(foto EPA)
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Dall'Ucraina alla Ue, è corsa ad avere le armi di Israele. “Abbiamo nemici in comune”
Dalla consegna dei sistemi Patriot all’accordo per i caccia Gripen, Israele rafforza la difesa di Kyiv. Mentre l’Europa rivaluta la collaborazione militare in un contesto di crescenti minacce alla sua sicurezza
Alla fine di settembre il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, aveva annunciato di aver ricevuto il sistema di difesa aerea Patriot da Israele e che era già operativo per difendersi dagli attacchi russi. “Il sistema israeliano è operativo in Ucraina da un mese”, disse Zelensky. “Riceveremo altri due sistemi Patriot in autunno, questo è tutto ciò che dirò”. Una svolta, se si considera che per tre anni di conflitto Israele aveva resistito all’invio di armi letali a Kyiv per non incrinare il delicato rapporto con la Russia di Putin. Ora Zelensky e il premier svedese Ulf Kristersson hanno firmato una lettera di intenti per la consegna di caccia Gripen (grifone), prodotti dal colosso Saab, all’aeronautica ucraina. L’accordo ha richiesto l’approvazione del ministero della Difesa israeliano, poiché i velivoli Gripen sono dotati dei sistemi di riconoscimento delle minacce realizzati dall’azienda israeliana Elbit Systems, nonché di pod di puntamento e guida esterni sviluppati dalla Rafael israeliana.
Da mesi si parla anche del trasferimento all’Ucraina delle armi che Israele ha catturato alla milizia di Hezbollah sostenuta dall’Iran in Libano. Nella guerra contro Hezbollah nel Libano meridionale, conclusasi con un cessate il fuoco un anno fa, l’esercito israeliano ha trovato sorprendenti quantità di armi fornite dalla Russia, che Mosca aveva trasferito tramite l’ex esercito siriano. Il Wall Street Journal ha citato un alto ufficiale israeliano che ha stimato che fino al settanta per cento delle armi di Hezbollah catturate da Israele in guerra fossero russe. La Germania nei giorni scorsi ha acquistato i missili anticarro Spike della israeliana Rafael in un accordo del valore di due miliardi di euro, il più grande per la Nato finora. Secondo i dati dello Stockholm International Peace Research Institute, Israele è al quinto posto tra i maggiori fornitori di armi in Europa dal 2020 al 2024, l’unico paese non membro della Nato tra i primi cinque, a parte la Corea del sud.
“Sfortunatamente siamo di nuovo nell’èra della guerra, il tempo degli anni Novanta e dei primi Duemila è finito, noi israeliani affrontiamo nemici che vogliono cancellarci dalla faccia della terra, non è sul 1967, ma sul diritto di Israele a esistere” dice al Foglio Pnina Sharvit Baruch, analista dell’Institute for National Security Studies all’Università di Tel Aviv. “In Europa c’era questa sensazione che la guerra fosse una cosa del passato, che non fosse necessario investire nella difesa ma soltanto nell’educazione e nella pace. La guerra scatenata dalla Russia ha dimostrato all’Europa che era un’illusione. E non c’è soltanto la Russia a minacciare l’Europa, ci sono anche le minacce all’interno e che provengono dal terrorismo. Quindi l’Europa deve investire nella sicurezza e se vuole farlo deve essere aiutata da chi ha esperienza e Israele ne ha molta. C’è l’intelligence, ci sono le armi offensive e c’è la tecnologia di difesa”. Per mesi è sembrato che l’Europa volesse rompere militarmente con Gerusalemme.
“Penso che gran parte dei paesi in Europa che ci hanno attaccato durante la guerra a Gaza abbiano subìto la pressione di propaganda interna, una combinazione di elementi islamici pro Hamas e della sinistra che ha adottato la retorica dell’illegittimità di Israele. C’è stata una pressione enorme sui governi perché si facessero del male da soli. L’odio per Israele non se ne andrà, ma spero che al livello dei governi tornino a ragionare secondo i propri interessi”. I contratti firmati nelle ultime settimane indicano questa direzione. “Ora è interesse dell’Europa avere dalla sua l’esperienza israeliana. Hamas, Hezbollah, houthi, Iran sono parte di una sola ideologia radicale islamica che vuole la distruzione dei valori occidentali, non riguarda Israele ma è tutto l’occidente a essere in pericolo e minacciato”.
Quando la Francia questa estate ha bloccato l’accesso agli stand dei produttori di armi israeliani al Salone dell’aeronautica di Parigi, qualcuno ha scritto sui teloni: “Dietro questi muri si celano i migliori sistemi di difesa utilizzati da molti paesi”.
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