. “Le associazioni volevano un luogo della memoria, ma anche un luogo vivo. Da qui la scelta di un giardino che permettesse anche ai bambini di passeggiare tra le piante e i blocchi di granito”, ha spiegato al Figaro Mathieu Gontier, l’architetto paesaggista all’origine del progetto per Wagon Landscaping. “La vita si manifesta anche attraverso la natura”, ha aggiunto, riferendosi ai due alberi che incorniciano il giardino: l’olmo della giustizia situato sul lato est, di fronte all’ingresso della chiesa di Saint-Gervais, che ha 100 anni, e l’ulivo della pace piantato in un blocco di granito, che era stato donato dalla città di Parigi alle associazioni delle vittime, cinque anni dopo gli attentati. La scelta della pietra utilizzata per i vialetti del giardino commemorativo e le stele non è stata casuale. “La sera del 13 novembre è stato attaccato anche il suolo di Parigi. Quindi, insieme alle associazioni delle vittime, abbiamo deciso di abbandonare il selciato parigino (utilizzato in molte strade della capitale) e abbiamo scelto un granito della Bretagna”, ha raccontato Mathieu Gontier. In omaggio alle vittime, in serata, suoneranno le campane di Notre-Dame de Paris e di tutte le chiese della capitale francese. “Dieci anni fa, la nostra città è stata brutalmente colpita dalla morte di 130 innocenti. Per molti di noi, il ricordo del 13 novembre 2015 è, ancora oggi, quello di una lunga notte di angoscia e del nostro sgomento di fronte all’intensità del male”, ha detto l’arcivescovo di Parigi, Laurent Ulrich, in un messaggio ai parigini.
“Ricordiamo ognuna di quelle vite stroncate quella notte. Famiglie le cui storie sono state brutalmente interrotte. Futuri infranti per tanti giovani che si stavano semplicemente godendo un momento con gli amici. Siamo al fianco della Francia, del suo popolo e di tutti coloro che ancora vivono questo dolore e questa perdita inimmaginabili”, ha dichiarato la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ricordando nell’emiciclo di Bruxelles il decennale degli attentati. “In questo triste anniversario, ricordiamo anche che, di fronte al terrore, la solidarietà ha prevalso sulla divisione (...). Questo significa essere europei, e niente potrà mai toglierci questa umanità, nemmeno la paura” ha aggiunto Metsola, prima di recarsi a Parigi per partecipare alle commemorazioni.
La minaccia jihadista, rispetto a dieci anni fa, è diminuita, ma non è scomparsa, ha cambiato forma, è più “autoctona” e meno teleguidata, come ha detto all’Afp il procuratore nazionale antiterrorismo Oliver Christen, “con individui che si trovano sul territorio francese, non se ne sono mai andati e non hanno necessariamente legami diretti con le organizzazioni terroristiche, si nutrono di propaganda in generale e, a partire da lì, prendono in considerazione un coinvolgimento jihadista. “I terroristi hanno voluto attaccare la cultura di Parigi, fatta di gioia, di festa, di condivisione hanno voluto farci perdere tutto questo, noi l’abbiamo ricostruito”, ha detto la sindaca Hidalgo su Rtl. In un’intervista rilasciata al Monde questa mattina, l’ex presidente Hollande ha dichiarato che “la Francia, per la sua storia, la sua cultura, i suoi valori, rimane un bersaglio, perché ciò che rappresentiamo è antagonista al fanatismo”. Ma Parigi, fedele al suo motto, fluctuat nec mergitur, fluttua ma non affonda.