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Quanto vale la minaccia dei test nucleari
L’America ha smesso nel 1996. Se ricominciasse, oggi se ne gioverebbe soprattutto la Cina
Trump cercava un espediente per attirare l’attenzione su di sé prima dell’incontro con Xi Jinping. Per mostrarsi minaccioso e pronto a vincere il braccio di ferro. Ecco perché poco prima del meeting ha annunciato sui social che gli Stati Uniti sono pronti a riprendere “immediatamente” i test sulle armi nucleari, allo stesso livello di Cina e Russia. Un comunicato ambiguo e scarno di dettagli, ma su cui i media si sono interrogati per ore vista la delicatezza dell’argomento e la provenienza dell’annuncio.
Partiamo dai fatti: gli Stati Uniti non effettuano un test nucleare esplosivo dal 1992, e la necessità di un ritorno alle sperimentazioni non sembrava certo all’ordine del giorno fino al post di Trump. Il direttore della National Nuclear Security Administration, l’agenzia americana che verifica la sicurezza e l’efficacia dell’arsenale atomico, ad aprile aveva escluso la necessità di tornare a far detonare ordigni nucleari sul suolo americano. E parliamo di Brandon Williams, un ex deputato repubblicano del Texas e trumpiano di ferro. In effetti secondo gli analisti oggi gli Stati Uniti non hanno alcun bisogno di riaprire il sito di test in Nevada, a circa 100 chilometri da Las Vegas. Oggi le verifiche sugli ordigni vengono portate a termine con laser ad alta intensità e supercalcolatori. Riammodernare i vecchi impianti richiederebbe invece decine di milioni di dollari e “diversi anni”, secondo gli esperti ascoltati dal Washington Post. A meno che Trump non voglia detonare una testata nucleare in superficie (e non sottoterra), una pratica vietata dal diritto internazionale dal 1963. Per quanto il presidente subisca il fascino delle esplosioni – la Casa Bianca ha chiesto alla Marina di far esplodere vere bombe da duemila libbre invece che vettori senza esplosivo durante le celebrazioni per i 250 anni, cui Trump ha assistito – di certo i repubblicani perderebbero così i sei grandi elettori del Nevada, che è già sul piede di guerra di fronte alla prospettiva di un ritorno al passato.
Trump nel suo post ha alluso a sperimentazioni che Cina e Russia starebbero conducendo, e ha ordinato al Pentagono di fare lo stesso. In realtà anche le due superpotenze nucleari non eseguono detonazioni nucleari dal secolo scorso (unico paese ad aver fatto il contrario è la Corea del Nord). L’ultima volta che i russi effettuarono un’esplosione c’era ancora l’Unione Sovietica – era il 1990 – mentre la Cina si fermò nel 1996. Ed è qui che sta l’ambiguità dell’annuncio del presidente: cosa si intende per test? Il Dipartimento di Stato nel 2020 e nel 2022 accusò russi e cinesi di effettuare sperimentazioni “supercritiche” – cioè non fermando la reazione a catena e dunque provocando una vera e propria esplosione, seppur a bassa intensità. Una pratica che il trattato internazionale del 1996 per la messa al bando dei test sulle armi nucleari avrebbe dovuto vietare, se fosse mai entrato in vigore. L’accordo fu firmato da Stati Uniti, Cina e Russia, ma Washington e Pechino non lo ratificarono mai, mentre Mosca revocò la propria partecipazione nel 2023.
Se tuttavia gli Usa rilanciassero la corsa ai test esplosivi ad alta intensità, secondo il Center for Strategic and International Studies a trarne più vantaggi sarebbe con ogni probabilità la Cina di Xi Jinping. La Repubblica Popolare infatti tra le superpotenze è quella che ha svolto meno sperimentazioni nel corso della storia: solo 47, rispetto ai 210 test francesi, ai 715 russi e agli oltre mille americani. Sarebbe dunque Pechino a poter ottenere più dati inediti da una ripresa delle detonazioni sotterranee.
Un’altra possibilità è che Trump si riferisca ai test di armi che possono portare testate, e non alle armi nucleari in sé. Si tratta di vettori come il siluro russo Poseidon o il missile Burevestnik, i cui lanci di prova sarebbero stati un successo secondo quanto annunciato da Vladimir Putin. Si tratta di armi che gli Stati Uniti possiedono e continuano a testare, benché con meno risonanza rispetto ai russi. Semplicemente non ne hanno bisogno: tutto il mondo conosce e teme la capacità tecnologica delle forze armate americane. Con Trump, però, non c’è mai da stupirsi.