Utopia nel deserto

Cosa c'è di vero dietro il sogno saudita di 'The Line'?

Redazione

L’idea nacque nel 2020 quando Mohammed bin Salman chiese agli architetti di “raddrizzare la città” e farne una parete. Cinque anni dopo l’annuncio, il progetto è fermo: solo due chilometri di fondamenta, un cantiere sospeso e migliaia di operai rimandati a casa. L'inchiesta del Financial Times

Doveva essere la città che sfidava la gravità, il deserto e la ragione. The Line, il cuore del megaprogetto saudita Neom, era pensata come una lama di vetro lunga 170 km e alta 500 metri: una città-muro per nove milioni di persone, senza auto, senza strade, alimentata da energia rinnovabile e orgoglio nazionale. Al centro, un simbolo: il “porto turistico nascosto”, dove le navi da crociera sarebbero entrate sotto un arco alto quanto lo Shard di Londra, sormontato da un edificio capovolto di 30 piani sospeso come un lampadario, disegnato da un direttore artistico di Hollywood. Ma quando qualcuno fece notare che la Terra ruota e gli edifici oscillano, la risposta fu “Avremo navette che raccolgono le acque reflue su ponti retrattili”. Era lo spirito di Neom: se la fisica non collabora, si riscrive la fisica. Un'inchiesta del Financial Times, "The end of The Line", racconta come la città utopica di Mohammed bin Salman sia stata "distrutta dalle leggi della fisica e della finanza". 

L’idea nacque nel 2020, quando Mohammed bin Salman chiese agli architetti di “raddrizzare la città” e farne una parete. Il risultato: due torri specchianti affiancate per 170 km, spesse 200 metri, con 500 metri di altezza. Ogni segmento  sarebbe costato circa 48 miliardi di dollari. Per realizzarli serviva il 60 per centi della produzione mondiale di acciaio verde e quantità di cemento superiori a quelle prodotte in un anno da un intero paese europeo. Cinque anni dopo l’annuncio, il progetto però è fermo: solo due chilometri di fondamenta, un cantiere sospeso e migliaia di operai rimandati a casa.  Gli ingegneri avevano sollevato dubbi sulla stabilità e sul microclima interno di una struttura così grande. Gli esperti di ventilazione segnalavano che metà della città non avrebbe mai ricevuto luce solare diretta. Ma il progetto andava avanti. I rendering sostituivano i calcoli, e le riunioni tecniche si trasformavano in presentazioni estetiche. Il Financial Times racconta un clima aziendale dominato dalla paura di contraddire il principe: le decisioni tecniche venivano prese per compiacere la visione politica, non per risolvere problemi concreti.

Dopo 50 miliardi di dollari spesi, solo scavi e palificazioni restano visibili dallo spazio. Dei 20 moduli previsti, ne sopravvivono tre — troppo pochi per attirare investitori o giustificare le infrastrutture. Gli ingegneri parlano ormai di “sviluppo multigenerazionale”, che significa: non succederà presto.  Molti altri aspetti di The Line hanno dovuto essere ripensati da zero. Acqua e fognature, consegna della posta, sistemi assicurativi e smaltimento dei rifiuti sono diventati sfide uniche in una città verticale. Anche la sicurezza antincendio ha richiesto un ripensamento completo: anziché scendere e scendere, i residenti si sarebbero spostati lateralmente, verso gli edifici a sinistra o a destra, in caso di emergenza.

James Middling dello studio di ingegneria Mott MacDonald, ingegnere delle infrastrutture cittadine responsabile del progetto, ha paragonato al Financial Times il lavoro su The Line allo sviluppo della lampadina, che ha rivoluzionato il modo di vivere delle persone. "Queste opportunità si presentano quotidianamente su The Line", ha dichiarato all'evento Cityscape Global di Riyadh nel 2024. "E a volte significa avere quella stessa ambizione e quel coraggio". Anche il trasporto verso l'aeroporto è stato ripensato. Un architetto senior, con una significativa esperienza in progetti di trasporto, ha notato qualcosa di insolito nel progetto della stazione ferroviaria ad alta velocità: i binari e gli ascensori erano notevolmente più piccoli del solito. I treni erano inoltre privi di portabagagli. Dopo aver chiesto informazioni, è stato detto loro che la stazione non era stata "dimensionata per i passeggeri che trasportavano bagagli" dall'aeroporto. Il piano prevedeva invece di farli arrivare tramite un sistema separato, con ritiro davanti a casa. "Allora, quando bisogna lasciare la valigia vicino alla porta?" chiese l'architetto. La risposta: "Otto ore prima del volo".

Con l'obiettivo attuale di costruire solo tre dei 20 moduli originariamente previsti, "l'ambizione per la prima fase di The Line è solo una vaga eco di ciò che era un tempo", scrive Alison Killing sul Ft. Una persona a conoscenza del progetto ha affermato che i lavori si sono di fatto interrotti, con gli sforzi ora concentrati sul completamento di alcuni piccoli edifici intorno al porto turistico. Parte dei precedenti lavori di palificazione è stata coperta di sabbia. "Penso che come esperimento mentale sia fantastico", ha detto un esperto di pianificazione urbana che lavora in Arabia Saudita. "Ma non costruite esperimenti mentali".

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